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"Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, il debole di volontà, il forte di braccia il buffone, l’ubriacone, l’attaccabrighe? Tutti, tutti dormono sulla collina." Edgar Lee Masters, Antologia di Spoon River

Quando parteciperò al mio funerale…

Nella vita nulla è certo, tranne l’arrivo della morte. È vero anche che, per cultura o per tradizione, malgrado questo detto popolare ci accompagni da sempre, nessuno di noi è mai davvero preparato ad accogliere la “nera signora”: ancor meno i parenti delle anime defunte. Per questo motivo nell’organizzazione di un funerale vengono proposti, oltre a prodotti e servizi, anche i necrologi, per avvisare dell’avvenuta scomparsa e per ricordare il parente o l’amico. Sebbene l’immaginazione dell’uomo non abbia limiti, spesso si ricorre alla solita frase fatta, fredda e formale. Ecco allora qualche suggerimento divertente o impegnato perché… se dovesse accadere (e speriamo che non accada!) è meglio farsi trovare pronti e possibilmente spiritosi!
Nel libro edito da Rizzoli, “Meglio qui che in riunione” a cura di Eugenio Albert Schatz e Marco Vaglieri, è stato chiesto per gioco a persone molto diverse tra loro cosa scriverebbero sul proprio necrologio. Il risultato di questa indagine è davvero molto interessante.

- Una pausa  Emilio Fantin, artista
- Fui, che volendo è anche un fischio  Valeria Cornello, archeologa
- Me lo avevano detto, ma ho voluto controllare. Come sempre…  Als Ob, critico televisivo
- Dopo una vita da precario ha trovato un posto fisso  Aldo Nove, scrittore e poeta
- È bello non sapere di essere morto  Giuliano Spazzali, avvocato
- Sono una vera stoica per non essermi suicidata da bambina  Evelina Schatz, artista
- Si gode i suoi 15 minuti di eternità  Franz Iacono, scrittore e illustratore
- Volevo scrivere qualcosa di intelligente, ma la morte mi ha colto di sorpresa  Riccardo Piferi, regista teatrale e televisivo
- La poesia, come si vede, non rende immortali  Marco Furla, poeta
- Ceci n’est pas un épitaphe  Rocco Tanica, musicista
- Non sono nato per sopravvivere  Simone Moro, guida alpina
- È stato bello. Grazie a tutti  Candido Cannavò, giornalista.
- Io sto bene. E voi?  Filippo Tuena, scrittore
  
In alternativa si può riflettere con il libro di Edgar Lee Masters, “Antologia di Spoon River”, opera di paesaggi americani e di intima dolcezza che fu fonte di grande ispirazione per il cantautore genovese Fabrizio De Andrè.
  
Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley,
l’abulico, l’atletico, il buffone, l’ubriacone, il rissoso?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Uno trapassò in una febbre,
uno fu arso in miniera,
uno fu ucciso in rissa,
uno morì in prigione,
uno cadde da un ponte lavorando per i suoi cari.
Tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono Ella, Kate, Mag, Edith e Lizzie,
la tenera, la semplice, la vociona, l’orgogliosa, la felice?
Tutte, tutte, dormono sulla collina.
Una morì di un parto illecito,
una di amore contrastato,
una sotto le mani di un bruto in un bordello,
una di orgoglio spezzato, mentre anelava al suo ideale,
una inseguendo la vita, lontano, in Londra e Parigi,
ma fu riportata nel piccolo spazio con Ella, con Kate, con Mag –
tutte, tutte dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dove sono zio Isaac e la zia Emily,
e il vecchio Towny Kincaid e Sevigne Houghton,
e il maggiore Walker che aveva conosciuto
uomini venerabili della Rivoluzione?
Tutti, tutti, dormono sulla collina.
Li riportarono, figlioli morti, dalla guerra,
e figlie infrante dalla vita,
e i loro bimbi orfani, piangenti,
tutti, tutti dormono, dormono, dormono sulla collina.
Dov’è quel vecchio suonatore Jones
che giocò con la vita per tutti i novant’anni,
fronteggiando il nevischio a petto nudo,
bevendo, facendo chiasso, non pensando né a moglie né a parenti,
né al denaro, né all’amore, né al cielo?
Eccolo! Ciancia delle fritture di tanti anni fa,
delle corse di tanti anni fa nel Boschetto di Clary,
di ciò che Abe Lincoln
disse una volta a Springfield.
  
Oltre agli epitaffi colti e ragionati se ne possono trovare molti altri più divertenti e graffianti.

- Non ho paura della Morte,diciamo che ho più confidenza con la vita.
- Le orazioni funebri sono le più noiose e incredibili biografie non autorizzate.
- Mors tua vita mea, antica saggezza dei becchini.
- Se partire è un po’ morire, l’istinto di sopravvivenza è più sviluppato tra i pendolari!
- Per molti la morte è un passaggio. Per i tifosi è un passaggio sbagliato.
- La morte è il mezzo più elegante per defilarsi.
- Il suicida è un omicida narcisista.
- Non sono apocalittico, sto solo elaborando il lutto del mio compleanno
- È da quando ero un rinoceronte che non credo nella reincarnazione!
- Chiedere cento per ottenere dieci: per guarire dall’emicrania aspiro all’immortalità.

Anche se si muore una volta sola nella vita, meglio non presentarsi al proprio funerale senza aver messo tutto a posto e senza avere un epitaffio degno di nota. Del resto è noto che i funerali sono occasioni per assemblare la maggior quantità di persone che non riflettono sulla caducità dell’esistenza!
 
Gaia Lucrezia Zaffarano


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