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Covid-19: seconda ondata

Picco di decessi analogo alla prima, durata più lunga.


Puntuale, come previsto, il Covid-19 è tornato! Anzi mai se n’era andato, ma solo sopito. È probabile che quando leggerete queste note, scritte il giorno di Tutti i Santi 2020 e aggiornate al 18/11/2020, nonostante gli sforzi di contenimento, la situazione sia ancora critica (tabella 1).

Secondo il modello matematico di sviluppo della pandemia IHME-MS SEIR - riconosciuto da studi internazionali come quello che più si è avvicinato nei mesi passati tra proiezioni e realtà in fatto di morti (vedi Predictive performance of international Covid-19 mortality forecasting models) - tra fine novembre e inizio dicembre 2020, fatti salvi interventi ancor più pesanti di mitigazione dell’epidemia (leggi blackdown totale), l’Italia sarà nel suo picco di defunti con Covid, con una dimensione nazionale che si può attestare sui 900 morti al giorno in aggiunta alla mortalità di periodo (circa altri 1.500 morti/giorno, dato riaggiustato per tenere conto dei morti Covid). Il grafico della tabella 2 riporta anche un range di variabilità della mortalità per considerare la effettiva risposta della popolazione alle misure restrittive messe in campo da Governo e Regioni nel nostro Paese. Questa volta  l’eccesso di mortalità si distribuirà sull’intero territorio e non sarà principalmente concentrato, come a marzo e ad aprile 2020, in Lombardia e zone limitrofe che pur continueranno ad essere significativamente martoriate.

Altra particolarità della seconda ondata pandemica sarà la forma dell’onda, più duratura nel tempo, anche se con un picco di altezza analoga. Questo significa che avremo una mortalità elevata spalmata in tempi più lunghi, che metterà a dura prova non solo le famiglie interessate, ma anche le strutture sanitarie prima e gli operatori del settore funebre, cimiteriale e di cremazione poi.
Nella terza tabella si può anche vedere la durata del lockdown necessario, ipotizzata dal modello di simulazione. Aggiungo che non è escluso che si possano creare condizioni per successive ondate, di cui la più vicina tra febbraio e marzo 2021, se non avverrà una massiccia vaccinazione preventiva.

Cosa non ha funzionato nella prima ondata e cosa si può migliorare in vista della seconda?

  1. Si è riscontrato un sottodimensionamento dei posti negli obitori di strutture sanitarie e di RSA. Per porvi rimedio occorre allestire strutture mobili aggiuntive, aumentando i posti e velocizzando gli spostamenti verso la destinazione finale.
  2. Autorizzazioni per sepoltura, cremazione e trasporto funebre: il Governo ha già cambiato le norme e quindi sarà possibile fruire della trasmissione per via telematica delle informazioni e delle autorizzazioni.
  3. Trasporti funebri insufficienti al numero di defunti, anche per problemi di personale infettato o in quarantena. E qui occorre formalizzare un sistema di mutuo aiuto tra imprese funebri di territori vicini. I mezzi  funebri ci sono, bisogna però prevedere il personale necessario e individuare un sistema di raccordo tra domanda e offerta. Dobbiamo fare in modo che l’intervento di mezzi e di personale dell’esercito diventi un ricordo.
  4. Nelle aree dove è stata massima l’intensità dei decessi si era resa necessaria la creazione di depositi intermedi dove ospitare i feretri, utilizzando anche chiese o altri ampi luoghi di sosta, in attesa di sepoltura o cremazione. Se vi sarà aumento di posti alle morgue e parallelamente un incremento della ricettività in cimiteri e crematori, l’uso dei depositi intermedi potrà essere limitato a casi eccezionali.
  5.  Aumento della potenzialità ricettiva e di funzionamento, fino ad H24, dei crematori esistenti. Una soluzione idonea è quella di dotarsi di container frigo o mezzi refrigerati nei pressi dei crematori per incrementare la possibilità ricettiva e parallelamente allargare il nastro orario di operatività. Oppure utilizzare, qualora ve ne sia la disponibilità, posti feretro in loculo liberi nelle vicinanze. Misure che possono quasi raddoppiare il numero di cremazioni giornaliere effettuate.
  6. Nuove disponibilità di sepoltura con la liberazione preventiva di posti in loculo nei cimiteri di zona ed uso immediato di sepolture a terra, e, in casi eccezionali, prevedere l’ampliamento degli stessi cimiteri. I veri problemi emergeranno nei territori del Centro, del Sud e Isole e soprattutto nelle città più popolose già in difficoltà per carenza di posti. La soluzione più semplice sarebbe quella di aprire l’uso di tombe già presenti anche alle persone “benemerite”, amiche o conoscenti degli aventi titolo. All’occorrenza si può pensare alla requisizione di posti liberi: una soluzione che permetterebbe di assorbire l’eccesso di mortalità con minor affanno e poi, passata questa ondata, i feretri sarebbero movimentati in sepolture definitive o avviati a cremazione, con tempistiche adeguate. 
Il Covid-19 potrebbe dare una scossa importante al nostro sistema funebre, cimiteriale e di cremazione, perché ha già rotto equilibri o disequilibri che si trascinavano da troppo tempo. Ad esempio ha reso immediatamente percepibile che la creazione di un’efficiente rete di crematori, che permetta di dotare di impianti la metà del Paese che non è ancora a regime, non può essere fermata dalle lamentele dei movimenti No-Crem. Gli argomenti dei cremazionisti diventeranno sempre più forti.

Questa situazione pandemica ha poi evidenziato in tutti i soggetti della filiera funeraria una scarsa conoscenza di come ci si deve comportare in situazioni di ampio contagio, con l’emergere prepotente di un bisogno formativo rilevante. La necessità di organizzare su scala locale dei piani pandemici specializzati per il settore funebre e cimiteriale si è poi scontrata con una impreparazione a redigere modelli evolutivi di mortalità eccezionale e ad elaborare, almeno per le medio-grandi città, stress test per valutare la capacità di reazione ad aumenti imprevedibili della domanda di ricettività di obitori, trasporti funebri, sepolture e cremazioni. È questo l'argomento su cui si incentra l’annuale forum della Utilitalia Sefit, proprio per fornire gli strumenti conoscitivi basilari.

La possibilità di far funzionare la rete dei crematori alla massima potenzialità concessa dalle strutture, in deroga a molte limitazioni oggi esistenti, nonché integrarla con crematori facilmente trasportabili ed installabili (“containerizzati”), dislocati dall’Autorità governativa laddove necessario, è una delle maggiori carenze normative di emergenza, visto che sono mesi che gli esperti del settore stanno evidenziano questa esigenza.

Occorrono poi rapide modifiche delle norme sui prodotti da utilizzare per il confezionamento delle bare, purtroppo ancora legate a vecchie legislazioni, che hanno oltre 50 anni di età. È veramente deprecabile che si continui a pretendere di inumare feretri di defunti infetti con, oltre la cassa di legno, pure quella di zinco. Questo forse può andar bene per casi eccezionali, ma non certamente per situazioni di epidemia diffusa con caratteristiche virali come la SARS-COV2, che non hanno effetti passato un paio di settimane dal decesso.

Concludo con due annotazioni che sembrano lontane, ma che invece ritengo importanti:

  • Serve in Italia l’introduzione ed il sostegno della previdenza funeraria, per creare una sorta di cuscinetto di salvaguardia per le famiglie in difficoltà finanziarie, quando si trovano a dover affrontare un decesso. In altri Paesi europei (ma anche a livello mondiale) l’impatto finanziario del Covid non è stato così pesante come in Italia, proprio perché il sistema assicurativo ha permesso il pronto pagamento delle prestazioni assicurate e anche un mantenimento del livello qualitativo del funerale prescelto in tempi normali.
  • L’adesione da parte dei Paesi europei ancora mancanti (tra cui l’Italia) all’Accordo di Strasburgo sui trasporti funebri internazionali, più recente rispetto all’accordo di Berlino e quindi con la possibilità di utilizzo di materiali più moderni e modalità semplificate, diventa ora urgente.
Resta sempre l’auspicio che il Governo ponga mano alla legislazione di settore, sia emergenziale che ordinaria. E poi, in previsione dei tempi che verranno, occorre tanta fortuna, pazienza e capacità di adattamento.
 
Daniele Fogli


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