- n. 5 - Maggio 2010
- Recensioni
Storia di Malcolm McLaren, l'ultimo grande provocatore
The queen is dead
"Non ho mai pensato ai Sex Pistols come a una grande Band. Non era questo l’importante".
Malcolm McLaren
Eccentrico e anticonformista, è stato l’inventore del punk. Quando Malcolm McLaren, nella prima metà degli anni ’70, volò a New York per motivi di marketing, non si rese conto che quel viaggio avrebbe dato vita alla più grande “truffa” del rock’n’roll perpetrata fino a quel momento. L’America e i New York Dolls, gruppo al quale cercò di fare da manager, lo ispirarono al punto che, una volta tornato in Inghilterra, decise di ristrutturare completamente il negozio che aveva aperto su Kings Road, a Londra, in comproprietà con Vivienne Westwood.
Chi era Malcolm McLaren? E soprattutto quale era la connessione tra lui e il Punk? Difficile rispondere. Non era un musicista, nemmeno un produttore discografico. Eppure nessuno come lui fu in grado di influenzare e di stravolgere il caleidoscopico mondo musicale di quei tempi. I Sex Pistols furono una sua invenzione. “Quattro randagi” pescati dalla strada riuscirono a incendiare il mondo della musica e Anarchy in the Uk divenne l’inno nichilista di una generazione in rivolta. Non era neppure uno stilista; nonostante questo, il negozio che aprì su Kings Road influenzò l’establishment della moda e ben presto i pantaloni strettissimi in stile Teddy Boy che aveva cominciato a vendere campeggiavano sulle passerelle delle sfilate più rinomate.
A conti fatti fu lui che inventò il punk. Probabilmente, nei suoi progetti iniziali, le creste e gli anfibi avrebbero dovuto esprimere idealmente il connubio tra musica e tendenza. La sua intuizione scaturì in qualcosa di più: ridisegnò le sorti di una intera generazione e consegnò ai giovani dell’epoca uno stile di vita all’interno del quale ognuno avrebbe potuto ritagliarsi la propria esistenza.
I Sex Pistols incarnavano perfettamente quello status. Erano nichilisti e autodistruttivi, un manifesto perfetto per una generazione votata all’autolesionismo. Rifiutavano il ruolo degli eroi. Nonostante questo, a conti fatti, lo erano diventati. Se per il mondo della musica l’anarchia della Band rappresentava un simbolo di protesta, per McLaren il gruppo poteva meglio rappresentare una logica di mercato ben riuscita da proporre ad un pubblico in cerca di modelli da seguire. Aveva capito che in un momento come quello era importante stupire. Fece loro firmare il contratto discografico con la A&M Records davanti alla porta di Buckingham Palace e decise di farli esibire, subito dopo, davanti al Parlamento e sopra il ponte della nave Queen Elizabeth. Fu il trionfo. La polizia cercò di intervenire senza riuscirci. Quel fatto sancì la definitiva consacrazione di una band che grazie al suo manager stava costruendosi quella reputazione incendiaria che la musica rock stava aspettando da anni.
Con il regista Julien Temple, McLaren cercò di fermare quel momento. Portò nelle sale “The Great Rock’n’Roll Swindle”, la grande truffa del Rock’n’Roll: un prodotto che raccontava la storia del gruppo e che metteva in risalto la figura di Johnny Rotten, leader della band. La sua grinta incarnava perfettamente la figura del punk disadattato e contestatore che sparava a zero su tutto e tutti. Rotten era il tramite ideale per il progetto di McLaren. Quando lui decise di abbandonare il gruppo, i Sex Pistols si sciolsero e McLaren e Lydon iniziarono una lunga battaglia legale per lo sfruttamento dei diritti d’immagine.
Ancora scottato dalla situazione creatasi, Malcolm ritentò il grande colpo occupandosi di Adam And The Ants, gruppo inglese che si muoveva tra gli ultimi sussulti del punk e la nascente new wave. Il successo fu modesto. Nel corso del tempo McLaren aveva provato a riciclarsi in diverse forme, non ultima quella di improvvisarsi cantante cercando di sviluppare un progetto legato alla world music e all’hip-hop. Nel 1984 lo aveva affascinato la musica metropolitana tanto da cercare di filtrarla con l’opera. Il suo nome infine è stato legato al cinema e a qualche produzione tv, senza tuttavia ottenere grandi riscontri. La sua canzone “About Her” è presente nel film “Kill Bill volume 2” di Quentin Tarantino.
Malcolm McLaren è morto in una clinica svizzera dopo una lunga battaglia contro il mesotelioma, una forma di cancro causato in genere da esposizione all’amianto. Intervistata dall’Independent on Sunday, Young Kim, 38 anni e sua compagna da dodici, ha affermato che McLaren credeva di essere stato esposto al materiale mortale da quando distrusse il tetto di Sex, il negozio di Kings Road. “Quando Malcolm creò Sex, ruppe il tetto perché doveva sembrare come se fosse stato colpito da una bomba. Ho sempre sospettato del negozio perché era l’unico posto in cui Malcolm aveva realmente speso la maggior parte della sua vita”. Con quel gesto simbolico aveva demolito alcuni teli di amianto, esponendosi probabilmente per lungo tempo alle particelle radioattive. La donna ha anche rivelato che i medici inglesi avevano notato i segni della malattia, quasi due anni prima, durante una scansione di routine, ma avevano classificato le macchie presenti sui polmoni come benigne.
Malcolm McLaren è scomparso l’8 aprile 2010 a Bellinzona in Svizzera. I funerali si sono svolti a Londra e la bara, trasportata da un carro trainato da un cavallo, portava una scritta sul fianco: “Too fast to live, too young to die”. Il corteo ha attraversato il quartiere di Camden Town mentre un autobus doubledecker seguiva suonando il grande classico di Sid Vicious, “My Way”. Il corpo è stato sepolto nel cimitero di Highgate.
Marco Pipitone
HANNO DETTO DI LUI:
"Un genio della comunicazione, una persona che sapeva precorrere i tempi".
Vivienne Westwood
"Malcolm per me, prima di ogni altra cosa, era un entertainer. Mi mancherà e credo mancherà anche a voi".
Johnny Rotten