- n. 10 - Ottobre 2011
- Recensioni
GG ALLIN
ROCK'ROLL ANIMAL...
La morte per GG Allin era una ossessione. E non era la sola. L’eroina, per esempio, che lo uccise il 28 giugno 1993, all’età di 36 anni.
Uno dei personaggi più maledetti che il rock abbia prodotto, discusso e discutibile, trasgressivo oltre ogni immaginazione, famoso per le performance durante i suoi concerti in cui tutto era possibile.
“Il vero re del rock‘ n’ roll”, come viene apostrofato dal suo sito ufficiale, nasce a Lancaster nel New Hampshire nel 1956 con il nome di Jesus Christ Allin. La ragione della scelta di un nome così importante fu il fanatismo religioso del padre, Merle Sr, convinto che lo stesso Gesù Cristo gli avesse suggerito il nome per il figlio. Ben presto però Jesus, a causa di un difetto di pronuncia del fratello più grande, Merle Jr, che lo chiamava “GeGe”, divenne GG. Fu proprio Merle Sr il responsabile degli abusi fisici e psicologici che resero quella di Allin una infanzia difficile. La famiglia viveva in una casa senza acqua e senza elettricità, in cui qualsiasi conversazione era proibita dopo il calare del sole e in cui gli abusi sui figli e sulla moglie erano all’ordine del giorno. Nel 1961 la madre ottenne il divorzio da Merle Sr, la cui malattia mentale peggiorava notevolmente. I figli furono affidati alla donna e al suo nuovo compagno che insieme si trasferirono nel Vermont dove, dopo alcuni anni, il nome di GG fu cambiato in Kevin Michael Allin. A scuola non fu certo un’aquila e venne iscritto in speciali classi di recupero. Fu negli anni dell’adolescenza che GG sperimentò i primi atti di vandalismo e di delinquenza.
Negli stessi anni iniziò anche la sua passione per la musica: i Beatles, i Rolling Stones, nei primi anni settanta Alice Cooper e successivamente gli Aerosmith, i Kiss fino all’hard rock e al punk. Allin iniziò la propria carriera come batterista, ma con quella che fu la sua band dal 1977 al 1984, i Jabbers, divenne un frontman ispirandosi a Iggy Pop. Intorno alla metà degli anni Ottanta il comportamento di Allin divenne sempre più incontrollabile, tanto da far sciogliere il gruppo. Fu in quel periodo che GG iniziò ad avere problemi di droga e di alcool che si unirono alle altre sue ossessioni: la coprofagia e il culto della trasgressione. Iniziò una serie di performance estreme che prevedevano, tra le altre, anche la pratica di assumere lassativi prima dei concerti per defecare sul palco, esibizioni di nudo, automutilazioni. I suoi spettacoli venivano sistematicamente chiusi dalla polizia che interveniva arrestandolo: finì in carcere diverse volte per aggressione e per atti osceni e quando non era in prigione era in ospedale per ossa rotte, per setticemia e per altri traumi. La sua ossessione per il proibito lo portava spesso a commettere reati come la violazione di domicilio, il furto e la rapina.
Era affascinato dai serial killer, tanto da contattare per iscritto e da andare a visitare John Wayne Gacy, il “Killer Clown” che dal 1972 al 1978 aveva rapito, ucciso e seppellito nel giardino di casa trentatré ragazzi. L’ossessione per la morte si esprimeva nelle sue performance anche per le continue minacce di suicidio: scrivendo a “Maximum RocknRoll”, il magazine musicale, GG annunciò il proprio suicidio in pubblico per la notte di Halloween del 1989. Destino volle che quella sera il cantante fosse in carcere e che, allora come negli anni successivi, la minaccia venne costantemente vanificata.
Dopo lo scioglimento dei Jabbers, GG Allin collaborò con diverse band: la sua produzione fu fortemente influenzata dalla leggenda della musica country Hank Williams a cui si sentiva particolarmente affine. Le sue canzoni avevano titoli piuttosto funerei, raccontavano di abusi subiti, di razzismo, di volgarità. Negli anni hanno ispirato molte band, che ne hanno fatto delle cover, tra cui i Faith No More, Beck, Maryslim, Lemonheads. Nel 1989 Allin fu arrestato per stupro e tortura in Michigan. Nel corso del processo sostenne di aver avuto rapporti consenzienti con la donna che lo aveva denunciato, la cui versione non fu ritenuta particolarmente attendibile dai giudici. Dopo aver patteggiato, rimase fino al 1991 in carcere, dove scrisse il GG Allin Manifesto, che ispirò il suo album Murder Junkies, composto da dieci canzoni e da dieci tracce audio di sola voce in cui venivano esposte la sua filosofia di vita e le sue convinzioni: la musica, e il rock’n’ roll in particolare, dovevano essere vissuti sulla propria pelle senza alcuna possibile mediazione in quello che doveva rappresentare un rapporto fisico. Per questo motivo, il corpo con tutte le sue funzioni diventa il protagonista sul palco, fa parte dello spettacolo, è il rock’n roll. La ribellione verso le convenzioni mista a una buona dose di razzismo sono alla base dei testi delle canzoni di Allin che si definiva “l’ultimo vero rock’n’ roller” proprio per l’assoluta continuità tra la sua vita privata e quella sul palco, la sua musica e le sue ossessioni.
Tutto ciò però non era destinato a durare a lungo. Il 27 giugno 1993, a Manhattan, GG Allin tenne l’ultimo concerto che finì, come al solito, completamente nudo e coperto di sangue e di feci. Dopo il concerto il cantante si spostò, insieme ad alcuni fan, nell’appartamento di un amico, dove continuò a bere e a fare uso di droghe. Quella sera probabilmente ingerì una quantità eccessiva di eroina che lo portò all’overdose. Si trattò di un incidente: Allin, nonostante le ripetute minacce di suicidio, aveva progetti per il futuro, tra cui quello di partire per un tour in Europa. Nessuno si accorse del suo stato fino alla mattina seguente: i presenti probabilmente pensarono che stesse semplicemente dormendo. Solo il giorno successivo, il 28 giugno, qualcuno si accorse che Allin era morto. Venne chiamata un’ambulanza, ma non c’era più niente da fare.
Il corpo di GG Allin ebbe due funerali, quello tradizionale irlandese e il funerale rock. Per volere del fratello, il corpo non venne lavato né trattato, fu vestito con gli abiti che usava solitamente e venne seppellito con una bottiglia di whisky. Il funerale rock divenne un party selvaggio in cui gli amici si facevano fotografare con il suo corpo e gli mettevano in bocca droghe e alcol. Questa fu la ideale conclusione di una vita vissuta all’eccesso, della quale si hanno informazioni soprattutto grazie al documentario “Hated: GG Allyn and the Murder Junkies”, realizzato nel 1994 da Todd Philipps.
Musica, performance e vita che si identificano l’una nell’altra e che non danno spazio ad alcuna alternativa. Così voleva vivere e morire GG Allin: “Voglio morire in modo tragico. È una idea che mi eccita seriamente. Ho vissuto un mucchio di anni in un breve periodo di tempo. Non ho intenzione di vivere una vita stupida e noiosa, senza sfide. Voglio andarmene giù tra le fiamme. Perché no?”.
Sara Sacco