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Non erano tombe

Non erano tombe. O, per lo meno, non solo. È quanto emerge dall'analisi di una letteratura ormai piuttosto vasta, anche se non ortodossa.

L'egittologia ufficiale resiste ai colpi inferti dalle sempre più numerose pubblicazioni di autorevolissime firme che spiegano come le Piramidi degli antichi egizi non solo non fossero tombe, ma probabilmente non fossero neppure costruite dagli antichi egizi. Una fra tutte quella di Giulio Magli, "Misteri e scoperte dell'archeoastronomia. Il potere delle stelle dalla preistoria all'Isola di Pasqua". Sembra il titolo di uno di quei libri scritti da giornalisti maghi e che riguardano i misteri dell'origine extraterrestre della civiltà; peccato che il Professor Magli, laureato in fisica, sia ordinario della cattedra di Meccanica Razionale del Politecnico di Milano e studioso di Relatività Generale e di Astronomia.

Il libro è un dotto quanto divertente excursus tra le sconcertanti costruzioni megalitiche di tutto il pianeta e spiega come, dai Templi Incas a Stonehenge, alle Piramidi d'Egitto, civiltà antiche ci abbiano lasciato non solo vestigia meravigliose come templi e tombe, ma anche messaggi in codice scolpiti nella pietra utilizzando i linguaggi dell'architettura, della matematica e della geometria.

Il Professor Magli, nella fattispecie, ritiene che le Piramidi furono costruite sì dagli egizi, ma secondo canoni stilistici, matematici e architettonici straordinari. Altri autori sostengono che gli egizi non possedessero né le competenze né la tecnologia per realizzare simili meraviglie, che potrebbero essere invece ascrivibili a civiltà ben più antiche. Qualcuno invoca persino l'intervento extraterrestre per dare ragione di alcuni aspetti del tutto inspiegabili allo stato delle attuali conoscenze.

L'egittologia ufficiale vuole le Piramidi costruite da faraoni megalomani allo scopo di ricoverare all'interno di esse le loro povere ossa alla fine dell'esistenza terrena. Purtroppo fino ad oggi nessuna mummia è mai stata ritrovata all'interno di una piramide tra le oltre cento disseminate in tutta la Valle del Nilo. Mummie sono state ritrovate all'interno delle Tombe della Valle dei Re. Per l'appunto tombe, scavate in profondità nella terra, e non piramidi.

Inoltre la vetusta iconografia che presentava la follia malvagia di faraoni che sfruttavano gli schiavi fino alla morte per sollevare massi del peso di decine di tonnellate sembra destinata ad essere rivisitata. Gli scavi della piana di Giza, vicino al Cairo, hanno portato alla luce gli alloggi degli operai che contribuirono alla costruzione delle Piramidi. Sembra fossero non più di 20.000, specializzati, ben nutriti, ben addestrati e piuttosto motivati a portare a termine una impresa tanto apparentemente assurda quanto evidentemente per loro estremamente significativa.

È chiaro che per gli antichi egizi dovessero rappresentare qualcosa di molto importante, ma a cosa servissero in realtà queste gigantesche costruzioni oggi nessuno lo sa. Una delle ipotesi, avallata anche dal testo che ho citato poc'anzi, è che fossero laboratori astronomici utili per osservazioni e allineamenti di stelle. Ma non basta a spiegare una simile impresa. Alcuni, i più audaci, ritengono potessero essere centrali per la produzione di energia, psichica o di altro tipo; altri pensano potessero essere costruzioni sacre destinate a scopi rituali. Lo stesso Magli, nel libro, introduce il concetto di Paesaggio Sacro. Altri ancora vedono nella disposizione delle piramidi una mappa, forse una mappa stellare. E in effetti la disposizione delle Piramidi nella Piana di Giza ricalca quella delle stelle principali della costellazione di Orione.

La relazione con l'astronomia è comunque certa perché sono evidenti gli allineamenti con i punti cardinali, con i solstizi, con gli equinozi e con diverse stelle. Ciò che invece è davvero impressionante sono i numeri. Numeri relativi a tre caratteristiche peculiari di queste costruzioni: le dimensioni, la precisione, le relazioni tra elementi geometrici, architettonici e astronomici.

Nessuno sa in realtà come abbiano fatto gli antichi a realizzare queste immani architetture. I problemi logistici furono giganteschi, già a partire dal trasporto di massi di un peso che va da alcune decine a centinaia di tonnellate. Ma gli autori si sono concessi il lusso di creare opere che rispettassero precise proporzioni geometriche, con il risultato di plasmare il paesaggio rendendolo una vera e propria opera d'arte. Quasi delle antesignane e antichissime istallazioni di land-art, per usare un termine oggi di moda. Senza contare che la Piramide di Cheope, in particolare, è dotata di stanze e di passaggi al suo interno realizzati in fase di costruzione. Blocchi di decine di tonnellate sono stati posti in opera intorno alle stanze, ai passaggi e ai condotti di aerazione, con una precisione senza uguali. Un vero capolavoro di ingegneria!

Ma non basta. Misurando le Piramidi con gli strumenti di oggi ci si accorge che gli errori fatti dai costruttori sono minimi. Ad esempio, i lati di ogni Piramide sono sì diversi, ma di pochi centimetri rispetto agli oltre duecento metri di estensione. Anche gli angoli sono errati, ma di soli 3' (tre primi) di grado al massimo. Tolleranze del genere sono al di sotto dei normali errori che si potrebbero verificare con l'attuale tecnologia.

Tutto ciò non è ancora sufficiente per rendere conto della stranezza di questi oggetti. Numerose sono le relazioni che intercorrono tra le distanze planetarie e le dimensioni delle piramidi o i rapporti tra di esse. Inoltre le diverse dimensioni sono correlate alla suddivisione del tempo in giorni, mesi, anni, ore, minuti e secondi. Come siano stati organizzati i trasporti, la posa in opera, gli allineamenti, la precisione delle misure esterne e delle camere interne, rimane ancora un mistero irrisolto sia per gli egittologi che per gli studiosi per così dire indipendenti.

Un panorama affascinante, non c'è che dire, sul piano intellettuale. Non meno affascinante il panorama visivo che, per mia fortuna, è stato ulteriormente arricchito da una giornata splendida quando mi sono recato alla Piana di Giza per realizzare, grazie ad una luce davvero speciale che ha creato una scenografia assai suggestiva, le immagini oggetto di un servizio dedicato alle Piramidi e intitolato "La Manifestazione di Amon-Ra", il Dio Sole Egizio.

Ho voluto andare dal centro del Cairo alla piana di Giza utilizzando i mezzi locali. Sono partito con l'autobus 999 da una piazza retrostante il Museo Egizio. I numeri saranno arabi, ma scritti in arabo sono incomprensibili. Uno sconosciuto si è preoccupato di mettermi sul mezzo giusto e di dare istruzioni al conducente perché mi facesse scendere nel posto giusto. Qui, nei pressi della piana di Giza, una signora in chador alla guida di un auto piena di bambini ha tirato giù il finestrino chiedendomi se volevo salire fino alle Piramidi. Mi hanno dato un passaggio. I turisti erano pochissimi, la luce straordinaria. Ho potuto fotografare tranquillo per molte ore, anche allontanandomi a cavallo per vedere le Piramidi tutte insieme. Il Sole si è esibito per tutto il pomeriggio sulla piana, come in una danza di potere insieme al Cielo e alle Nuvole, con un finale da paura, tramontando senza lesinare sugli effetti speciali e mostrandosi a noi, prima di precipitare sul suo carro dorato sotto l'orizzonte, proprio dietro la testa della Sfinge.

Forse Amon-Ra, bontà sua, ha voluto regalarmi la possibilità di capire cosa fosse, in tutto il suo splendore, un Paesaggio Sacro.

 
Mauro Villone

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