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The Box

Il valore dell'esistenza

Un regista visionario come Richard Kelly riserva sempre qualche sorpresa. Del resto, il suo ingresso ad Hollywood era stato un vero e proprio fulmine a ciel sereno: siamo nell’estate del 2004 quando, sconosciuto, debutta con il controverso, ma pluriosannato Donnie Darko. Applausi, elogi, critiche positive e c’è chi già lo definisce “uno dei più talentuosi registi del ventunesimo secolo”.
Così nel 2009, dopo un lungo silenzio, Kelly si rimette in gioco e regala al pubblico un thriller ad alta tensione: “The box”. L’impalcatura su cui regge la pellicola è originale ed avvincente: i coniugi Lewis sono una famiglia come tante, hanno problemi economici e si dividono tra il lavoro e un figlio preadolescente curioso ed intelligente. Lui lavora alla Nasa, lei fa l’insegnante di liceo. È Natale, il periodo dell’anno in cui “si è tutti più buoni”, come vuole la tradizione. Un piovoso pomeriggio di dicembre un misterioso individuo si presenta alla porta di casa Lewis. Ha un lato del volto completamente sfigurato e si rifiuta di rivelare il proprio nome. Un mostro, come mostruosa è l’offerta che propone: un milione di dollari in cambio della vita di una persona sconosciuta. Una scatola con all’interno uno strano congegno sovrastato da un bottone rosso. Ventiquattro ore per decidere. In caso di consenso, basta premere il bottone. Il punto è: la vita di una persona sconosciuta, una tra le tante migliaia, vale più di un futuro agiato e di una somma da capogiro? Richard Kelly non ha alcun dubbio: l’uomo è un animale egoista e, come tale, si comporta. Così, in un crescendo di tensione molto ben orchestrato (e nell’assenza totale di colonna sonora), Nora preme il bottone d’impulso e pone fine alle discussioni. Ovviamente, le cose non andranno secondo i loro piani. L’uomo dal volto sfigurato, infatti, aveva omesso una serie allarmante di particolari e i Lewis si ritroveranno protagonisti di un incubo senza uscita. Il dilemma etico allora, tema portante dei primi 60 minuti di pellicola, lascia il posto ad atmosfere esoteriche non meglio identificate e a particolari fantascientifici del tutto irrilevanti.
Kelly scade nel visionario, inserisce dettagli che appesantiscono la narrazione e che confondono lo spettatore: la baby-sitter profetica, lo studente disturbato, portali fatti d’acqua e mondi fatti di luce. Soltanto alla fine la vicenda scioglie il bandolo della matassa e tutti i pezzi del puzzle tornano al proprio posto. Lo spettatore però, provato dalle precedenti incursioni fantascientifiche, fatica ad orientarsi. Ed è un vero peccato, considerata l’idea di partenza del film: quella questione morale che aveva paragonato la vita di uno sconosciuto ad una somma considerevole di denaro. Quel dilemma etico che aveva posto sullo stesso piano il valore dell’esistenza e quello dei soldi, per poi scegliere questi ultimi. Del resto, Kelly è un giovane testimone del proprio tempo e come tale interpreta la volontà dell’uomo: in un’epoca tanto consumistica e materialista si è disposti a sacrificare qualunque cosa per il denaro. Anche la vita di uno sconosciuto. Dopotutto è sconosciuto, giusto?
Nonostante gli sforzi, Kelly non bissa il successo di Donnie Darko. Il film riceve due nomination agli Oscar (“miglior film horror” e “migliore attore non protagonista”), ma non porta a casa alcuna statuetta. I critici guardano al prossimo lavoro del regista, sperando in risultati migliori.
 
Laura Savarino
the Box
(USA, 2009)
di Richard Kelly
Durata: 115 minuti
Cast: Cameron Diaz, James Marsden, Frank Langella, James Rebhorn, Holmes Osborne


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