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SECONDA LETTERA APERTA AL NUOVO (vecchio) PRESIDENTE FENIOF, RENATO MIAZZOLO

Caro Renato, ho ricevuto quasi in contemporanea l'Informatore n° 7 e l'Informasoci n° 17, dai quali apprendo che sei stato rieletto presidente della Feniof.
Non posso che gioire e porgerti le mie più vive congratulazioni in virtù della stima che ho sempre nutrito nei tuoi confronti e che, coniugata ad un antica amicizia, alimenta in me la speranza che tu riesca a scrollarti di dosso quella patina di immobilismo e di sudditanza psicologica della quale è caratterizzata l'attività della Federazione ed a considerare le nostre problematiche in maniera più pragmatica di quanto non sia avvenuto fino ad oggi. E per farti comprendere al meglio il mio punto di vista su alcuni aspetti fondamentali della nostra 'professionalità', ti aggiornerò su un episodio occorsomi di recente.
Una signora di Foggia, moglie di un mio amico, si reca a Bologna presso la figlia studentessa universitaria; avverte un malore improvviso, viene ricoverata in ospedale, muore. Il marito mi incarica di provvedere a tutto quanto necessita per il rientro della salma a Foggia e per le esequie. Contatto una impresa di Bologna affinché provveda a prepararmi la documentazione; fra l'altro il collega mi aggiorna sulle tariffe imposte dal Comune di Bologna (con il beneplacito della Feniof) per le salme in partenza ed aggiunge che, per il carico del feretro, il regolamento comunale impone la prestazione di quattro necrofori; cioè per percorrere 10 o 20 metri di corridoio è indispensabile il concorso di quattro uomini, per cui, ai due inviati da me sul posto con bara e carro funebre, il mio corrispondente ha dovuto aggiungere altri due operai.
Altrimenti, mi assicura, non si parte! Costo dell'operazione: 1 milione. Una operazione che i miei due operai avrebbero potuto effettuare con il carrello porta salme, così come avviene da sempre, costandomi la metà, è diventata esosa alla luce delle innovanti normative perorate dai visionari teorici che nella Federazione hanno conquistato il controllo decisionale, non so se con o senza il tuo contributo. La chiamano enfaticamente 'professionalità'! Come dire che ad un tizio qualsiasi basta far indossare un camice bianco e mettere uno stetoscopio fra le mani per farne un medico!
Una documentazione il cui costo intrinseco non raggiunge le 200 mila lire ha subito una lievitazione quintuplicata per effetto della gabella imposta dal Comune e per il non indispensabile apporto di due necrofori inviati dal mio collega di Bologna. E questo spreco di risorse economiche e lavorative per voi si identifica con la professionalità che invocate a tutti i livelli.
Il mio amico, dunque, si sarebbe potuto trovare di fronte ad un consuntivo di spesa inferiore di 7/800 mila lire rispetto a quello presentatogli, cosa non avvenuta solo a causa della vostra incapacità di difendere, con il sangue agli occhi, le risultanze del pronunciamento dell'Antitrust tanto faticosamente conseguito, ma principalmente della vostra volontà di non volere discernere professionalità da operatività ed esosità.

Caro Renato, so che né tu, né i tuoi saccenti collaboratori risponderete a queste mie contestazioni realistiche e veritiere, ma non me ne dolgo: quello che mi sostiene è la solidarietà di molti colleghi che mi viene testimoniata incessantemente con l'attesa ansiosa della rivista Oltre solo per leggere il mio articolo! Proprio come ai tempi della 'lettera del mese' che pubblicavo sull'Informatore. Ricordi? E mi consolano i complimenti disinteressati, come quello di un lettore attento e competente (un fabbricante del nord), che così si esprimeva in un colloquio telefonico: "Se tutti gli impresari funebri fossero come lei!". Esosità e strumentalità non sono sinonimi di professionalità! Sono concezioni diametralmente opposte!
Tutta la manovra che ti ho narrato, dal sapore vagamente (ma non troppo) estorsiva, inventata da burocrati dalla fervida fantasia, di stile vessatorio nei confronti del cittadino-suddito, messa in atto con l'esplicito avallo della nostra Federazione, è finalizzata solo a complicare la vita a chi si trova invischiato, suo malgrado, nelle spire degli eventi luttuosi. In nessun altro paese civile - sono pronto a scommettere - esistono norme tanto aberranti quanto insulse, se finalizzate all'acquisizione di una professionalità basata soltanto sui formalismi ed i sofismi di palazzo.
In Italia è possibile perché da sempre le associazioni di categoria hanno abdicato al loro scopo primario di difesa e tutela della vera imprenditorialità e della libera autonomia operativa per prostrarsi davanti al dominio prevaricatorio della burocrazia e dei sindacati della triplice, così come la Feniof si è inginocchiata davanti ai 'poteri forti' rappresentati dagli enti locali e dalle teste d'uovo che ne difendono privilegi e proventi. Stando così le cose, caro Renato, consentimi di aggiungere che è inutile diramare comunicati stampa per condannare il mercimonio imperante negli ospedali fra operatori della sanità e imprese funebri in occasione di eventi come quelli di Torino, ed è altrettanto inane che si blateri sulla necessità di tenere le imprese fuori dai nosocomi dei quali si sono impossessate legittimamente o, sovente, abusivamente, se non si ha la capacità di pretendere dai Ministeri competenti che tale esclusione venga sancita per legge.

Così come è sciocco appellarsi a quel codice etico di autoregolamentazione se non si ha la forza di esigere che esso diventi legge per tutti, da non disattendere. Così come è altrettanto stolto ed autolesionistico essere riusciti ad ottenere una sentenza di non legittimità sui diritti fissi applicati dai Comuni e poi accertarne supinamente la riedizione nel promulgando Regolamento di Polizia Mortuaria.

Così come è insensato e stupido inneggiare a chiarimenti ed occasionali sentenze di tribunali periferici sulla non assoggettabilità dei manifesti funebri alle tariffe affissionistiche se non si ha la capacità di ottenere dal Ministero competente la emanazione di una disposizione legislativa univoca e valida su tutto il territorio nazionale . Senza dire delle angherie monopolizzatrici messe in atto dalle cosiddette "misericordie" che non hanno nulla di misericordioso, ma tanto di prepotenze e raggiri finalizzati all'accaparramento di servizi funebri (a danno delle imprese private) e contro le quali nulla di concreto si fa o si riesce ad ottenere per arginarne il dilagare (vedi sempre l'Informatore n° 7, pagina 40).
La rinuncia da parte della Federazione alla tutela seria e determinata della categoria costringe le singole imprese ad intraprendere guerricole personali su ogni problema controverso in atto localmente e queste guerre non sempre finiscono vittoriosamente, spesso, anzi, vedono la singola impresa soccombere. Questo è uno dei motivi fondamentali per cui la Feniof non è mai riuscita a catalizzare l'interesse della totalità delle imprese funebri ed assicurarsene il sostegno morale, sindacale ed economico. Cominciate a dare certezze a tutte le imprese: leggi che estromettano gli intrallazzatori dagli ospedali, leggi che ci consentano di affiggere i manifesti senza l'assoggettamento obbligatorio alle tariffe affissionistiche, leggi che garantiscano l'autonomia operativa, che mettano fuori gioco le imprese inadempienti a talune regole certe e chiare, leggi che non penalizzino ma che agevolino, che non puniscano ma facilitino il cittadino che nei frangenti dolorosi si affida a noi, leggi che introducano nuovi criteri di professionalità basati sulla rettitudine, sulla competenza, sulla moralità di chi esercita questa professione, leggi, infine, che consentano di conoscere con chiarezza doveri e diritti, che ci liberino dalle pastoie farraginose di una burocrazia sempre più invadente e asfissiante; fate in modo che i mistificatori e gli approfittatori - siano essi operatori della sanità o impresari - vengano messi in galera per comportamenti scorretti, attraverso l'adozione di norme severe e ben definite e non interpretative ed evanescenti e vedrai che la Feniof sarà baciata dal consenso generalizzato della categoria che si prefigge di rappresentare e che la professionalità sboccerà come le margherite spontaneamente fioriscono ai primi soli primaverili.

Non so se tu leggi le mie note, caro Renato, ma voglio salutarti con questo mio ripetitivo ritornello con il quale ti rammento ancora una volta che la professionalità non de- riva dal numero dei dipendenti schierati in campo e nemmeno dal parco macchine; è tutt'altro, soprattutto è educazione e formazione, ma prima di ogni altra cosa è serietà, correttezza comportamentale e onestà intellettuale.

Infine, caro Renato, mi permetto chiederti un grosso favore: ho letto l'articolo di Sereno Scolaro pubblicato sul n° 7 dell'Informatore e devo confessarti che non ci ho capito un tubo; vuoi avere la bontà di spiegare a un povero deficiente come me il contenuto e le finalità di quel mattone di ben quattro pagine e mezza? Avevo letto nella tua relazione all'Assemblea che il contenuto del 'nuovo Informatore' sarebbe stato "senza dubbio di altissimo livello": tanto alto da rendersi incomprensibile? E sempre a proposito di Scolaro, in un precedente intervento avevo chiesto di conoscere a quanto ammonta il compenso che gli viene pagato per ogni articolo.
È legittimo chiederlo? È sperabile saperlo?
A nome di un socio Feniof qual'è l'impresa del proprio figlio?
Ti saluto.


 
Alfonso De Santis

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