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Nuova vita per gli edifici di culto inutilizzati

Le proposte della Chiesa per la conservazione delle ceneri.

Nell’ambito dell’edizione 2024 di Devotio, esposizione di prodotti e servizi per il mondo religioso, si è tenuto un interessante convegno dal titolo “Luoghi della memoria. Il riuso cinerario degli edifici di culto inutilizzati” che ha affrontato la tematica della conservazione delle ceneri.

Come è noto, con il documento “ad resurgendum cum Christo” del 2016, la Chiesa ha definitivamente “sdoganato” la pratica della cremazione, pur con le dovute riserve e con l’invito a non preferirla rispetto all’inumazione, poiché il corpo affidato alla terra ripete simbolicamente il percorso della morte e della successiva resurrezione di Cristo.

Nello stesso documento, anticipando a tutti gli effetti la legislazione italiana, vengono anche fornite dettagliate indicazioni sulle modalità di conservazione delle ceneri precisando che devono essere custodite in un luogo sacro: il cimitero, innanzitutto, ma anche un edificio di culto, qualora in esso vi sia la possibilità di riservare un’area specifica che soddisfi determinate caratteristiche. Il motivo lo spiega chiaramente un comma del suddetto documento “La conservazione delle ceneri in un luogo sacro può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose”. Conseguentemente “la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita come pure la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua…”.

Oggi i cimiteri stanno vivendo un momento molto critico: la persistente carenza di spazi e la diminuita propensione della gente a recarvisi per rendere omaggio ai propri cari, dovuta a volte anche al loro decentramento rispetto all’abitato, sono spesso causa di situazioni di degrado. E se i camposanti riescono ancora, talora a fatica, a farsi carico delle inumazioni, non tutti hanno zone idonee alla custodia delle urne cinerarie.

Per questo motivo le autorità ecclesiastiche hanno individuato, tra le possibili soluzioni, la collocazione delle ceneri in spazi sacri già esistenti da destinare a “luoghi della memoria”. Le alternative includono la riconversione di chiese dismesse oppure l’utilizzo di edifici periferici poco frequentati o di locali in chiese parrocchiali dove non vengono celebrate le funzioni, come ad esempio cripte, chiostri ed altro.

Una proposta innovativa che si è ispirata ad alcuni casi già presenti nel Nord Europa. Si tratta di luoghi identitari della comunità di appartenenza che si prestano alla devozione e al raccoglimento, facilmente fruibili poiché solitamente si trovano nel contesto urbano. Essendo spazi consacrati, in essi possono essere celebrate le esequie come pure messe in occasione dell’anniversario dei defunti. Inoltre, un conseguente e non trascurabile beneficio è rappresentato dal recupero di un patrimonio artistico e culturale che in molti casi rischierebbe di andare irrimediabilmente perduto.

Gli interventi che si sono susseguiti durante il convegno hanno riguardato alcune case history; in particolare ci si è soffermati sulla Cappella dell’ex scuola materna in Tombola a Chioggia, un modello di successo da cui poter trarre esempio. È Mons. Adriano Tessarollo, Vescovo emerito della diocesi di Chioggia, ad illustrare il progetto da lui sostenuto allo scopo di promuovere un’educazione maggiore al ricordo dei defunti e alla preghiera di suffragio, da cui si assiste purtroppo ad un progressivo distacco.

La Cappella della Memoria di Chioggia, che si trova nel centro storico della cittadina lagunare, è stata inaugurata nel 2017 con un’ottima accoglienza da parte della comunità. Oggi ospita più di 300 urne. Oltre alle ceneri di coloro che in vita hanno scelto la pratica della cremazione, qui trovano accoglienza pure i resti di esumazioni cosicché venga preservato il ricordo anche di quelle persone scomparse da tempo.

Per realizzare il cinerario, la Fondazione Santi Felice e Fortunato che gestisce il complesso, si è rivolta a professionisti del settore. All’interno troviamo due installazioni attuate da “Progetto Argeo”, risultato della felice collaborazione tra l’azienda Benedetti che ha prodotto la struttura e il Maestro Albano Poli a cui è stato affidato il compito di impreziosire l’esterno della stessa. Ogni cinerario è come un armadio, composto da 48 cellette che possono contenere ognuna almeno 4 urne ed è in grado di soddisfare i vari aspetti tecnico-strutturali, garantendo la massima sicurezza contro eventuali tentativi di violazione. I temi raffigurati nella decorazione esterna sono stati indicati direttamente dal vescovo e sono propri della dimensione religiosa della morte, ossia la Resurrezione e l’Ascensione di Cristo. I disegni sono stati scelti fra diversi bozzetti proposti, assicurando così l’unicità dell’opera. I due manufatti sono caratterizzati da mosaici ad intarsio con l’utilizzo di marmi e di pietre naturali privilegiando l’azzurro che richiama il cielo e il bianco, simbolo della Luce divina.

Altri sono i luoghi sacri che si sono avvalsi di cinerari simili, come ci racconta Oscar Rossi, titolare della Benedetti srl, ideatore del progetto.
«Il fenomeno di adibire cappelle consacrate per la custodia delle ceneri sta prendendo sempre più piede. Le nostre proposte sono altamente apprezzate sia per la loro flessibilità (è possibile scegliere moduli di diverse dimensioni con conseguenti numeri variabili di cellette) e sia soprattutto per l’alto valore artistico che l’atelier Progetto Arte Poli sa imprimere a ciascuna realizzazione. Frequentare una Cappella della Memoria non è solo un modo per ricordare i nostri cari in un contesto che invita alla preghiera e a riconnettersi con il nostro mondo spirituale, ma può essere considerato un vero e proprio percorso artistico. A questo proposito voglio ricordare il cinerario nella cripta della Basilica Pontificia nella parrocchia di San Sossio a Frattamaggiore, la cui copertura esterna, raffigurante Maria Maddalena che incontra il Cristo risorto, è stata realizzata secondo l’antica tecnica mosaico con tessere in pietra tagliate ad una ad una e collocate manualmente.
Per coloro che preferiscono una dimensione laica - continua Oscar Rossi - le ceneri possono essere custodite in altri ambienti, come ad esempio le case funerarie. Siamo già presenti in diverse strutture di questo tipo, ultima delle quali la Casa Funeraria Arthemis inaugurata pochi mesi fa a Padova. Sia per le chiese che per i privati, siamo inoltre in grado di fornire un servizio di gestione del cinerario».

Il tema del convegno e il dibattito che ne è seguito se da una parte hanno messo in luce come si stia rapidamente evolvendo il modo di ricordare i nostri defunti, dall’altra sono stati l’occasione per venire a conoscenza di concrete soluzioni per far fronte alla carenza di spazi cimiteriali e alle esigenze e alla mutata sensibilità della società contemporanea.
 
Raffaella Segantin

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