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Perché Miami Funer (Parte 1 di 2)

Dal lancio di Miami Funer, in occasione di Tanexpo 2016 (dopo un “ballon d’essai” a Funexpo di Parigi a fine 2015), tutti ormai nella professione si chiedono e ci chiedono il perché ed il percome di tale iniziativa. Premettiamo che Tanexpo appartiene, come molte altri marchi relativi a fiere, manifestazioni ed eventi, a Conference Service, società la cui vocazione principale è quella di intervenire su questo livello fondamentale della filiera di comunicazione, quello di favorire il contatto personale per offrire un contesto di completezza e di vasta scelta, assolutamente imprescindibile tra gli attori essenziali dell’atto commerciale: colui  che offre e colui che acquista. Ricorderemo, per inciso, che diversi progetti, molti dei quali di grande successo, sono stati intrapresi in passato da Conference Service in settori estremamente diversi: i componenti microelettronici, l’arte religiosa, la pubblica amministrazione, il cinema, le opere pubbliche etc. Molti tra questi eventi continuano con crescente successo ed altri vedranno la luce in tempi relativamente brevi.
Tanexpo è realmente, tutti lo riconoscono, l’evento più importante al mondo da questo punto di vista e non solo. Lo attestano i dati sull’ultima edizione di qualche mese orsono che ha visto la presenza di espositori provenienti da più di 30 Paesi che tra i 18.000 visitatori hanno così potuto incontrare, in molti casi con successo, clienti giunti da 55 stati dei cinque continenti. Tale affermazione si deve alle intuizioni di Nino Leanza ed alla sua decisione, una decina di anni fa, di investire in risorse umane e finanziarie considerevoli per garantire la continuità dell’evento e quella delle aziende che vi partecipano. È  infatti evidente che, con la globalizzazione imperante, i mercati domestici non sono  più sufficienti ad assicurare la crescita dei vari produttori di fronte ad una concorrenza sempre più agguerrita e diversificata e, nelle zone di libero scambio come l’Europa, affrancata dalle barriere doganali. Il settore funerario non sfugge a tale realtà anche se in vari Paesi europei le statistiche demografiche prevedono degli aumenti piuttosto importanti dell’attività negli anni a venire. Da ciò la necessità imperativa per le imprese di organizzarsi e di strutturarsi con accuratezza per sviluppare l’export.
Ben consapevole di tale stato di cose, Tanexpo già da qualche anno ha deciso di facilitare ai suoi clienti l’accesso ad importanti mercati esteri. Tanexpo World è stata creata proprio in tale ottica e tanto Tanexpo World Brasile che Tanexpo Word Russia, che giungerà quest’anno alla sua terza edizione, vi si inseriscono perfettamente creando sinergie tra il know-how di Tanexpo e le realtà territoriali dei partner nei due paesi considerati. L’esperienza maturata nel corso di questi anni ha tuttavia condotto Tanexpo ad un approccio ancor più innovativo.

Gli scenari internazionali

Asia

Se consideriamo i continenti extraeuropei quello che presenta maggiori opportunità per i produttori italiani, e più in generale europei, sembra essere quello delle Americhe. L’Asia, infatti, per storia e cultura – ad eccezione delle Filippine  –  presenta tradizioni funerarie piuttosto diverse dalle nostre pur essendoci buone opportunità per i fabbricanti di urne. La cremazione è diffusissima. Il Giappone è al 99.9% e tutte le urne sono di ceramica (famose quelle del Kansai, quelle di Kyushu) Talvolta poi, ed è il caso della Cina, la cremazione è obbligatoria per legge con l’eccezione della “sepoltura celeste” riammessa da una trentina d’anni dopo essere stata vietata. Si tratta, se vogliamo semplificare trascurando tutte le interessantissime connotazioni simboliche, di un procedimento mutuato dal Tibet, in cui il corpo viene scuoiato ed esposto agli avvoltoi. Tale pratica è ugualmente diffusa presso la comunità Parsi (o “zoroastriana”, da Zoroastro, Zarathustra) particolarmente in India dove la torre funeraria dei Parsi di Bombay rappresenta l’esempio più impressionante e spettacolare di tale tradizione. Anche gli autotrasformatori possono trovare sbocchi interessanti per le realizzazioni di altissimo livello estetico che, soprattutto in Italia, caratterizzano tale categoria merceologica.

Oceania

L’Oceania, con i suoi 25 milioni di australiani, può rappresentare un mercato interessante sia per la cultura, maggioritariamente cristiana, che per il potere d’acquisto elevato.
L’Africa, il continente più ricco di risorse al mondo che molti, a cominciare dall’ex Presidente americano Clinton, hanno definito il continente del XXI secolo, tarda ancora ad esplodere a causa della corruzione dilagante delle sue classi dirigenti la cui unica preoccupazione è quella di alimentare i già pingui conti che tali banditi possiedono nei paradisi fiscali di mezzo mondo. Ciò detto esistono già varie realtà di sicuro interesse in Kenia, Tanzania, Zimbabwe, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Senegal etc. a cui va aggiunto, evidentemente, il Sud Africa. Per personale esperienza possiamo assicurare che nell’azienda in cui abbiamo operato per un certo periodo, la zona Africa aveva dato, con un lavoro costante e ben organizzato, dei risultati eccellenti. Non è del resto affatto escluso che nel medio-lungo termine Tanexpo porti la sua attenzione su quei territori da cui già arrivano a Bologna numerosi visitatori.

Nord America

Gli stati dell’America del Nord (USA, Canada e Messico, quest’ultimo contrariamente a quanti pensano fa parte del Nord America!) legati tra loro dal NAFTA - North America Free Trade Agreement (Trattato di Libero Scambio del Nord America) - rappresentano un mercato appetibile anche perché il prezzo medio di un servizio si aggira sugli 8.000 euro (ben lontani dai 20.000 del Giappone ma anche dai 2.500/3.500 italiani).
Dobbiamo qui aprire una parentesi per osservare come quei Paesi, molto liberali sulla carta, lo siano molto di meno nei fatti; il loro liberalismo è, in effetti, unidirezionale: da Ovest verso Est. Nel senso contrario spesso si ergono, guarda caso, barriere protettive di natura non tariffaria talvolta anche subdole. L’Europa farebbe bene a prestare estrema attenzione onde evitare di farsi abbindolare nella definizione del trattato sul quale sono in corso da anni negoziati con gli USA. Dalle ultime informazioni sembra che ci si trovi in una situazione di stallo e che gli USA stiano ripensando la loro strategia rivolgendo le loro attenzioni verso l’Asia. Ci riferiamo all’ex-TAFTA (Trans Atlantic Free Trade Area - Zona Trans Atlantica di Libero Scambio) diventato oggi il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership - Partenariato Transatlantico di Commercio ed Investimenti). È  ben evidente che se questo progetto andasse in porto creerebbe la più grande area di libero scambio esistente al mondo, visto che UE ed USA rappresentano circa la metà del PIL mondiale, con la possibilità che l’accordo venga esteso alla NAFTA nonché all’EFTA (la European Free Trade Association - Associazione Europea di Libero Scambio che raggruppa Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Svizzera).

America Latina

Parliamo ora dell’America Latina con i suoi 650 milioni circa di abitanti e con un numero di decessi di 3,5 milioni annui. Il numero, percentualmente basso, dipende da un tasso di mortalità spesso inferiore al 5 per mille che si spiega con l’alto tasso di natalità e quindi con una bassa età media. È peraltro evidente che nel giro di 20/30 anni le percentuali aumenteranno in modo significativo  e che la spesa media per funerale, elemento non trascurabile, aumenterà di pari passo con l’aumento del livello di vita come si può dedurre dall’indice di sviluppo umano, un indicatore molto più attendibile, per valutare il benessere, che il PIL “pro capite” che fotografa la salute economica e generale. Un mercato, quindi, non solo d’avvenire ma già estremamente stimolante, seppure in un’ottica di nicchia, in questo momento. Si tratta infatti di una zona dove la cultura funeraria si apparenta a quella dei paesi europei (soprattutto di quelli del Sud Europa ed in particolare Italia, Spagna, Portogallo) e che hanno avuto in dono dal colonizzatore depredatore almeno il patrimonio comune omogeneizzante ed unificante della lingua spagnola (oltre al portoghese del Brasile), oggi la terza (forse anche la seconda visto il numero sempre crescente di statunitensi ispanofoni) lingua praticata al mondo (parliamo di “lingua madre”, attenzione!). Con 410 milioni di locutori essa (ci riferiamo a stime precedenti al 2010) era vicinissima ai 414 milioni dell’inglese, entrambe evidentemente ben lontane dai più di 900 milioni del mandarino, la lingua ufficiale in Cina.
Dal punto di vista economico la situazione non è ancora stabile pur se tutto lascia pensare che non potrà che migliorare in tempi brevi. Ne abbiamo la prova con l’Argentina (42 milioni di abitanti) che dopo la lunga parentesi dinastica “kirchneriana” (presieduta Nestor Kirchner dal 2003 al 2007, data del decesso e successivamente, dal 2007 al 2015, dalla vedova Cristina) che ha pregiudicato l’economia di quel ricco Paese è guidata oggi (dal 9 Dicembre scorso) da Mauricio Macrì un imprenditore cinquantasettenne di chiara origine calabrese che già in pochi mesi è riuscito a raddrizzare la rotta del Paese che sta ritrovando, a quanto ci viene riferito direttamente dagli amici che colà contiamo, fiducia, ottimismo ed entusiasmo.
Lo stesso fenomeno si produrrà verosimilmente in Brasile dove il fanatismo populista di Dilma Rousseff, nella scia del suo mentore Luis Inacio Lula da Silva (tristemente noto in Italia per la spudoratezza con cui ha concesso l’asilo al condannato all’ergastolo Cesare Battisti) dovrebbe, se la decadenza sarà confermata tra sei mesi, cedere il passo ad una gestione più seria, moderna e coerente in grado di consentire al gigante sudamericano di ritrovare quel ruolo predominante che aveva avuto fino a qualche anno fa. È possibile, e lo auspichiamo, che tale fenomeno si estenda anche agli altri Paesi dove personaggi improbabili che ormai hanno fatto il loro tempo continuano a perseguire, pur se con qualche successo dal punto di vista sociale (pensiamo alle qualità del sistema sanitario di Cuba, dove peraltro lo stipendio medio mensile si aggira sui 12 Euro!), politiche utopistiche come Nicolas Maduro, l’erede di Chavez, in Venezuela (potrebbe avere i giorni contati in un Paese dove non c’è più nulla, manco i medicinali essenziali), il pittoresco (per i suoi maglioni policromi e le sue idee sulla cocaina) Evo Morales in Bolivia, Rafael Correa in Ecuador senza citare, ovviamente la dinastia dei Castro, Fidel e Raul, a Cuba. Accanto a tali Paesi, che attendono di “ripartire”, altri sono al meglio: il Cile, il Perù, l’Uruguay, Panama, il Costa Rica e la Colombia, tra gli altri, che con i suoi 50 milioni di abitanti si situa al terzo posto, per popolazione, dopo il Brasile (200) ed il Messico (120).
Non solo la cultura funeraria è simile ma le tendenze sono sovrapponibili a quelle europee e, più generalmente, mondiali.  Sono quelle che ormai si manifestano irresistibilmente in un pianeta che dai 2 miliardi e mezzo del 1950  è passato, nel 2016, ai 7,4 miliardi di abitanti. Popolazione triplicata in tre quarti di secolo! Dove finiremo? Tale sovraffollamento, unito a varie altre considerazioni di ordine logistico, pratico, igienico, filosofico, economico etc. determinano un aumento esponenziale della cremazione. Se consideriamo i
cinque stati più popolati dell’America Latina (Brasile 203 milioni recensiti ma…c’è chi dice che siano 220, Messico 120, Colombia 50, Argentina 42, Perù 31 con tassi di cremazione rispettivamente del 20, 50, 35, 25 e del 65 per cento) i numeri sono estremamente significativi. Tenendo conto del tasso di mortalità di ciascun Paese giungiamo ad un totale di 520.000 cremazioni con un numero di urne praticamente corrispondente. Anche se è vero che  in molti casi si tratta di urne “da battaglia” è altrettanto vero che in molti altri siamo in presenza di prodotti validi da ogni punto di vista e che in tale contesto i produttori italiani troveranno di certo sbocchi molto redditizi per i loro manufatti la cui qualità e contenuto estetico sono universalmente riconosciuti. Lo stesso discorso è possibile per altre categorie: cofani, arredi e quant’altro, con qualche riserva per le autovetture per le quali il mercato brasiliano è quasi inaccessibile a causa di barriere doganali drastiche. Ma rimangono tutti le altre nazioni… Tutto questo per dire che la possibilità reale di business in quelle lontane contrade esiste, eccome! Si tratta di individuare partner affidabili con cui iniziare a battere quei mercati. Quale occasione migliore di un evento che va proprio in tale direzione?

 
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