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A Gorinchem, dal 26 al 28 settembre

Uitvaart Vakbeurs 2012 (2)

Se Gorinchem non può quindi fregiarsi di un passaggio del nostro, essa va orgogliosa di un centro espositivo che testimonia, come si ricordava in precedenza, l’eccellente qualità degli architetti locali. Ampio e funzionale, esso ha accolto per la seconda volta la “Uitvaart Vakbeurs”, la fiera del funerario, dove “vakbeurs” significa fiera commerciale, e “uitvaart” (da “uit”, fuori, e “vart”, navigazione) vuol dire “navigazione fuori”. Dal mondo dei viventi, aggiungeremmo noi. Caronte, il nocchiero dell’Ade, ed il tetro Acheronte non sono lontani! Fatto unico negli annali fieristici, l’organizzazione ha strategicamente disposto lungo il perimetro interno dell’esposizione dei chioschetti, una decina, per rifocillarsi da mane a sera con cibi caldi e freddi, dolci e salati. Il tutto gratuitamente. Gli espositori possono anche approfittare di vino e birra. Sempre “gratia domini” presentando il badge. Ai visitatori rimangono i soft drink ed il caffè. A proposito di birra, vogliamo ringraziare pubblicamente in questa sede il caro Rudolf Kleewein. Egli, conoscendo la nostra propensione per la bionda bevanda, ha avuto la luminosa ispirazione, passando per Ried im Innkreis (dove ogni anno organizza Devota, la bella fiera austriaca che l’anno prossimo, annotare prego, avrà luogo dal 26 al 29 settembre) di recuperare, memore di qualche momento di relax passato assieme in qualche biergarten, un prezioso flacone da due litri di Riederbier prodotto da una delle più famose birrerie del suo Paese, la storica brauerei di Ried. Dopotutto Trieste è stata austriaca per più di cinque secoli ... Per fortuna, vista la nostra residenza, ci eravamo recati in Olanda in auto. Altrimenti avremmo dovuto lasciare il prezioso dono ai servizi aeroportuali di sicurezza o, meglio, trangugiarlo affrettatamente - che tristezza! - senza gustarlo con le dovute lentezza e meditazione.
La fiera olandese ben merita tale qualifica. Non solo per il fatto tenersi nei Paesi Bassi, ma anche perché espositori e visitatori, entrambi piuttosto numerosi, sono prevalentemente locali. Ogni paese ha propri caratteri peculiari. Se dovessimo, in una sola parola, definire quello dei tulipani potremmo dire “sobrietà”. Il che non significa brutto. Anzi, proprio questo gusto per l’essenza delle cose permette in molti casi di trascendere gli elementi di impatto immediato per puntare al significato profondo dell’oggetto che riveste inoltre, nel caso specifico dell’articolo funerario, una profonda valenza affettiva e simbolica. La linea pura, semplice segno nello spazio, rimanda a sentimenti basici, essenziali: l’amore, il rispetto, la ferma, lineare volontà di perpetuare il ricordo di qualcuno. Dopo seppelliti, lo si sa, diventiamo tutti buoni. Anche se siamo stati, in terra, dei grandissimi figli di … buona donna. È quindi in questa direzione che si indirizza lo sforzo creativo dei produttori batavi. La differenziazione viene dalle forme, dai colori e dai materiali impiegati. Ciò è ampiamente visibile nelle urne. Non si dimentichi che il tasso di cremazione nei Paesi Bassi è altissimo. Nonostante i costi lo siano altrettanto. Ma anche i cofani risentono di questo approccio. Linee essenziali, materiali semplici e spesso poveri, forme stilizzate. Il colore come elemento basico, assieme alla forma, di distinzione. I prezzi, in fiera, paiono ragionevoli visti i redditi degli abitanti ed un tenore di vita piuttosto elevato. Bisognerebbe però sapere quali sono i ricarichi delle imprese. Vasto problema.... L’ecologia la fa, con i tempi “verdi” (anche di rabbia per i balzelli che quotidianamente “mazziano” gli italiani e non solo) che corrono, da padrona. Tutto ha vocazione ad essere il più “environment-friendly” possibile. Un vero e proprio peana in onore di madre natura. Quella natura tanto dura con gli olandesi che però essi, con ingegno e con tenacia, hanno saputo domare. Fino ad innamorarsene pur rispettandola. L’amore non è tale se non c’è rispetto. Quella natura così semplice nelle sue espressioni fondamentali: il susseguirsi ripetitivo delle stagioni, del giorno e della notte, del sole e della pioggia. Tutto ciò ci rimanda al nostro stato di uomini, eterni fanciulli (anche i più stagionati, non si creda...), che davanti a tutto ciò rimangono (come ad esempio davanti ad un tramonto o ad una tempesta) a bocca aperta a porsi le eterne domande e le altrettanto eterne assenze di risposta: “chi siamo?, da dove veniamo?, dove andiamo?”. Nel frattempo la ruota continua a girare.
Tale approccio, di rispetto per l’ambiente, lo ritroviamo anche nei forni da cremazione. Per vocazione intrinseca e per rispetto delle norme. Non è come in certi Paesi (gli USA, per non fare nomi) dove tali considerazioni, a parte qualche singolo stato come la California, non giungono nemmeno nell’anticamera del cervello del legislatore. Tutti se ne infischiano a cominciare dai presidenti, democratici o repubblicani che siano. Essi sono molto, anzi troppo, sensibili alle pressioni delle lobby che hanno solidi e “verdeggianti” (i dollari sono, anzi erano, verdi; i nuovi a dire il vero tirano sul rosato-bruniccio) argomenti a sostegno delle proprie rivendicazioni. Il leader europeo della cremazione, l’olandese Facultatieve Technologies, era presente in forze a Uitvvart. Del resto giocavano in casa trovandosi il loro quartier generale all’Aia, a qualche decina di chilometri dal sito espositivo. Con uno stand sobrio, tanto per non stonare, essi hanno attirato clienti attuali e potenziali. Unico italiano presente, con la filiale del vicino Belgio, era Biondan. Altri forse c’erano, attraverso i propri distributori, ma non li abbiamo notati. Sporadicamente qualche cofano denunciava anonimamente la propria origine peninsulare. Rari i visitatori esteri. Da Belgio, Germania e Francia. Tra essi abbiamo rivisto con piacere l’amico Borgno, di origine monferrina, che è uno dei primi tre imprenditori del Belgio. Installato in Vallonia, a Mons, la città da cui viene anche l’attuale primo ministro belga Elio Di Rupo, è lui che si è occupato dei tifosi juventini deceduti nella tremenda serata dell’Heysel, nel 1985, allo stesso modo che il padre molti anni prima, nel 1956, ebbe la tristissima incombenza di accudire alle salme dei 136 (su 164 deceduti) italiani caduti nella vicina miniera di Marcinelle dove solo otto dei 272 minatori presenti ebbero salva la vita.
In conclusione l’impressione che ci rimane di questo evento è estremamente positiva, così come pensiamo lo sia per gli organizzatori che nella soddisfazione per il successo ottenuto troveranno forza e vigore per mettere in piedi, ancor meglio ne siamo sicuri, la prossima edizione di Uitvaart Vakbeurs. Ad maiora!
 
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