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Vorrei anch'io esprimere le mie opinioni

Egregio Direttore,
ancora una volta devo purtroppo constatare che, attraverso i propri organi di informazione, i Segretari di Feniof e di Federcofit, proponendo una propria chiave di lettura del più recente incontro del Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana, forniscono una interpretazione distorta degli avvenimenti e attribuiscono alla mia persona (e ad altri) atteggiamenti, intendimenti e parole diversi dalla oggettiva realtà dei fatti.
Non possedendo EFI una propria rivista chiedo ad Oltre Magazine, della quale non è possibile non apprezzare la grande democraticità nell’ospitare tutte le opinioni purché espresse correttamente, di dare spazio a questo mio intervento con il quale intenderei esprimere le mie giuste argomentazioni.
Prima di entrare nel merito delle questioni più attuali, vorrei richiamare all’attenzione dei lettori un episodio del quale avranno certamente memoria. Nei mesi scorsi, a seguito di una nostra iniziativa volta a sensibilizzare Istituzioni e opinione pubblica sull’urgenza di attivare nuove norme in materia fiscale e più rigorosi controlli, mi è stato imputato, neanche troppo velatamente, di aver gettato discredito sulla categoria facendo intendere genericamente che essa fosse popolata da evasori fiscali. Ho già chiarito in altre sedi, ma approfitto dell’occasione per ribadirlo ad una platea più vasta, che il nostro intendimento era sì quello di evidenziare un problema che esiste e che investe gli operatori funebri e quelli lapidei e cimiteriali, ma soprattutto quello di osteggiare un orientamento della allora in discussione legge così detta “di stabilità”, proposta dal governo Monti, che avrebbe ulteriormente abbassato la quota di deducibilità delle spese funebri per i cittadini. Non è certamente merito nostro, ma un parziale risultato è stato raggiunto essendo rimasto invariato lo status quo.
Le Federazioni, Federcofit in particolare, non hanno risparmiato attacchi alla mia persona, con interventi che molti avranno potuto leggere anche su internet. Ma in pochi, forse, sanno che in una intervista pubblicata il 7 aprile 2012 sul settimanale web Linkiesta, il Segretario Feniof Alessandro Bosi dichiarava testualmente: “… Ma l’esecutivo potrebbe almeno intervenire e incidere dal lato della tassazione. Purtroppo, tra di noi, ci sono operatori non virtuosi poco propensi a fare fattura. E, in questo periodo di crisi, le famiglie, per risparmiare qualcosa, sono disposte a pagare al nero buona parte del servizio funebre. La nostra proposta è questa. Adesso il settore opera in esenzione di iva, ma la detrazione delle spese funerarie per le famiglie è molto bassa: il massimo è di 1.540 euro. Noi diciamo: mettiamo l’iva, magari al 10%, ma alziamo la detraibilità ad almeno 7.000 euro. In questo modo i cittadini avranno interesse a chiedere la fattura e potremo coniugare fisco e sviluppo”. E allora? Siamo tutti d’accordo mi sembra di aver compreso! E, nello stesso articolo, il Segretario Federcofit Giovanni Caciolli affermava: “… Il lutto ad un italiano non può costare meno di 6.000 euro … E il rischio è che le famiglie si rivolgano a operatori senza scrupoli. L’Italia delle liberalizzazioni e delle autocertificazioni, senza controlli da parte dello Stato, ha dato “licenza di uccidere” a tutti quelli che se ne fregano delle regole e fanno concorrenza sleale. La nostra è una attività complessa. Servono maggiori controlli … E anche in ragione delle particolari condizioni emotive si tende a mettersi del tutto nelle mani dell’impresario e a non badare troppo al rispetto formale delle leggi”. E il Presidente Federcofit Giuseppe Bellachioma rincarava la dose: “Ci sono situazioni che non esito a definire scandalose, come il Lazio. Dove la stessa persona che gestisce la principale azienda di imprese funebri ha anche cimiteri, ospedali, servizio di assistenza ai malati”. Anche in questo caso, dove stanno le differenze con quanto sosteniamo noi?
Veniamo adesso al Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana, organismo al quale siamo stati invitati ed al quale partecipiamo ritenendo di dover portare il nostro piccolo contributo di idee e di esperienze. Nell’ultimo numero de “La Lettera del Presidente” l’editoriale (ma, Presidente Bellachioma, chi ti scrive i testi? Crozza, Fiorello o piuttosto qualche cabarettista di più basso profilo?) ci propina una ricostruzione di quanto accaduto senza astenersi da una ironia anche offensiva (che rispediamo al mittente), ma soprattutto tornando a presentare il progetto con uno stile, degno della peggiore politica, infarcito di aria fritta e di luoghi comuni. E, tutti i giorni, abbiamo sotto gli occhi i risultati ottenuti oggi dalla politica …
La nostra posizione è molto chiara e vogliamo ancora una volta ribadire pubblicamente i punti cardine del nostro pensiero:
  1. perché il Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana possa essere riconosciuto dalle Istituzioni come interlocutore attendibile è indispensabile che esso abbia una forma giuridica, anche semplice e snella: riteniamo che la formula migliore sia quella di un Comitato per il quale vengano disciplinati preventivamente i poteri, la durata nel tempo, i diritti di rappresentatività per ciascun Organismo presente e nel quale le cariche sociali vengano determinate secondo criteri di democraticità, per elezione;
  2. per l’attività di tale organismo occorre redigere un budget preventivo che andrebbe discusso, valutato ed approvato dall’Assemblea per determinare le quote associative annuali;
  3. operativamente, le mansioni routinarie andrebbero svolte dalle Segreterie di ciascuna Associazione, con conseguente risparmio sui costi generali, e la comunicazione dovrebbe essere affidata a professionisti che abbiano maturato conoscenze ed esperienze specificatamente legate alle dinamiche del comparto;
  4. gli obiettivi non andrebbero esclusivamente limitati alle normative di riferimento, nazionale e regionali, ma dovrebbero essere adeguati alle linee guida emanate dall’Unione Europea ed ampliati ai tanti temi che, pur rientrando in linea generale anche nei nuovi impianti di legge, assumono carattere di urgenza e andrebbero perseguiti con immediatezza e con determinazione.
Questo abbiamo proposto, senza alcuna ambizione personale, né autocandidatura, e su questo desidereremmo ottenere risposte chiare, esaurienti e trasparenti. Il protocollo di intesa affidato a Graziano Pelizzaro, e dallo stesso immediatamente redatto, ci è stato trasmesso solo dopo una ventina di giorni e non si discosta sostanzialmente da quello predisposto a suo tempo dalle Segreterie di Feniof e di Federcofit: perché affidare a priori coordinamento, rappresentanza e segreteria alle due Federazioni promotrici senza lasciare all’Assemblea la facoltà di esprimersi con elezioni? Tanto più che, oggi, si delega la stessa Assemblea a pronunciarsi sulla quota associativa annua che, se dovesse essere definita sulla base della proposta inviata e se tutti i soggetti invitati dovessero aderire, potrebbe determinare un budget di quasi 30.000 euro. Che, soprattutto in tempi di crisi quali quello che stiamo vivendo, sono pur sempre tanti bei soldini da investire per l’affitto di sale riunioni e per le fotocopie … Voi cosa ne pensate?
Sappiamo che la nostra posizione è largamente condivisa anche da altri componenti il Consiglio Nazionale della Funeraria Italiana. Oggi più che mai, davanti al pessimo esempio offerto da chi ci dovrebbe governare e dovrebbe pensare al bene del Paese più che a mediocri personalismi, vorremmo che dal nostro comparto giungesse un chiaro, anche se piccolo, segnale della prevalenza del “fare” rispetto al “parlare”. Se il Consiglio si muoverà in questa direzione, potremo raggiungere gli obiettivi che tutti abbiamo dichiarato di voler perseguire; altrimenti resteremo ancorati al “vecchio”, ad una situazione stagnante i cui esiti sono quotidianamente sotto gli occhi di tutti con i tanti problemi che affliggono oggi la categoria e, più in generale, l’intera comunità sociale.
Mi scuso, egregio Direttore, per essere stato forse estremamente prolisso; ma comprenderete bene, lei ed i Lettori, la forte preoccupazione che attanaglia me e tutti i Colleghi che tanto hanno investito e continuano ad investire sulla propria attività e che rischiano di vedere vanificato il loro impegno a vantaggio di chi ha fino ad oggi approfittato del caos e della confusione.Con stima e con amicizia!
 
Gianni Gibellini


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