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Ora Mario può decidere

È il primo in Italia ad aver ricevuto il via libera al suicidio assistito.

Riprendiamo la storia di Mario (nome di fantasia per salvaguardare la privacy della famiglia) che abbiamo già trattato nel precedente numero di Oltre Magazine (n. 2/2022) perché il caso è giunto ad un epilogo.

La vicenda di Mario viene alla ribalta lo scorso anno quando con una accorata lettera si rivolge all’Associazione Luca Coscioni che da anni si batte per la libertà di scelta sul fine vita. Nel messaggio chiede un appoggio nell’azione di ricorso alla risposta negativa dell’Azienda Sanitaria Locale alla quale si era rivolto per poter accedere alla pratica del suicidio assistito, come previsto dalla Corte Costituzionale in casi estremi come il suo.

Ricordiamo che Mario, oggi quarantaquattrenne, circa undici anni fa è stato coinvolto in un grave incidente stradale che gli ha procurato la frattura della colonna vertebrale e la lesione del midollo spinale, rendendolo di fatto tetraplegico. Prima di quel tragico giorno Mario era un ragazzo molto attivo con tante passioni e un lavoro che amava. Ora il suo corpo è completamente bloccato e non riesce a compiere alcun tipo di movimento, deve essere aiutato in tutte le sue necessità primarie come mangiare, bere o lavarsi. Oltre a ciò è vittima di costanti dolori per cui ha bisogno di essere quotidianamente sedato. Mario ha sempre cercato di reagire passando da un centro riabilitativo all’altro, ma purtroppo senza risultati. «… mi ritrovo a vivere una vita, che non è più vita.» Scrive nella lettera «Non voglio vivere altri 10-20-30 anni in queste condizioni. Non voglio subire ancora per tutti questi anni che ho davanti a me, l’umiliazione che il mio corpo venga toccato da altri. […] Non sono depresso, sono sempre rimasto lucido e non sono abbandonato a me stesso: i miei familiari, i miei affetti, l'assistenza, la fisioterapia, mi sono sempre stati accanto, non mi è mai mancato niente. Ognuno però deve avere il diritto di scegliere se andare avanti così, con dolori e sofferenze quotidiane, oppure no. È una scelta dolorosa ma io preferisco andarmene con dignità piuttosto che vivere altri 40 anni di una vita che non mi appartiene».

Venuto a conoscenza della cosiddetta Sentenza Cappato/Dj Fabo della Corte Costituzionale che in situazioni particolarmente complesse e dolorose come questa agevola il suicidio assistito, Mario si rivolge alla sua Asl per ottenerne l’assenso. Come già abbiamo visto nel precedente articolo, in un primo momento la richiesta viene completamente rigettata, salvo poi, dopo il suo ricorso, subire un ribaltamento da parte del Comitato Etico di competenza territoriale che, alla luce della sussistenza delle condizioni stabilite dalla Corte Costituzionale (tra cui l'irreversibilità della malattia, l'insostenibilità del dolore e la chiara volontà del paziente) conferma che il richiedente possiede i requisiti per l’accesso legale al suicidio assistito, come stabilito nella citata sentenza. Ma a frenare il tutto è lo stesso Comitato Etico che non ha ritenuto idonee le modalità con cui ottenere il risultato. In buona sostanza mancavano le decisioni e le verifiche sul farmaco da adottare.

Questo accadeva il 23 novembre 2021. È l’11 febbraio 2022 quando viene finalmente inserito l’ultimo tassello che riesce a sbloccare questa controversa e dolorosa vicenda che consentirà a Mario e ad altri sfortunati come lui di porre consapevolmente fine alle proprie sofferenze. Una commissione di esperti appositamente istituita, dopo varie discussioni e attente valutazioni, definisce in modo puntuale la metodica (autosomministrazione) ed il farmaco (il Tiopentone) idonei a garantire la morte più rapida, indolore e dignitosa possibile.

«Mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni», è la reazione di Mario all’indomani della sentenza, che ora è libero di decidere se e quando attuare il suo proposito in piena autonomia, nella sua casa, senza dover affrontare un difficile e costoso viaggio all’estero come hanno fatto tanti prima di lui. «Adesso sì, ho la tranquillità di chi ha raggiunto il traguardo», continua «so che me ne potrò andare quando vorrò in modo dignitoso per me e per la mia famiglia e questo mi rasserena e mi emoziona».

«La validazione del farmaco e delle modalità di auto-somministrazione crea finalmente un precedente che consentirà a coloro che si trovano in una situazione simile a quella di Mario di ottenere, se lo chiedono, l'aiuto alla morte volontaria senza dover più aspettare mesi subendo la tortura di una sofferenza insopportabile contro la propria volontà», commentano i responsabili dell’Associazione Luca Coscioni che hanno accompagnato Mario in tutto questo tortuoso percorso.

Una ordinanza storica, che al di là degli inevitabili strascichi polemici per le implicazioni etico-morali, è destinata ad imprimere una svolta importante in materia di fine vita. Il percorso per addivenire ad una legge che regoli la materia sarà ancora lungo (e la bocciatura da parte della Consulta del referendum sull’eutanasia ne è l’ennesima conferma), ma il processo sarà comunque inarrestabile.
Le precedenti tappe della vicenda (Oltre Magazine 2/2022)
  • Mario, valutati i requisiti enunciati dalla sentenza della Consulta nel caso Cappato, ha convenuto in giudizio l’Azienda Sanitaria Locale delle Marche per richiedere la prescrizione del farmaco conosciuto come “Triopentone” che permettesse di porre fine alla sua esistenza poiché estremamente compromessa da una tetraplegia incurabile.
  • Il Tribunale marchigiano nel vagliare la richiesta del quarantatreenne, si dimostra conscio dell’interpretazione dei requisiti della sentenza Cappato ma se ne discosta e rigetta il ricorso.
  • La Corte Costituzionale invece chiede una applicazione conforme della costituzione alla legge sulle DAT.
  • Mario non si arrende e propone reclamo.
  • A giugno, la Corte di Ancona, riconoscendo le problematiche riguardanti il vuoto normativo e riconoscendo gli errori valutativi effettuati dal giudice di prime cure, accoglie il ricorso stravolgendo la prima decisione. Si esprime positivamente sulle richieste del ricorrente e manda la palla al Comitato Etico della Regione Marche affinché vagli il caso e decida se siano sussistenti i requisiti per l’interruzione dello stato vitale.
  • Il Comitato Etico - richiamato all’ordine - si pronuncia in senso favorevole alla richiesta di Mario.
  • Lo stesso Comitato ritiene non conformi le modalità proposte dal 43enne per giungere al risultato sperato.
 
Raffaella Segantin

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