La Fiera, considerando che si è svolta probabilmente in uno dei punti più alti di crisi economico finanziaria sia del nostro Paese che dell’Europa, è stata un successo nettamente superiore alle previsioni numeriche quanto a visitatori ed espositori. Se poi si va a vedere la provenienza, sia degli uni che degli altri, è chiara la grande internazionalizzazione e il ruolo mondiale che ha acquisito. È mancato qualche stand dei produttori “big” italiani, in particolare per casse, autofunebri e bronzi. Probabilmente stanno mangiandosi le dita di ambedue le mani, visto che i loro vuoti sono stati subito riempiti e, cosa estremamente pericolosa per il made in Italy, da competitori di altri Paesi. Continuo ad essere dell’idea che “chi è causa del suo mal, pianga sé stesso”.Vi sono state a suo avviso novità di rilievo?
La Fiera è stata dominata da prodotti e servizi per la cremazione, conseguenza della crescita inarrestabile di questo comparto. L’Italian style è stato generalmente ben rappresentato, in particolare alcune auto funebri mi hanno colpito per la loro classe, anche se devo dire che non sono proprio economiche. Dal punto di vista tecnico ho visto un proliferare di strumenti per la lavorazione del marmo sempre più semplificati e governati da computer e quindi dominabili anche dall’impresa funebre e non solo dai marmisti. Questo cambiamento tecnologico penso possa innescare nei prossimi anni una competizione in cui a perdere saranno i marmisti classici, visto che il rapporto privilegiato con il cliente ce l’ha l’impresa funebre. Nel campo dei crematori la leadership si sta spostando tra i due maggiori produttori italiani, tuttavia incalzano anche altre aziende (ne ho viste almeno quattro, di cui tre straniere): la competizione sarà dura! In un trend che mira al calo dei prezzi la differenza sarà sicuramente determinata da chi potrà garantire il migliore servizio post vendita. Nel campo cimiteriale presenti sempre più ossarietti/nicchie prefabbricati di ogni tipo, pochi i loculi per la crisi del settore, quasi tutti alternativi al calcestruzzo: in vetroresina, in acciaio, in lamierino rivestito o in plastica, i migliori tecnicamente parlando fra quelli visti. Anche in questo caso sarà una guerra di prezzi, con valori di vendita a loculo finito sempre più competitivi che scenderanno sotto i mille euro a pezzo. L’accessoristica ancora in difficoltà per i bassi margini di guadagno, qualche segno di movimento, invece, nel settore delle imbottiture. Per le bare il giudizio è sospeso: mancavano alcuni dei grandi produttori e quindi un plauso a chi c’era. Molti i marchi esteri che si stanno affacciando in Italia e tranquillo non starei se fossi un ‘"cofanaro".Piccole aziende dell’Est Europa, molto competitive, hanno fatto il loro ingresso in fiera. Il mondo produttivo italiano deve aver paura di questi nuovi players del mercato globale attivi e presenti appena fuori dai nostri confini nazionali?
Certamente sì, il mondo imprenditoriale ne deve prendere atto! A noi italiani manca la capacità di fare sistema. Siamo spesso bravi e anche geniali, ma fortemente individualisti. Per competere con chi sta entrando nel nostro mercato occorre invece far gioco di squadra, anche realizzando reti di imprese.Parliamo ora di alta politica funeraria: tutti sempre più d’accordo, a parole ma sempre più lontani nei fatti. Quali i rapporti tra federazioni storiche ed i nuovi organismi di rappresentanza sindacale della categoria?
Con alcuni dei protagonisti i rapporti sono ottimi dal punto di vista personale, ma con divergenze profonde negli obiettivi; con altri ai buoni rapporti si aggiunge anche una convergenza di vedute. Con altri ancora, invece, i rapporti sono ridotti al minimo. Direi che in questa fase, anche se non tutti lo hanno ancora capito, il mestolo in mano lo ha la politica. E lo ha ricordato chiaramente la Senatrice De Biasi durante l’inaugurazione della Fiera: "giusto il rappresentare le necessità del settore anche con azioni lobbistiche, ma chi decide è il Parlamento. E la riforma si farà." Con queste poche parole ha messo tutti in riga!Due anni fa un suo fortunato slogan recitava: “O si fa la Legge o si muore!”. Adesso tra D.d.L. Vaccari e P.d.L. Gasparini abbiamo addirittura due testi legislativi in discussione, molto divergenti tra loro. La confusione è massima…
Mi verrebbe da dire: “bisogna saper perdere”, ricordando una canzone in voga ai miei tempi. Ma attenzione, nel senso buono del termine. Occorre in questa fase che ognuno rinunci a qualche cosa con lo spirito di contribuire a fare la legge. Attualmente, oltre a quelli da lei citati, ci sono anche altri testi depositati al Senato o alla Camera che sono stati oggetto di minore attenzione mediatica. Inoltre vi sono state audizioni importanti, di cui in qualche modo occorre tenere conto. Personalmente non sono fermo sulla situazione di partenza e mi schiero per un nuovo testo che possa raccogliere – partendo dal Vaccari – le soluzioni più interessanti emerse in audizione. Determinante, a mio avviso è la regolazione del settore funebre. ANCI, Regioni, e ovviamente SEFIT spingono poi per poter regolare anche il settore cimiteriale alle prese con una crisi sistemica, semmai per le cose fondamentali, ivi compresa la cremazione, rinviando ad altro momento il dettaglio.Ci può fornire qualche anticipazione sull’iter legis delle due differenti proposte?
Non sono un esperto di queste cose. Mi baso su quello che è stato dichiarato a Tanexpo dalla Presidente della Commissione Sanità del Senato, Senatrice De Biasi (PD) che sperava che l’iter al Senato (col passaggio in Aula) si potesse concludere prima della pausa estiva. Anche la successiva dichiarazione del Senatore Luigi Gaetti (M5S) , confermando le parole della De Biasi, ha auspicato la conclusione dell’iter alla Camera entro il 2016. Personalmente ritengo ottimistiche queste previsioni, ma se fosse così ne sarei felice per il bene di tutto il comparto.