- n. 4 - Aprile 2011
- Recensioni
Soul, gioie e dolori
"La musica è un regalo e una difficoltà che ho avuto da quando riesco a ricordare di esistere." Nina Simone
Il suo vero nome è Eunice Kathleen Waymon. Nasce nel 1933 a Tryon, nel North Carolina, sesta di otto figli. Sua madre è una metodista della chiesa Battista, il padre alterna una serie di lavori (barbiere, camionista, cuoco).
La crisi economica del 1929 farà sentire le sue conseguenze anche sulla famiglia Waymon, soprattutto perché la cittadina dove Nina trascorre la propria infanzia è una località per buona parte basata su una economia turistica. E il pregiudizio razziale del profondo Sud negli anni Quaranta condizionerà per molto tempo la vita dell’artista.
Nina inizia a suonare il piano prestissimo, a sei anni, e con le sorelle dà vita ad un gruppo, chiamato “Waymon Sisters”, che si esibisce in occasione delle funzioni religiose. “La Chiesa mi ha insegnato il ritmo, che da allora è stato una parte vitale della mia musica. Mi piaceva soprattutto la sacralità di quelle note. Gli incontri di preghiera erano momenti di grande commozione, con la gente che cantava e che urlava tutta la notte. La musica veniva fuori con un ritmo incredibile: sembrava provenisse direttamente dall’Africa …”.
Prende lezioni di piano, pagate dalla comunità di colore locale che promuove una fondazione per consentirle di proseguire gli studi musicali a New York. Nei primi anni Cinquanta lavora come pianista-cantante in diversi club, ispirandosi a Billie Holiday; si orienta verso il jazz e cambia il proprio nome in Nina Simone, in onore di Simone Signoret di cui era ammiratrice.
Il suo primo album, “Little Girl Blue” del 1958, comprendeva I Loves You Porgy, cover di un brano di George Gershwin, e My Baby Just Cares for Me. Incide per parecchie case discografiche, ma a partire dal 1963 inizia a lavorare stabilmente con la Philips. È in questo periodo che registra alcune delle sue canzoni più incisive come Mississippi Goddam, scritta di getto dopo che viene a sapere di un attentato bomba che in una chiesa battista dell’Alabama ha ucciso quattro bambine, e Old Jim Crow che sono divenute inni per i diritti civili. Era amica ed alleata di Malcolm X e di Martin Luther King.
In onore della morte prematura di Lorraine Hansberry, la drammaturga afroamericana con la quale ha condiviso gli ideali per i diritti civili e l’orgoglio di essere nera, scrive To Be Young, Gifted and Black. Con Four Women presenta invece un ritratto della femminilità nera, nei suoi diversi personaggi, e la canzone diventa presto un inno del movimento femminista americano.
Nina Simone lascia gli Stati Uniti verso la fine degli anni Sessanta, accusando l’FBI e la CIA di scarso interesse nel risolvere il problema del razzismo. Negli anni successivi girò il mondo, vivendo a Barbados, in Liberia, in Egitto, in Turchia, in Olanda e in Svizzera. In seguito al polemico allontanamento dagli USA i suoi album vengono pubblicati solo di rado. Nel 1974 si ritira dalle scene per qualche anno dando poche notizie di sé. Ritorna nel 1978 con un album, Baltimore, che prende il titolo da un brano di Randy Newman. Si eclissa di nuovo per qualche anno.
Dopo che Chanel ha utilizzato, negli anni Ottanta, la sua My Baby Just Cares For Me per una pubblicità televisiva, molti hanno riscoperto la sua musica ed è diventata una icona del jazz. Il brano, scritto quasi trent’anni prima, entra prepotentemente nelle classifiche inglesi. Si moltiplicano antologie e ristampe dei suoi dischi. Sulla scia dei successi ottenuti, torna con uno nuovo album, Nina’s Back, del 1985, seguito da Live & Kickin, live registrato qualche anno prima a San Francisco.
La cantante si è sposata due volte, ha avuto una figlia, Lisa, nel 1964 e ha vissuto una vita difficile e travagliata, intrattenendo rapporti tumultuosi con uomini potenti e violenti. È risaputo che il marito manager, Andy Stroud, la picchiasse. Ha avuto una relazione con Earl Barrowl, Primo Ministro delle Barbados. Nel 1980 il suo amante C.C. Dennis, importante politico locale, fu ucciso da un criminale.
La Francia divenne il suo paese di adozione, dopo una vita intensa ed irrequieta. Trascorse l’ultimo periodo della sua vita a Carry-le-Rouet, vicino a Marsiglia, dove il 21 aprile 2003 morì per le complicanze dovute ad un tumore al seno.
ha detto:
“Non abbiamo altro scopo che riflettere il nostro tempo, le situazioni intorno a noi e le cose che sappiamo esprimere con la nostra arte, quelle che milioni di persone non sanno dire. Questa è la funzione dell’artista e chi di noi è così fortunato lascia una eredità che sopravvivrà quando non ci saremo più”.
“L’unico momento in cui tollero la presenza del pubblico è quando sono sul palcoscenico. In quel momento vorrei conoscerli uno ad uno. Sapere chi sono e da dove provengono. Diversamente, come si può cantare una canzone a qualcuno?”
hanno scritto di lei:
“È un personaggio sui generis, ma se proprio dovessimo etichettarla potremmo definirla una freedom singer”.
(Dave Marsh, pochi giorni dopo la morte di Nina Simone, nella prefazione della autobiografia dell’artista “I Put a Spell on You”).
non tutti sanno che…
Il personaggio principale del film del 1993 “Nome in codice: Nina” (versione statunitense del film di Luc Besson, “Nikita”) è una grande ammiratrice di Nina Simone dalla quale, appunto, prende ispirazione per il nome in codice. Durante il film si possono ascoltare alcune delle sue canzoni: Here Comes the Sun, I Want a Little Sugar in My Bowl, Feeling Good, Wild Is the Wind, Black Is the Color of My True Love’s Hair.
Sara Sacco