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Il viaggiatore a Tanexpo 2008

Vista da vicino

E così la fine di marzo è arrivata, e con essa la tanto attesa Tanexpo 2008 proposta in una nuova sede dopo tanti anni di continua crescita a Modena. Sulle ragioni che hanno condotto a questa scelta, dolorosa sul piano sentimentale ma lungamente ponderata e certamente serena, abbiamo già avuto in passato l'occasione di esprimerci. Oggi, viceversa, non possiamo che constatare la fondatezza di tale decisione e la certezza che con Bologna si apre un nuovo ciclo di Tanexpo chiamata ormai, ma anche questo è noto, a consolidare il proprio ruolo di leader nel panorama mondiale delle esposizioni del settore funerario. Non è semplice per chi scrive conservare quella obiettività che pure è assolutamente necessaria quando si voglia portare avanti un discorso positivo, costruttivo e soprattutto coerente nella consapevolezza che il difficile viene adesso. Il coinvolgimento personale e l'investimento che in esso abbiamo fatto è troppo forte per non presentare il rischio reale di farci perdere quel distacco che può assicurare un giudizio scevro di passioni e di facili entusiasmi. In altri termini, occorre essere consapevoli che le sfide future sono tutte da assumere nella misura in cui sarà indispensabile mantenere i livelli di eccellenza raggiunti ed anzi incrementarli per poter far fronte alle iniziative che i nostri colleghi, persone valide e qualificate, promuoveranno nella lodevole intenzione di elevare i contenuti, la qualità e, in definitiva, il successo delle proprie manifestazioni. È ben vero che operare in Italia costituisce un vantaggio, un "edge" sicuro. Non tanto in termini di potere di attrazione del Paese, che pure esiste, quanto piuttosto in virtù della qualità e della inventiva proprie dei produttori italiani, come abbiamo potuto constatare nelle belle giornate di questa primavera bolognese. Ancora una volta (ma avevamo bisogno di una conferma?) i visitatori, numerosissimi, hanno potuto ammirare la varietà dei prodotti loro offerti nei diversi settori merceologici dell'articolo funerario e cimiteriale. Dai cofani alle autovetture, dalle urne ai bronzi, dai forni crematori agli accessori, dalle imbottiture alle decorazioni floreali, dalle fotoceramiche agli equipaggiamenti per la casa funeraria è stato un susseguirsi di proposte stimolanti atte a valorizzare l'attività dell'imprenditore serio e desideroso di accompagnare le famiglie nel modo più appropriato in un momento tanto delicato ed inaccettabile come quello della perdita di una persona cara.
Tale atmosfera di vigore creativo è stata vieppiù esaltata dall'esposizione di urne realizzate dagli allievi di alcuni Istituti d'Arte a dimostrazione di come si possa trattare con squisita sensibilità e con sicuro gusto un tema, soprattutto per i giovani, così particolare e ricco di significati simbolici come quello della morte. A tale rassegna, organizzata con la consueta maestria dall'architetto Lea Di Muzio, si sono affiancati progetti cimiteriali eccezionalmente ricercati e suggestivi. Il tutto ha costituito una vera perla in uno scrigno di inusuale bellezza come quello rappresentato dai padiglioni che hanno
ospitato Tanexpo 2008. Essi erano ben tre. Due di essi, su piani diversi, hanno potuto forse disorientare temporaneamente il visitatore. Tuttavia, passato il primo attimo di relativa perplessità, la visita è risultata non solo agevole, ma assolutamente seducente per la grandissima qualità dei prodotti esposti e degli stand, molti dei quali nuovi e di impostazione architettonica e contenuto estetico assai rilevanti. Avrete notato che non abbiamo fatto sin qui nomi, né ne faremo nel seguito di questo intervento. Di fronte al rischio di omettere, seppure involontariamente, espositori meritevoli e degni di menzione, preferiamo rimanere per una volta nel vago, accomunando tutti i produttori nello stesso plauso per la professionalità con cui hanno preparato la propria presenza e per il loro coinvolgimento totale nella manifestazione. Se essa si è rivelata, come nessuno potrebbe ragionevolmente dubitare, un successo, lo si deve anche e soprattutto a loro. Siamo fiduciosi che i risultati attesi, in termini commerciali, saranno all'altezza delle loro aspettative.
Ritornando ai padiglioni espositivi, che hanno occupato una superficie di 25.000 metri quadri, una menzione particolare ci sembra meriti il terzo. Esso, in cui si trovava la Mostra cui si è fatto cenno in precedenza, ci ha affascinati per gli spazi vasti e luminosi accentuati dalla presenza di un "jardin d'hiver" attiguo e visibile attraverso un'ampia vetrata. Proprio la vastità e la luminosità del luogo ne hanno fatto il sito ideale non solo per i fortunati espositori presenti, ma anche per la l'ammirevole progetto di showroom sorteggiato alla fine della manifestazione e per una rassegna di veicoli funerari antichi il cui pezzo forte era costituito da una splendida riproduzione, realizzata nel 1922  nei propri atelier da una gloriosa azienda felsinea di pompe funebri, la Golfieri, sui disegni originali del ‘700. Un padiglione dove, oltre al piacere di ritrovare numerosi amici, abbiamo anche avuto modo di gustare, nello stand di un espositore sloveno, il prosciutto del Carso, Kraski Pršut, accompagnato dal "terrano", vino carsico per eccellenza che da quella terra aspra trae umori e sentori di identica natura apprezzabili solo dopo un lungo tirocinio iniziatico allietato, ove possibile, dalla compagnia delle belle e sode fanciulle che abitualmente, con amorevole gesto, provvedono alla mescita dell'insolito nettare. Ricordi triestini di chi, lontano da più di cinque lustri dalla città natale, non riesce proprio a togliersela dal cuore soffrendo ancora, dopo tanto tempo, per la mancanza di "mule" (ragazze) di mare e di "bora" (il famoso vento di est-nord-est), pur vivendo nella tanto ambita "ville lumière" dove le vicissitudini della vita ("cherchez la femme" dicono oltralpe) l'han condotto.
Questa digressione enogastronomica sulla vicina, piccola ed operosa repubblica ci porta dritti a considerazioni più consone alla nostra vocazione girovaga. E cioè all'esame della presenza straniera a Tanexpo 2008. Distingueremo, ovviamente, due capitoli. Quello dei produttori e quello dei visitatori. Per quanto riguarda i primi, i dati sono chiari. Sugli oltre 200 espositori complessivi, 42 erano stranieri, con una evidente crescita rispetto ai numeri di Modena 2006. I margini di progresso sono importanti, anche se è ben vero che per un fabbricante estero venire in Italia a confrontarsi con i costruttori di cofani, di bronzi, di autoveicoli e di quant'altro non è, a priori, cosa agevole. Più, direi, sul piano intellettuale che su quello pratico. D'altra parte la fortuna aiuta gli audaci (versione più fine del "chi non risica non rosica") ed è chiaro che chi ambisce ad entrare sul mercato della penisola deve fare il passo decisivo. Vi sono alcuni settori, primo fra tutti quello della cremazione, che si dimostrano in continua crescita. Su tale argomento vi sono certamente, all'estero, giacimenti di "know-how" suscettibili di trovare sbocchi commerciali attraenti in Italia. Si pensi, ad esempio, alla logistica cimiteriale, per la quale paesi importanti anche a noi vicini hanno una esperienza di parecchi decenni e potrebbero intervenire con profitto sul nostro mercato. Il discorso si sposta fatalmente sull'oriente e su nuove realtà ormai imprescindibili, l'India e la Cina, paesi il cui sviluppo inarrestabile sta mutando prodigiosamente, e non senza pericoli, il panorama economico mondiale. È indispensabile proteggere i nostri mercati non ignorando l'esistenza di una realtà industriale asiatica, ma approcciandosi ad essa per arginare un fenomeno economico che, pur non potendo competere per qualità e per innovazione con il prodotto italiano, rischia di disorientare il sistema imprenditoriale del nostro Paese.
Venendo ai visitatori, anche qui le statistiche ufficiali diranno quanti e da quanti paesi essi siano arrivati. Fidandoci di una nostra valutazione personale, diremmo di aver incontrato professionisti di almeno una cinquantina di paesi. Praticamente tutti quelli d'Europa, con moltissime presenze dall'Asia, dall'Oceania e dall'America Latina, in particolare alcuni brasiliani che, unendo l'utile al dilettevole, hanno approfittato della venuta in Italia per recarsi in visita a parenti, anche strettissimi, del paese di origine. Vedremo in futuro cosa fare per migliorare ancora questo dato: siamo convinti che il miglior sistema per far conoscere Tanexpo sia quello di andare in tutti i Paesi, a cominciare dall'esposizione che si terrà in autunno a Buenos Aires, in Argentina, alla quale farà seguito quella messicana, la prossima primavera, nella bella San Luis Potosì. Convincente la presenza africana. È questo un continente che potrà riservare, malgrado la situazione catastrofica di certi paesi dovuta soprattutto all'accaparramento delle risorse da parte di una classe dirigente corrotta fino al midollo, gratificazioni alle imprese che vorranno consacrare a tale obiettivo l'impegno in uomini e in mezzi. Conosciamo alcuni che già vi lavorano con soddisfazione e siamo certi che ci sia ancora molto da fare.
Ancora due considerazioni. La prima, estremamente gioiosa, riguarda il rapporto fra Tanexpo e Fiat-Ifta, la più importante organizzazione funeraria mondiale che raggruppa imprese di ormai 60 paesi. Esso corona anni di lavoro fianco a fianco, con obiettivi comuni e con reciproca stima, e si è concretizzato nella consegna di un riconoscimento ufficiale quale socio membro, il primo in assoluto rilasciato dalla gloriosa Federazione. È stato consegnato a Nino Leanza dal presidente uscente Josep Cornet, spagnolo, già direttore dei servizi funerari di Barcellona, una delle più grandi imprese funerarie al mondo. Cornet passerà la mano per il prossimo biennio al cinese Chen Qun Lin in occasione di una importante manifestazione che si terrà in Spagna dal 18 al 22 giugno. Alla cerimonia, svoltasi presso lo stand di Fiat-Ifta, era presente, accompagnato dall'adorabile moglie Lia, l'olandese Dirk Van Vuure, già presidente in passato della stessa organizzazione la cui segreteria, viste le eccellenti capacità organizzative dimostrate, è rimasta da allora nei Paesi Bassi ed è seguita oggi dall'onnipresente Gerard Knap.
L'altra, meno gaia, riguarda i convegni, in cui abbiamo assistito, in alcuni interventi, alla mancanza di "bon ton". Ricordiamo in particolare, a titolo di esempio ma con la speranza che esso ci serva da lezione per il futuro, quello di un imprenditore contrario alla cremazione. Crediamo che un minimo di correttezza sia necessario in occasione di ogni confronto, soprattutto in quelli dove vi sono, ed è bene che vi siano, opinioni divergenti. Il dibattito civile (grande parola!) non dovrebbe mai scadere a livello di battaglia di quartiere, degna di certe periferie parigine più che delle tradizioni di civiltà della città che ospita la più vecchia università europea in un paese che è stato, esso stesso, culla di civiltà. Anche se dobbiamo purtroppo constatare oggi che tale eredità sta rapidamente scomparendo, oltraggiata quotidianamente da un mondo di veline, attricette, canterini, sportivi pompati e mondani, nonché di trasmissioni televisive degradanti, avvilenti e, per farla breve, "idiote". Il fatto che siano seguite con interesse lascia scettici sul grado di civiltà attuale del nostro paese. In tale contesto di volgare sciatteria, interventi come quello sopra citato non ci meravigliano oltre misura pur lasciandoci in bocca un certo sapore amaro. Da inguaribili ottimisti quali siamo continuiamo a sperare che lo sforzo di riflessione personale di ciascuno di noi possa dare frutti non solo individuali ma anche, aprendosi ed irradiandosi verso l'esterno, a beneficio dell'intera comunità.
 
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