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Francesco Riccardo Monti, scultore

L'Orto dei Marmi

Francesco Riccardo Monti, nato a Cremona nel 1888 e morto a Manila (Filippine) nel 1958, si formò giovanissimo nell'atelier dei Monti, anch'essi scultori abbastanza noti. Frequentò poi l'Accademia di Brera e fu allievo del celebre scultore Butti. Le prime commesse da lui ricevute sono legate ad opere funerarie che arricchiscono i vari comparti del Cimitero di Cremona e svelano la memoria del passato suscitando forti emozioni. Le figure statuarie e i gruppi plastici ivi esistenti ammontano a circa un centinaio, le cui schede, corredate da una ricca documentazione con allegati i disegni, si trovano presso l'Archivio Storico dello stesso Cimitero.
Fra le sue opere vi sono immagini di grande tenerezza e scene familiari come la tomba dell'industriale Luigi Favagrossa, dedicata al lavoro e alla famiglia, con il defunto agghindato con i simboli della fatica che bacia teneramente il piccolo figlio sostenuto dalla madre, o l'atletica figura situata sulla tomba di Bruno Ferrari, di "ispirazione michelangiolesca seduta sui talloni, sembra che si levi dalla terra nel giorno della resurrezione dei corpi scrutando l'orizzonte lontano".
Tra le immagini del primo Novecento, invece, ricche di "sembianze dense di incombente tragicità commiste ad un senso di spirituale elevazione mistica in soggetti e simbolismi di carattere religioso propri dell'arte cimiteriale", vi è il monumento della floreale ed aerea Zemira Zucchi, sogno d'angelo che sorge dalla pietra tombale e si eleva dalla terra cosparsa di gigli, "lievita nell'aria salendo progressivamente verso lo spazio infinito: il letto diventa un tappeto volante, una nuvola in cui lo scultore fa scorrere l'incanto di una materia magica".
Disposti lungo i viali del Camposanto fra i personaggi della cultura cremonese spicca il monumento al pittore Amedeo Salanti. Il busto, posato saldamente su uno scoglio tozzo e forte, rappresenta icasticamente la personalità di quell'artista, ribelle a qualsiasi convenzionalismo. Monti scolpisce anche immagini di donne secondo i canoni veristi come nella tomba Bovi, voluta dal committente per ricordare le due mogli. Esse vengono rappresentate in atteggiamento di devozione con il capo chino come i contadini di Millet.
Nella realizzazione bronzea delle tre figure della Cappella Frazzi, l'artista costruisce "un gruppo di forte pathos e di grande compostezza stilistica". È una moderna Pietà dove lo scultore esprime una forte tensione emotiva. Sul basamento si notano le figure dei due giovani caduti in guerra appena delineati, mentre la Pietà, rappresentata da una figura di donna inginocchiata, li ricopre con un velo.

Alla sinistra, in piedi, è scolpita la figura del Dolore con una intensa espressione di strazio, ed insieme di rassegnazione. Alla maniera di Wildt, ma di invenzione del nostro scultore cremonese, vi è il monumento a Clarice Bovi del 1919, con la sovrapposizione di due figure angeliche. Riccardo Monti con bravura ed originalità dà una impressione decorativa e lirica nello stesso tempo. Tutto questo patrimonio locale, questo splendido museo all'aperto, museo della memoria "dove aleggia una profonda e sentita umanità", è da conoscere e da salvaguardare, da valorizzare e da proteggere.

 
Anna Filippicci Bonetti


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