aperta fino al 20 maggio
"La morte come finzione non può più esistere nel nostro mondo, perché privata delle metafore, spogliata delle parole e delle immagini che la raccontavano e la rappresentavano: in definitiva essa è divenuta innominabile. Ciò che rimane è il cimitero, la cui nascita e la cui trasformazione sono impregnate della lunga e tortuosa storia che l'uomo ha vissuto nel proprio rapporto con la morte".
Barbara Arsuffi, architetto, inaugurerà il 29 aprile a Bergamo una propria personale fotografica dal titolo "il Segno tra il cielo e la terra".
"La prima funzione della tomba, e poi del cimitero, è quella di nascondere un processo assurdo di disgregazione e, contemporaneamente, di custodire in maniera simbolica e materiale i propri morti. L'attivismo esasperato della società attuale porta l'individuo all'autonomia, all'allontanamento delle relazioni, al mancato riconoscimento del valore del tempo e della natura, alla dilatazione del formale e del superfluo. La morte viene rimossa così come il cimitero viene isolato".
Il processo e la scelta del tema sono frutto di ricerche intellettuali sull'evoluzione dello spazio cimiteriale nel corso dei millenni, dalla comparsa dell'uomo ai giorni nostri, nonché delle radici culturali e sociali che hanno indotto tale evoluzione. L'obiettivo preposto è quello di stupire l'immaginario collettivo con pose tutt'altro che macabre, atte ad esprimere ed esaltare la naturalità e il fascino di luoghi privilegiati che possono diventare un richiamo di senso.
Trenta opere eseguite in viaggi studio di ambienti e di paesaggi cimiteriali in Europa e in Africa vogliono sensibilizzare la ricostruzione di un antico legame tra l'uomo ed un luogo privilegiato che è espressione di tradizione e scambio di insegnamenti e di messaggi.
"Ogni opera verrà esposta seguendo un percorso legato all'impatto visivo; tra le altre fotografie avremo il paesaggio cimiteriale di Port-Luis a Reunion, caratteristico per la sua multietnia ed espressione di convergenza di molte concezioni spirituali e religiose dell'uomo; il cimitero di Vienna, ricco di tombe dedicate a musicisti famosi; cimiteri dell'Alto Adige e Trentino nei quali il valore dell'oggetto dono da applicare alla tomba esprime la vicinanza e il continuo dialogo tra il defunto e il familiare che lo ricorda".
La Mostra è l'opera prima di Barbara Arsuffi ed è l'introduzione ad un percorso che vivrà ulteriori momenti utili a riaprire il dialogo tra la "città dei vivi" e la "città dei morti".
Davvero i cimiteri possono diventare richiamo di Senso!