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Cambiare l’acqua ai fiori

La storia di Violette, guardiana di un cimitero. Un personaggio avvincente che ci accompagna in un percorso di dolore e rinascita, facendoci riscoprire il fascino della semplicità.

Tra le varie letture che hanno accompagnato le mie giornate nel periodo delle vacanze estive, quella che più mi ha colpito è stata sicuramente Cambiare l’acqua ai fiori, il best seller dell’autrice francese Valérie Perrin.

Al centro del racconto c’è Violette che di professione fa la guardiana del cimitero di un paese della Borgogna e attorno a cui ruotano tanti altri personaggi con i loro vissuti e la loro umanità.

La storia

La vita della protagonista sembra sbagliata fin dal suo inizio: abbandonata dalla nascita e dopo falliti tentativi di adozione, cresce in un orfanotrofio in completa solitudine. Poco più che adolescente si innamora irrimediabilmente del bellissimo Philippe Toussaint (che successivamente sposa), un uomo vanesio, irrisolto e profondamente egoista. L’arrivo di una figlia riesce a garantire a questo rapporto malato una sua precaria stabilità, ma quando la bambina muore a causa di una tragica fatalità, questo equilibrio è destinato a spezzarsi e Philippe un bel giorno sparisce senza più dare notizie di sé. Violette trova la sua ragione di vita nella cura del cimitero, nell’accudire i gatti che lo hanno scelto come loro dimora, nell’occuparsi dell’orto e, soprattutto, nel rapporto con i parenti dei defunti, che sa ascoltare e confortare con tatto e delicatezza accogliendoli nella sua casa e condividendo con loro un caffè o un bicchierino di Porto.

La routine quotidiana viene improvvisamente interrotta il giorno in cui si presenta un poliziotto di Marsiglia che desidera dar seguito alle volontà della madre, da poco scomparsa, di seppellire l’urna con le sue ceneri nel camposanto di quel paese (di cui l’uomo ignorava l’esistenza) nella tomba di un signore, altrettanto sconosciuto, già passato a miglior vita.
Il ritmo del romanzo, fino a quel momento piuttosto pacato e descrittivo, si fa ora particolarmente intrigante assumendo alcune sfumature tipiche del giallo: tentando di scoprire i legami che sono alla base della richiesta di questa donna ci si inoltra anche nella ricerca dello scomparso marito di Violette fino a chiarire gli aspetti rimasti sempre oscuri dell’incidente in cui ha perso la vita la figlia.

Violette

Violette è l’antieroina per eccellenza: una persona dolce, solare, empatica ma allo stesso tempo discreta e riservata. Ha due armadi che chiama rispettivamente “l’armadio inverno” e “l’armadio estate”; nel primo trovano posto abiti scuri ed austeri, quelli che indossa per il pubblico, nell’altro ci sono i vestiti colorati, quelli che mette sotto ai cappotti neri o in casa quando è sola.

Dopo tutte le sofferenze che la vita le ha riservato, Violette trova finalmente la pace in quel cimitero di campagna. Grazie al saggio Sasha (il precedente guardiano di cui prende il posto) che con i suoi insegnamenti le trasmette la passione e il valore per quel lavoro, per lei il cimitero diventa un luogo ricco di poesia e di amore. E così occupandosi delle tombe, dell’orto, degli animali e rendendo la propria casa un punto di accoglienza per i parenti dei defunti, Violette un po’ alla volta cura anche le sue ferite riuscendo finalmente venire a patti con il proprio passato.

Violette assiste sempre alle cerimonie di sepoltura e tiene un registro dove annota i dettagli di ogni funerale riportando puntualmente anche discorsi ed epitaffi. Conosce le storie di tutti, dei vivi come dei morti, per cui ha sempre un pensiero affettuoso e gesti amorevoli come quello di cambiare l’acqua ai fiori affinché anche il ricordo non avvizzisca.
I defunti sono suoi fedeli compagni di viaggio e assieme ai gatti, ai fratelli Lucchini delle pompe funebri, ai tre necrofori e a padre Cedric costituiscono il suo sicuro e colorato microcosmo. Con tutti loro (vivi e morti) parla e si confronta, apre un po’ del suo cuore ma soprattutto lo offre agli altri. In lei prevale sempre un senso di stupore e di ottimismo, uno sguardo sereno verso il futuro “Mi tengo dritta, è una mia peculiarità. Non mi sono mai piegata, neanche nei periodi di maggior dolore”.

Come descrive il lavoro dell’operatore funebre

Data la professione della protagonista, va da sé che in questo libro si parli molto della morte e di coloro che se ne occupano. Sono diverse le scene (alcune spassose!) che coinvolgono gli addetti cimiteriali Nono, Gaston ed Elvis, le considerazioni scambiate con i titolari dell’impresa funebre o le conversazioni con il sacerdote del paese. “Nel nostro mestiere si vede di tutto” dice Paul Lucchini. “L’infelicità, la felicità, gente che crede, il tempo che passa, cose insostenibili, cose insopportabili, l’ingiustizia … la vita è così. In fondo noi necrofori siamo dentro la vita forse ancora più di chi fa un altro mestiere, perché a noi si rivolgono quelli che rimangono, quelli che restano in vita… Papà, pace all’anima sua, diceva sempre: ‘Figli miei, noi siamo gli ostetrici della morte, la facciamo partorire. Quindi godetevi la vita e guadagnatevela’”.

Un capitolo descrive nel dettaglio tutte le fasi della preparazione del funerale e le dinamiche del rapporto con le famiglie per passare poi a riflessioni generali, assolutamente attuali, come la consapevolezza di come stia mutando anche questo mondo “Sono cambiati i riti funebri, prima le persone andavano regolarmente a portare i fiori sulle tombe nel giorno dei morti, ma ormai non vivono più dove vivono genitori e nonni … Ormai la gestione della memoria è diversa, i morti si bruciano. Cambiano le abitudini e i costi, la gente si organizza da sé le esequie...”

Caratteristiche del romanzo

Cambiare l’acqua ai fiori è un romanzo difficile da classificare. È sicuramente una storia di rinascita, una complessa elaborazione del lutto che diviene possibile solo nell’ambito stesso della morte con cui la protagonista si confronta costantemente. “Mi piace ridere della morte, prenderla in giro” dice Violette “È il mio modo di esorcizzarla, così si dà meno arie. Burlandomi di lei permetto alla vita di prendere il sopravvento, di avere il potere”.

La struttura narrativa del libro si compone di diversi piani temporali con continui rimandi al passato attraverso la lettura di diari o di lettere. Accanto a Violette si intrecciano le storie, spesso narrate in prima persona, di molti altri personaggi inesorabilmente legati alla protagonista. È un racconto dalle mille sfumature che vanno dal rosa al noir, che al tempo stesso fa sorridere e provare compassione, che racconta di abbandoni, tradimenti e sofferenze, ma anche della voglia di andare avanti un passo alla volta apprezzando i piaceri delle piccole cose, come afferma la stessa protagonista: “Come ogni sera ho voglia di stare sola, non parlare con nessuno, leggere, ascoltare la radio, fare un bagno, chiudere le finestre, avvolgermi in un kimono di seta rosa. Stare bene e basta”.

È un libro delicato e commovente che affronta temi così complessi con un magistrale tocco di leggerezza, che ha saputo ammantare la morte di poesia. È anche un romanzo d’amore nel senso più assoluto del termine, quello che lega le persone tra loro in un sodalizio profondo e totale che va oltre alle vicissitudini e agli accadimenti della vita. È altresì un inno alla semplicità, alla bellezza e alla potenza dei gesti quotidiani, piccoli riti che rassicurano, danno gioia, leniscono la fatica di vivere e che fanno sì che l’amore si rinnovi e si alimenti giorno dopo giorno, così come cambiare l’acqua ai vasi mantiene i fiori freschi.

Il successo del libro

Pubblicato nel 2018 e uscito in Italia l’anno seguente, Cambiare l’acqua ai fiori ha conquistato fin da subito i vertici delle classiche dei libri più venduti, grazie soprattutto al passaparola, diventando un vero e proprio caso editoriale. Nello stesso anno è risultato vincitore del Prix Maison de la Presse con la seguente motivazione: "un romanzo sensibile, un libro che vi porta dalle lacrime alle risate con personaggi divertenti e commoventi".
Forse non è un caso che sia stato uno dei romanzi più letti durante il periodo del lockdown, proprio quando era impossibile andare al cimitero a portare simbolicamente un fiore sulla tomba dei nostri cari.
Il successo di questo romanzo per la sua originalità e per la sua trama dalle mille sfaccettature, ha stimolato una nota società di produzione ad opzionarne i diritti cinematografici e televisivi tanto che potrebbe diventare presto una serie TV.

L’autrice.

Valérie Perrin, classe 1967, è approdata sulla scena culturale dopo l’incontro nel 2006 con l’attuale marito Claude Lelouch, noto regista e produttore cinematografico francese. Prima di affermarsi come scrittrice ha collaborato in numerosi film diretti dal marito, come fotografa di scena e come sceneggiatrice. Il suo primo lavoro letterario è Il quaderno dell’amore perduto uscito nel 2015. Dopo il successo internazionale di Cambiare l’acqua ai fiori del 2018, da pochi mesi è stato pubblicato il suo terzo romanzo dal titolo Tre.
 
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