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Traversando la Maremma toscana
con Giosué Carducci

All'inizio della primavera del 1885 Giosué Carducci (1835/1907) ebbe un disturbo cardiocircolatorio di una qualche consistenza: in una lettera lo definirà "la prima scampanellata della morte". Il 10 aprile di quello stesso anno, in viaggio da Livorno alla volta di Roma, ebbe l'opportunità di rivedere i luoghi dove aveva trascorso la sua prima fanciullezza, Bolgheri e Castagneto; l'evento non era in sé certo così eccezionale, ma la concomitanza con quel preoccupante episodio diede a quella visione una emozione, una commozione particolari. Tant'è vero che nel II Libro delle Rime nuove (una raccolta pubblicata da Carducci nel 1887 che include testi composti a partire dal 1861) troviamo un sonetto, Traversando la Maremma toscana, che il poeta dichiara di aver scritto il 21 aprile di quel 1885, a "ricordo della mattinata che passai per la Maremma".
La poesia è fra le molte della ampia produzione carducciana destinate ad una vasta e duratura fama nel pubblico dei lettori (e nelle scuole, fino a qualche tempo fa…). Essa in effetti rappresenta come meglio non si potrebbe alcuni aspetti quanto mai tipici dell'opera di questo poeta: per esempio la compostezza e l'equilibrio "classico" con cui si fondono gli spunti autobiografici e sentimentali e i riferimenti letterari (un lettore esperto della tradizione poetica italiana riconosce in questo sonetto echi di testi di Petrarca, Foscolo, Leopardi…).
Quello che qui viene delineato è un autoritratto di tonalità, almeno inizialmente, eroica: una personalità incline alle passioni forti (odio e amor) il cui carattere (abito) fiero lo porta ad esprimere nei suoi versi quelle passioni, e le verità in cui crede, senza paura (lo sdegnoso canto), e che si sente in questa fierezza simile, conforme, al paesaggio che ora rivede e alla sua gente. Ma l'immagine eroica si piega poi a sentimenti più intimi e profondi, tra'l sorriso eil pianto: è proprio la visione dei luoghi dell'infanzia a suscitare il ricordo dei sogni giovanili, e a indurre al confronto fra quelle illusioni e le vicissitudini inconcludenti ed affannose della vita (di ogni vita).
È chiaro che l'episodio recentemente vissuto (la "scampanellata") avrà fornito a Carducci lo spunto per introdurre – brevemente ma con fermezza: e dimani cadrò – il tema del presentimento della morte, che si inserisce in tutta naturalezza nel contesto della poesia. E vi si inserisce senza turbare gli ideali di equilibrio e di compostezza di cui sopra, lasciando l'ultima parola – come a chiudere un cerchio – al paesaggio rievocato all'inizio, ed è una parola di contemplazione e di serenità che toglie a quel presentimento ogni connotazione di paura e di angoscia.
 
Franco Bergamasco

TRAVERSANDO LA MAREMMA TOSCANA

Dolce paese, onde portai conforme
l'abito fiero e lo sdegnoso canto
e il petto ov'odio e amor mai non s'addorme.
pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.

Ben riconosco in te le usate forme
con gli occhi incerti tra 'l sorriso e il pianto.
e in quelle seguo de' miei sogni l'orme
erranti dietro il giovanile incanto.

Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano:
e sempre corsi, e mai non giunsi il fine:
e dimani cadrò. Ma di lontano

pace dicono al cuor le tue collina
con le nebbie sfumanti e il verde piano
ridente ne le piogge mattutine.


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