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Ciao Direttore!

Un commosso e personale ricordo di un grande uomo che tanto si è speso per il nostro settore.

Carmelo Pezzino ci ha lasciati.

La notizia, tristissima, ha creato uno sgomento indicibile nel mondo funerario. Tutti gli attori della professione hanno avuto, in un modo o nell’altro, l’occasione, e la fortuna aggiungerei, di conoscere ed apprezzare Carmelo sia direttamente che di riflesso per le iniziative, talvolta anche audaci, che lanciava nell’interesse del mondo funerario nazionale ed anche al di fuori del nostro Paese.

Per anni è stato il direttore di questa rivista ed il successo che essa riscuote è la conseguenza degli orientamenti fortemente culturali da lui scelti. Conseguenza inevitabile di un approccio al mondo altamente condizionato dalla cultura “classica”, che condividevamo.
Parlo del classico di una volta e non di quell’ersatz odierno frutto della nefasta esperienza di quel ‘68 che tanti danni ha prodotto nelle generazioni successive per arrivare alla situazione attuale caratterizzata da un semi analfabetismo diffuso, tant’è che una percentuale altissima di studenti non è in grado di cogliere il senso di un testo semplice, per non parlare dei candidati al concorso per la magistratura dove moltissimi scritti contengono errori assolutamente inaccettabili ed inimmaginabili ai nostri tempi. Se ne discuteva spesso con Carmelo e lo scoramento di fronte a tale andazzo era condiviso da entrambi.

Egli era un chiaro esempio di quei siciliani che sprizzano intelligenza e spessore intellettuale da tutti i pori. I suoi scritti, impeccabili sul piano sintattico e grammaticale, sono un esempio da seguire per la capacità di sintetizzare con chiarezza pensieri complessi, fornendo chiavi di lettura anche a coloro che ne erano sprovvisti.
Parlo di Carmelo come di un siciliano. In realtà era anche “nordico”, piemontese in particolare, avendo vissuto per lunghi anni a Torino. Sua madre, tra l’altro, apparteneva ad una prestigiosa famiglia di Lecco, mondialmente nota per la produzione di cartucce. Ciò detto per me Carmelo era ed “è” soprattutto un siciliano, vuoi per la profonda conoscenza della Trinacria che per la capacità peculiare dei meridionali di afferrare in un batter d’occhio gli elementi essenziali di una situazione per poterla dominare ed evitare eventuali noie.
Non a caso da anni trascorreva l’estate nella “mitica” Porto Palo, dove in una indimenticabile giornata settembrina, in un’atmosfera gioiosa, attorniato da parenti, amici e conoscenti, aveva contratto il matrimonio con Laura.

Non ho potuto esprimere a Laura, le parole mi mancavano, la mia infinita tristezza incontrandola giorni fa a Bologna in occasione di TANEXPO. Ancora una volta non ce la facevo ad esternare la mia sofferenza. Spero che il nostro forte abbraccio le abbia consentito di ricevere il messaggio che il mio cuore inviava al suo nel ricordo di un signore che per lei è - uso ad arte il presente - un compagno di vita e per chi scrive un esempio da ammirare e da seguire.

In quasi vent’anni di collaborazione mai, dico mai, c’è stato uno screzio tra di noi, cosa straordinaria vista la fama che, malgrado le apparenze, mi porto appresso di soggetto difficile da negoziare. Carmelo mi ha sempre aiutato e consigliato per il meglio. Dopo tutto la saggezza di 2.500 anni di storia che uno si porta dentro non è una vana parola! È la stessa che ho conosciuto più di mezzo secolo addietro girovagando per anni nelle isole greche dove ho incontrato persone, anche della massima semplicità, che sembravano uscite dai testi di Omero. In Carmelo si trovavano le stoichéia, gli elementi essenziali della nostra vita di esseri umani. Se l’umanità ha un valore, e penso che lo abbia, Carmelo ne era un esempio preclaro.

Le sue conoscenze letterarie erano ampie. Dopo tutto la Sicilia ha prodotto geni come Pirandello, Sciascia, De Roberto, Capuana, Verga, Vittorini, Brancati, Consolo, Tommasi di Lampedusa, Camilleri… e spesso parlandone con lui stabilivamo lo strano parallelismo tra la tradizione letteraria della mia città Trieste (anche se mi vanto di essere mezzo napoletano), e quella sicula. Chissà, forse le vicende storiche, di rara turbolenza, hanno stimolato la creatività letteraria di quelle genti distanti duemila chilometri o forse Calliope, la Musa “dalla bella voce”, si sposta su e giù per la Penisola facendo nascere opere che rimarranno nella storia della nostra cultura.

Ma non solo la letteratura siciliana era oggetto della sua attenzione. Anni addietro venivo spesso a Bologna e quando non era possibile trovare un albergo, Carmelo mi metteva a disposizione il suo studio-eremo che gli serviva da luogo di lavoro tranquillo e dove ogni volta che entravo rimanevo abbagliato dal numero di volumi che l’occupavano. Perfino tutti i gradini che conducevano al mezzanino, dove si trovava il letto, erano invasi da pile di libri che, come giornalista e già organizzatore di un famoso premio letterario, gli venivano inviati quotidianamente dalle case editrici. Un vero e proprio paradiso per chi, come chi scrive, adora la lettura. A farla breve le notti erano corte. Quando andava bene erano cinque ore di sonno alimentate dai libri disponibili tra i quali sceglievo quelli più corti per poterli leggere interamente per poi, il giorno dopo, scambiare con Carmelo le nostre impressioni. Un vero e proprio arricchimento spirituale.

Carmelo ha raggiunto, quasi esattamente dieci anni dopo la sua scomparsa, l’amico Nino Leanza, altro siciliano geniale creatore di TANEXPO. Un giorno o l’altro li raggiungeremo anche noi. È la legge della vita.
Spero che entrambi, fumatori di sigari, me ne conservino un paio e che Carmelo annoti tutti i ristoranti dei dintorni per fornirmi gli indirizzi dei migliori, o delle ultime scoperte in tal senso, come sempre ha fatto quando ci si incontrava. Tra sarde a beccafico, caponata, pasta alla Norma, arancine (o arancini? vecchia querelle tra catanesi e palermitani…), cannoli etc. ci sarà di che buttar giù qualche calice di Cerasuolo di Vittoria!

Ciao ragazzi, un abbraccio e da lassù proteggeteci col vostro sguardo amorevole.
Grazie Carmelo per l’affettuosa attenzione con cui da vero e grande signore, mi hai gratificato.
Te ne sarò riconoscente usque ad finem!
Pietro.
 
Pietro Innocenti

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