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TANEXPO. No time to die

La ricerca dell’immortalità

In occasione del 30° anniversario di Tanexpo, R&P Contemporary Art, con il supporto di Made In Box e Croce Verde, e la partnership con Il Rumore del Lutto, presenterà all’interno della fiera, NO TIME TO DIE, la mostra personale di Danilo Sciorilli a cura di Giacinto Di Pietrantonio.
Danilo Sciorilli, giovane artista di origine abruzzese, sviluppa la sua ricerca affrontando il tema della fine, del tempo e della possibilità di immortalità partendo dal disegno.
Rosa Cascone, giovane curatrice, ha intervistato l’artista e il suo curatore interrogandoli su come l’arte e la morte siano intrinsecamente collegate e come Sciorilli intraprende questa corrispondenza tra il mondo esistente e quello ideale.

Rosa Cascone: Come avete iniziato la vostra collaborazione e quando avete capito che potevate lavorare insieme?

Danilo Sciorilli:
Giacinto è una persona che mi è subito piaciuta a pelle.
Ci siamo conosciuti dopo l’invito di Matteo Fato a partecipare a Fuori Uso nel 2016, edizione a cura di Giacinto e Simone Ciglia e in seguito mi ha invitato a Cosenza per la residenza
BocsArt. Prima di questa mostra abbiamo già presentato a Torino nel 2020 un primo intervento che consisteva in un camion vela che girava la città reclamizzando la vendita dell’immortalità, cosa che chiunque poteva acquistare chiamando il numero sul cartellone. L' happening prevedeva anche delle hostess nelle piazze principali che facevano volantinaggio vendendo lo stesso “prodotto”. Appena si è presentata la possibilità della mostra a Tanexpo è stato naturale continuare questo discorso con Giacinto».
Giacinto Di Pietrantonio:
Dal mio punto di vista invece mi ha incuriosito il fatto che un giovane artista mettesse al centro del proprio lavoro una questione così fondamentale, che è appunto quella della morte e del suo contrario, l’immortalità.
Con il suo lavoro, Sciorilli propone quello che l’arte propone da sempre e per cui in parte è nata. Infatti, fin dall’inizio l’uomo si è servito dell’arte e dei rituali per esorcizzare e la morte e l’immortalità, per un innato “senso della fine”. Non dimentichiamo che i monumenti e le opere d’arte antica più grandiose erano delle tombe. Tutta la complessità della morte è espressa dall’arte. Il fatto che un giovane artista prenda come orizzonte poetico questo enorme problema mi è sembrato degno di attenzione. Poi non possiamo sapere come andrà avanti ma è chiaro che se riesce in questa sfida, come promettono questi primi lavori, ci darà delle opere importantissime».


Rosa Cascone: Belle queste proiezioni sul futuro. L’uomo guarda alla fine così come aspira al futuro. Con la sua arte Sciorilli immortala coloro che decidono di portare memoria di se stessi anche dopo la loro esistenza. Cosa spinge a rendersi immortali?

Danilo Sciorilli:
Fin dagli anni dell’accademia è sempre stato molto istintivo autoritrarmi. La coscienza di quello che poi ha significato è venuta dopo, infatti io non li considero autoritratti ma determinate versioni di me che, nel mondo dove io li ho creati, sono immortali. Invece l’atto di ritrarre gli altri ha il valore opposto rispetto alla pratica rinascimentale: io propongo, dandomi ironicamente l’effige di grande artista, la possibilità di rendersi immortali tramite la mia opera».
Giacinto Di Pietrantonio:
L’arte è una promessa d’immortalità e per Sciorilli questo tema diventa la poetica del suo lavoro. L’umanità cerca sempre delle modalità di sopravvivenza e l’arte e l’estetica sono una via di sopravvivenza. Come scrive Sant’Agostino “le persone che muoiono in realtà non muoiono perché vivono nel ricordo delle persone care”. In questo caso, della cara arte».


Rosa Cascone: Nel tuo modo di lavorare Danilo, emerge un’immortalità non solo concettuale, ma anche fisica data dalla rappresentazione.

Danilo Sciorilli:
Il motivo per cui faccio arte è di sperare e contemporaneamente illudermi di lasciare qualcosa che parli per me quando io non potrò più parlare».
Giacinto Di Pietrantonio:
Un altro esempio, che direi centrale sul fatto che l’arte (occidentale) nasce soprattutto dall’idea della morte, è l’avvento del Secondo Concilio di Nicea nel 787 d.C. in cui la discussione verteva sulla possibilità di rappresentare le immagini sacre, soprattutto sulla possibilità di rappresentare la crocifissione e il corpo morto di Cristo. È da questo dibattito che si è spaccata la Chiesa, da una parte quella Ortodossa d’Oriente e dall’altra quella Cattolica di Roma: vediamo quindi nella cultura Ortodossa croci tutte simili e anonime, mentre nel caso della Cattolica Cristiana vediamo crocifissioni tutte diverse con i nomi degli artisti. Questo passaggio segna un’idea evolutiva e autoriale dell’arte nata proprio dal dibattito sulla rappresentazione della morte».


Rosa Cascone: Infatti tutta la nostra cultura sociale storico-artistica deriva proprio dalle scelte prese dalla Chiesa Cattolica. Come tutta l’arte occidentale anche quella di oggi.

Giacinto Di Pietrantonio:
Una cosa interessante poi da dire su Sciorilli è che ha realizzato video in cui il soggetto principale sono i titoli di coda. In un film i titoli di coda sono come gli ultimi istanti di vita di una persona prima della parola fine».


Rosa Cascone: Benissimo, entriamo un po’ nel dettaglio delle opere che porteremo in mostra: non sono isolate, ma dialogano molto sia con lo spazio che con il contesto di Tanexpo e quindi con il pubblico di specialisti che la visiteranno. Raccontatemi un po’.

Giacinto Di Pietrantonio: Ci sono diverse tipologie di lavoro: disegno, video, installazioni. Come hai costruito questa mostra?

Danilo Sciorilli:
La mostra espone le varie forme in cui declino il mio lavoro a partire dal disegno. C’è quindi una parte di video-animazione e una parte di disegno a grafite che porto sempre avanti contemporaneamente in quanto per me antitetiche ma complementari. Il disegno è qualcosa che viene fuori con il tempo, serve calma e tranquillità nel processo, mentre l’animazione, nonostante ci voglia molto più tempo nel complesso, è composta da tanti disegni brevi che realizzo soprattutto in periodi in cui sono io stesso più frenetico e ansioso, in cui ho la necessità incombente di vedere qualcosa di finito continuamente.
In mostra saranno presenti opere fondate sull’aspetto partecipativo, in cui il pubblico avrà una parte attiva, che ritengo imprescindibile nell’opera d’arte per dare un livello di lettura “base” e di immediata interpretazione. E il tutto, come di mio consueto, prenderà un aspetto installativo molto importante, mi interessa molto infatti come le opere vadano poi ad occupare lo spazio».


Rosa Cascone: Interessante è proprio l’interazione con il pubblico che non solo fruisce le opere, ma partecipa attivamente: ordina da bere, si siede, manda video. Le opere, infatti, sono proposte come dei servizi in vendita proprio perché uno degli obiettivi è che il meccanismo di farsi immortalare entri in auge.

Danilo Sciorilli:
La mostra è una mostra site specific proprio a livello concettuale, è la realizzazione di opere / servizi che poi si devono attivare tramite gli operatori del settore. E questa è forse la parte più importante del progetto che è nato per Tanexpo. Ho tentato di creare delle opere / dispositivi che possano dare una speranza: è un discorso di fede. Chiederò alle pompe funebri che vorranno di esportare all’esterno alcune delle mie opere. Nel 1917 Duchamp prese un orinatoio, un oggetto reale, e strappandolo al suo contesto ordinario lo elevò ad opera d’arte, semplicemente ribaltandolo e intitolandolo Fontana: a me oggi interessa fare l’operazione inversa cioè togliere un “oggetto” dal contesto mostra d’arte e scommettere che sarà ancora in grado di farsi portatore dello stesso messaggio nel mondo reale».
Giacinto Di Pietrantonio:
Che poi un fondo di verità e di necessità è dato anche dal fatto che questa ricerca dell’immortalità, e tutto quello che le ruota intorno, appartiene da sempre all’umanità e a tutti i popoli con credenze e modalità diverse: la ricerca dell’immortalità è quindi necessaria per avere una ragione di vita».


Rosa Cascone: Ultima riflessione: oggi l’idea di fede sta andando perdendosi, non solo nell’attività di frequentare luoghi di culto, ma proprio nell’affidarsi a qualcosa che non si conosce.

Giacinto Di Pietrantonio:
Non dobbiamo pensare alla fede come qualcosa che riguarda solo la religione, anche quella dell’arte è una fede. La stessa arte concettuale è un surrogato, cosciente o meno, di quella che è l’Eucarestia nella religione Cattolica. Così come il pane diventa corpo, agli inizi del ‘900 Duchamp afferma che l’orinatoio è una fontana se è messa in un museo. Allora non è un caso che questo tipo di approccio sia quello dell’arte concettuale in cui l’idea del contesto di rappresentazione è al centro. Però alla fine, che ci crediamo o meno, tutti aspiriamo all’immortalità, e tutti moriamo. Ed è per questo che c’è l’arte che è l’unica forma concreta di immortalità».

Danilo Sciorilli

Nato ad Atessa (CH) nel 1992, vive e lavora a Torino dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Urbino diplomandosi in pittura e poi specializzazione in Arti Visive Contemporanee.

Ha partecipato a diverse mostre e residenze tra le quali:
  • Fuori Uso - Avviso di Garanzia a cura di Giacinto Di Pietrantonio e Simone Ciglia
  • The Big Crunch a cura di Grazia Paganelli, Museo Nazionale del Cinema di TorinoCinema Massimo, Torino
  • Contexto a cura di Davide Dall’Ombra, BoCs Art a cura di Giacinto di Pietrantonio
  • Saldi d’Artista di Giuseppe Stampone a cura di Pietro Gaglianò.

Giacinto di Pietrantonio

Docente presso l’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano fino al 2021 di:
  • Storia dell’Arte Contemporanea
  • Sistemi Editoriali per l’Arte e Teoria
  • Storia dei Metodi di Rappresentazione.
2008 – 2010: consulente di MiArt Fiera Internazionale d'Arte di Milano.
2003 – 2016: membro del Consiglio di Amministrazione e Vicepresidente di AMACI - Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani.
2001 – 2005: membro del Comitato Scientifico del MUSEION di Bolzano.
2012 – 2017: membro del Museo Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato.
Dal 2012: membro del CIAC (Centro Italiano d’Arte Contemporanea) di Foligno.
Nel 2008 è stato insignito dal Magnifico Rettore dell'Università di Bologna Pier Ugo Calzolari del riconoscimento alla Carriera promosso dall'AMA (Associazione Almae Matris Alumni) dell'ateneo bolognese.
Nel 2016 riceve il Premio Capitani della Cultura dell’anno.
 
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