- n. 6 - Giugno 2007
- Monumenti funerari
A San Vito d'Altivole, in provincia di Treviso
La tomba Brion di Carlo Scarpa
Una testimonianza dell'alto livello espressivo internazionale raggiunto dall'architettura italiana del XX secolo
Carlo Scarpa (1906-1978) divenne architetto solo dopo la morte. Proprio così: gli fu conferita la
laurea honoris causa in Architettura quando ormai non avrebbe più potuto progettare alcunché. Prima, in vita, ricevette importantissimi riconoscimenti internazionali, mentre in Italia si trovò soprattutto a dover fronteggiare gli attacchi di coloro che ne ostacolavano il genio appellandosi continuamente alla mancanza della preziosa pergamena con il titolo di "dottore".
Nonostante ciò, questo maestro dell'architettura contemporanea ha realizzato moltissime opere sul territorio nazionale e soprattutto in Veneto. La più coinvolgente tra queste è senza dubbio il
Complesso Monumentale Brion, noto anche come
Tomba Brion, che Scarpa realizzò fra il 1969 e il 1978 su commissione della signora Brion, la quale gli chiese di realizzare un monumento funebre per accogliere le spoglie dell'amatissimo marito Giuseppe.
La superficie a disposizione era di oltre 2.000 metri quadrati: un terreno disposto ad "elle" lungo due lati del cimitero di
San Vito d'Altivole. Il monumento funebre progettato da Scarpa prevede un percorso al tempo stesso esteriore ed interiore. Gli ingressi al monumento sono due, uno che si affaccia direttamente sulla strada, l'altro ubicato all'interno del cimitero; da entrambi, attraverso un camminamento obbligato carico di significati simbolici, si raggiunge il luogo delle sepolture vere e proprie, ossia le tombe dei coniugi Brion.
La
simbologia richiama i concetti legati all'
amore coniugale e alla
indissolubilità del legame amoroso.
L'impatto emotivo più forte è dato proprio dalle due tombe che si inclinano l'una verso l'altra, a testimonianza del profondo legame affettivo che caratterizzò l'esistenza terrena dei coniugi
Onorina e
Giuseppe Brion. La materia stessa appare modellata nell'atto di piegarsi sotto la forza del loro sentimento. Prima di raggiungere le tombe, il fulcro di tutto il complesso monumentale, si incontrano la chiesa, che è quasi sommersa dall'acqua, poi le sepolture di altri familiari e, dopo le tombe dei coniugi, il padiglione detto
della meditazione, costruito in metallo e legno, ed infine il padiglione
dell'acqua, unica sezione dell'intero monumento non accessibile dai visitatori e delimitata da una porta in bronzo.
La
Tomba Brion è un luogo davvero suggestivo, un giardino dove l'acqua e le forme assunte dalla materia (cemento, metallo, marmo, vetro,...) concorrono a guidare i visitatori verso una calma riflessione sulla vita e sulla morte, a raccogliersi e a concentrarsi su se stessi al di là del tempo e degli accadimenti. Come nei migliori intenti di tutta l'arte contemporanea, Scarpa realizzò, nel progettare questa tomba, un'opera che pone in risalto l'interiorità attraverso le forme, un luogo dove è possibile "sentire" la propria anima e dialogare con lei; un luogo che ci racconta l'incredibile sentimento d'amore che fu il senso più autentico della vita di Onorina e Giuseppe Brion.
Daniela Argiropulos