Un po’ come accade, “mutatis mutandis”, a chi vende caminetti in Arabia Saudita o negli Emirati. Non tutti sanno che i ricchi emiri desiderano ritrovare a casa loro l’ambiente “warm and cosy” cui sono avvezzi nei loro chalets svizzeri di Gstaad, St. Moritz, Davos o Crans Montana. Senza parlare di Courchevel, in Francia, dove però a farla da padroni sono gli oligarchi Russi con i loro fantasmagorici eccessi. Per farla breve avere un caminetto funzionante (!) è diventato un must, ma il calore sprigionato deve essere annullato dall’installazione di potentissimi condizionatori (affari d’oro per chi vende caldo e freddo ...) che riportino la temperatura a livelli accettabili consentendo così ai fortunati sauditi di approfittare, al fresco, del caminetto mentre, levando distrattamente lo sguardo dal fuocherello e portandolo oltre le vetrate, vedranno le modernissime autostrade percorse dai bolidi più costosi e, chissà, poco più in là un bel gruppo di cammelli che avanzano ondeggianti sulla sabbia con la loro andatura ad ambio tipica anche di altri quadrupedi ( giraffe, elefanti, orsi, …). Quando poi i detti camelidi non decidano di concedersi, scavalcato il guard rail, una sosta sulla carreggiata come accadutoci il giorno in cui guidando da Dubai verso al Fujayrah (uno, praticamente sconosciuto, dei sette emirati che costituiscono gli EAU), dove ci attendeva un sontuoso pranzo a base di pesce, ci trovammo, all’uscire da una curva semicieca, l’autostrada completamente bloccata da un branco di quegli animali dal lezzo nauseabondo comodamente accovacciati e che con molte difficoltà, oltre che con scarso entusiasmo, il giovane “sayiq al’iibil” (cammelliere in arabo) riuscì a parzialmente liberare consentendoci di raggiungere il simpatico porticciolo da cui si gode, tra l’altro, una magnifica vista sul sultanato di Oman la cui continuità è interrotta proprio dal piccolo emirato che si affaccia sul golfo nell’Oceano Indiano.
Le presenze espositive
Ritornando a Mosca occorre sottolineare come il nuovo padiglione abbia messo in risalto i prodotti tanto più apprezzati, in certi casi, nella misura in cui ad accogliere i potenziali clienti c’erano spesso delle avvenenti creature eteree e quasi diafane pur trattandosi, eccome, di soggetti in carne ed ossa. Il fascino di tale specie è ben noto a chi frequenta abitualmente quelle contrade, tuttavia il piacere estetico riveste sempre identica intensità. Ne abbiamo avuto un esempio preclaro in uno stand molto vicino nostro, quello dei forni tedeschi della IFZW, dove l’amico germano-russo Konstantin ha avuto l’accortezza, lodevolissima, di scegliere non solo un’architettura originale, ma anche, a supporto della stessa, due statuarie bellezze che hanno marcato indelebilmente l’universo fantasmatico di molti visitatori. Tra questi non abbiamo trovato la minima traccia di italiani, così come non ce n’erano tra gli espositori con l’eccezione abituale della Baltea di Vincenzo Carbone, che in Russia lavora con successo da molti anni, nonché della Pilato che nonostante le difficoltà attuali dovute alla caduta del rublo ritiene che il mercato delle vetture funebri prima o dopo si aprirà per le aziende di grande qualità. Quest’anno poi non si è visto nemmeno il simpatico Gabriele, il veronese che da più di trent’anni vive a Mosca (“cherchez la femme”, dicono in Francia) e proprietario di un baracchino dove si poteva bere un caffè quasi decente. Se n’è andato, come ci ha fatto sapere per telefono, in pensione e di lui rimangono le confezioni di caffè che portano il suo nome.