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CHI HA UCCISO CASANOVA?

Li si trova nelle osterie, a teatro, nelle "promenades", nei saloni, come nei gabinetti dei ministri. I "boudoirs" visitati fremono ancora di piacere. Sanno divertire i grandi, ingannare gli ingenui. Possono leggere l'oroscopo, inventare elisir. A loro vengono affidate le missioni segrete di ogni stato. Hanno eloquenza leggera, fanno ridere i felici, spaventano i paurosi. Quando hanno le tasche piene, sono più reali del re, se sono vuote, inventano "La Filosofia".

Uno di loro è nato a Venezia, il 2 aprile 1725. Ricco di libbre, ducati, zecchini, franchi, frutto della professione di "avventuriero" per quasi vent'anni, si concede la nomina di Chevalier. L'alfabeto appartiene a tutti, Giacomo Girolamo Casanova vuole tutto: si autonominerà Chevalier De Seingalt.

MASCHERE VENEZIANE. Venezia ha chiuso con l'ambizione nazionale, si preoccupa solo di vivere con dolcezza: tredicimila domestici e ottocento parrucchieri per centotrentacinquemila abitanti! Duecento caffé, sette teatri, quattro conservatori di musica, giocolieri su tutte le piazze, gioco di azzardo in ogni angolo…una profusione di chiese. Casanova nasce in quel mondo travestito e, per di più, da una coppia di attori che vive ai limiti più marginali di una società senza ideali. Senza ideali, ma con grande cura nel salvare le apparenze, poiché Giacomo Casanova viene arrestato, nel luglio 1755 per libertinaggio, ateismo ed esercizio della magia. ed è rinchiuso nella terribile prigione dei Piombi dalla quale, però, evaderà quattro mesi dopo. Bandito dalla sua città natale, Giacomo Girolamo Casanova vi ritornerà il 14 settembre 1774. Con quale ruolo? Quello di indicare alla polizia di stato i comportamenti libertini delle donne, gli eccessi di lusso, i pericolosi ragionamenti dei "filosofi", i libri lubrici…

DONNA È MOBILE? Per quasi vent'anni Casanova gira il mondo. Si fa conoscere dovunque ricevendo una più o meno divertita accoglienza dagli uomini, e un generoso apprezzamento dal gentil sesso. A quasi quarant'anni poteva dire: "Tutto succedeva come se tutte le donne d'Europa avessero formato un unico serraglio destinato ai miei piaceri…" Riuscì ad incantare la vecchia e ricchissima marchesa D'Urfé che gli assicurò una vita agiata e spensierata per molti anni. Si descriveva così: "Perfetta salute al fiore della mia età, nessun obbligo, senza aver bisogno di prevedere, ben provvisto di oro dipendente da nessuno, felice al gioco e favorevolmente accolto dalle donne che mi interessavano..." Ma, nel 1763, si conclude il primo atto della sua vita da… Casanova. Una cortigiana, la Charpillon, segna la fine della sua carriera. Gli si rifiuta, lo fa sperare, lo rovina, lo impegna in umilianti prove e infine lo fa rinchiudere in carcere. Non si riprenderà mai: a 49 anni è già un vecchietto magro, con il viso scavato, quando ritorna nella sua città natale dopo aver ottenuto la grazia degli inquisitori di Stato della Repubblica Serenissima grazie a numerose lettere di suppliche e offerte di servigi.

IL PEGGIOR NEMICO. Non è la povertà: Casanova ormai caduto nella totale miseria si è tuttavia assicurato il pane quotidiano accettando l'incarico di bibliotecario offertogli dal conte di Waldstein nel suo castello a Dux, nella grigia Boemia, dove morirà all'età di 73 anni. Non è la noia, né la mancanza di amore: ha deciso di rivivere ogni momento della sua movimentatissima vita scrivendo le sue Memorie: "Ricordando i piaceri che ho avuto ne godo una seconda volta e rido delle pene che ho subito e che non sento più". Immaginiamo piuttosto un dialogo che avrebbe potuto aver luogo nel "boudoir" di una bella cortigiana ad un'epoca in cui Casanova, per sedurre, doveva ammaliare con belle parole: "non interessavo più al gentil sesso per il solo aspetto, mi occorreva parlare…"

Il viso di Giacomo s' increspa. Una ruga si disegna sulla sua fronte.
Si guarda allo specchio.
"Cosa fai?" gli chiede la donna che giace sul letto ancora caldo. Giacomo Girolamo Casanova si sta guardando allo specchio, non risponde.
"Amore, perché questa ruga che sbarra la tua fronte?"
Giacomo Casanova si guarda più intensamente.
"Cosa vedi?" Urla quasi.
"Un uomo che mi ha appena fatto sentire donna…".
"Sono un uomo al quale nessuno penserà dopo la mia morte".
"Dopo la tua morte, le donne che hai amato ti ricorderanno".
Giacomo Casanova ebbe un gesto di impazienza. Il sorriso di questa donna lo irritava. Era la prima volta che l'incertezza prevalse sul desiderio di un bel corpo offerto.
La donna insistette:
"Dimmi il nome di chi ti ossessiona tanto".
"E colui per colpa del quale verrò trasformato in un volgare fantoccio il cui nome farà sorridere o servirà d'insegna per loschi locali da quattro soldi".
"Il suo nome, ti prego, come si chiama costui?!".


DON GIOVANNI. Malgrado fosse una celebrità mondiale, Giacomo Casanova non è mai entrato nel ristrettissimo cerchio dei letterati consacrato dalla presenza del proprio nome nei libri scolastici o nelle storie della letteratura. È rimasto un marginale della cultura occidentale, tanto che non si sono mai considerate le sue opere sotto un punto di vista letterario. La sua esclusione è dovuta ad una causa più profonda, più morale. La cultura occidentale, imperniata intorno alla Bibbia, apprezza nella libertà sessuale l' unico fatto di sentirsi trasgressore e non perdona a Casanova di essere felice senza complessi. E' completamente a suo agio nel piacere : né il Padre, né il Papa, né il Potere esistono per lui.

Don Giovanni, invece, è diventato un eroe della nostra società. Il suo personaggio rappresenta una vera e propria lezione di morale: forte e abile con la spada, cinico, incredulo, é affascinato dalle sfide, dall'autopunizione, dal suo rapporto con Dio.

Casanova rimane l' unico che abbia osato la felicità per la pura felicità, il piacere per il puro piacere…
 
Laurence Dujany


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