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Non Lasciarmi

Un barlume di speranza...

"Nessuno forse ha compreso la propria vita, nè sente di aver vissuto abbastanza" Kathy H.
Una figura di donna, in controluce, occupa lo schermo. È ripresa di spalle, e di spalle inizia a parlare: si chiama Kathy H., ha ventotto anni ed un passato molto tormentato. La sua voce, carica di rimpianti, fa da cornice alle prime immagini della pellicola. Al fondo dell’inquadratura si scorgono i contorni sfocati di un ragazzo all’interno di una sala operatoria. Il corpo è adagiato sul lettino, pronto a subire un intervento.
Si apre così Non lasciarmi, film del 2010 diretto da Mark Romanek che ha raccolto un buon giudizio di pubblico e di critica. Qualche esempio? Il Messaggero lo ha paragonato all’illustre Blade Runner, e Gianni Rondolino, celebre critico cinematografico, ha sentenziato che “commuove fino alle lacrime”. Da parte mia, dico solo: idea originale, sviluppo piuttosto mal gestito. La trama di per sé ha molto potenziale. Kathy H. racconta il proprio dramma in un lungo flashback: ha trascorso l’infanzia in un luogo apparentemente idilliaco immerso nella campagna inglese, il collegio di Hailsham, in compagnia delle due persone più importanti della sua vita. Lei, Ruth, è la sua migliore amica. Lui, Tommy, è il fidanzato di Ruth, di cui però Kathy è sempre stata innamorata. All’inizio, il collegio di Hailsham sembra una scuola normale. Solo qualche elemento di disturbo desta perplessità: i bambini vengono sottoposti a continue visite mediche e, per nessuna ragione al mondo, devono superare la recinzione che delimita la struttura. “Gli studenti di Hailsham sono speciali”, viene loro ripetuto di continuo. In realtà, essi sono davvero speciali: sono stati creati per donare gli organi ad altre persone, vivono una vita solitaria e isolata dal mondo esterno e, una volta raggiunta l’età necessaria, vengono sottoposti ad una serie di interventi chirurgici. Fino a un massimo di tre, però, perché dopo tre donazioni si muore. Fin qui, tutto bene. Ma qualcosa non torna. Perché, ci si chiede, è proprio quello il loro destino? Perché viene accettato da tutti con rassegnazione? Perché a nessuno viene in mente di scappare? Da chi o da che cosa sono stati creati? Domande destinate a non avere risposta. Il film è un “non detto” o un “non spiegato” che lascia molto amaro in bocca. Ha un ritmo lento e sospeso, senza inizio e senza fine.

Spezziamo comunque una lancia a favore di Romanek. È probabile che il regista abbia riprodotto sullo schermo il ritmo blando e piatto del romanzo da cui ha tratto ispirazione. Non lasciarmi è infatti la trasposizione dell’omonimo Never Let Me Go di Kazuo Ishiguro, scrittore britannico di origini giapponesi. E i giapponesi, si sa, sono famosi per far predominare la staticità al dinamismo, per sostituire la sospensione alla velocità. In questa atmosfera stolida si innesta il poco originale, ma sempre suggestivo, topos “amore/morte”. Agli studenti di Hailsham è infatti concessa una proroga della prima donazione, ma ad una sola condizione: se fanno parte di una coppia, e se la coppia in questione dimostra di amarsi davvero. L’amore salva dalla morte, quindi, o perlomeno offre un barlume di speranza. Tuttavia, il binomio amore/morte non è il solo elemento tradizionale all’interno della pellicola. Se ne scorge un altro, altrettanto drammatico e altrettanto inflazionato: il pentimento sincero in punto di morte. Ruth, all’alba della sua terza ed ultima donazione, si redime dagli errori commessi in passato ai danni degli amici e chiede loro di perdonarla. L’intento di Romanek è piuttosto chiaro: il regista innesta la tradizione sulla novità, aiutando in tal modo il pubblico a superare il disorientamento causato dall’assenza di una spiegazione. Senza punti fermi e con molte domande in testa, lo spettatore si appiglia agli aspetti a lui più familiari, indulgendo ad essi con sollievo.
 
Laura Savarino
NON LASCIARMI
(USA – Gran Bretagna, 2010)
 di Mark Romanek
Durata: 103 minuti
Cast: Carey Mulligan, Andrew Garfield, Keira Knightley, Ella Purnell, Isobel Meikle-Small
 
CURIOSITÁ
Nel 2005, ancora prima della pubblicazione del romanzo, Alex Garland scrisse una sceneggiatura per un possibile film, presentandola ai produttori Andrew Macdonald e Andrew Reich. Romanek, originariamente assunto dagli Universal Studios per dirigere Wolfman, nel gennaio del 2008 abbandonò la regia a seguito di alcuni scontri avuti con il resto del cast. In seguito gli fu data la possibilità di dirigere un adattamento del romanzo di Ishiguro ed egli accettò l’offerta.
Alla realizzazione del film hanno contribuito lo scenografo Mark Digby, premio Oscar per The Millionaire. il direttore della fotografia Adam Kimmel e la compositrice Rachel Portman.
L’attrice Carey Mulligan ha dovuto imparare a guidare per il film, sottoponendosi ad un corso intensivo di due settimane.
 
 
CITAZIONI
 “Sono passate due settimane da quando l’ho perduto ... vengo qui e immagino il luogo dove sia raccolto tutto ciò che ho perso fin dagli anni dell’infanzia. Se fosse così, non faccio altro che ripeterlo, forse, in fondo al campo, all’orizzonte, apparirebbe una figura... dapprima minuscola e poi sempre più grande... fino a che non riconoscerei Tommy... Tommy che mi saluta, che mi chiama... ma non voglio che la fantasia prenda il sopravvento, non posso permetterlo. Continuo a ripetermi che comunque sono stata fortunata a passare del tempo con lui, quello di cui non sono sicura che le nostre vite siano tanto diverse da quelle delle persone che salviamo... tutti completiamo un ciclo... forse nessuno ha compreso veramente la propria vita, né sente di aver vissuto abbastanza”.
Kathy H. (Carey Mulligan)
 
“Non avrei mai immaginato che le nostre vite, fino ad allora così intrecciate, potessero distanziarsi tanto rapidamente. Se l’avessi saputo prima, le avrei tenute più strette, senza permettere a forze invisibili di separarci …”.
Kathy H. (Carey Mulligan)   


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