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Quarantanove giorni, prima di rinascere

Per i buddisti, la morte è un passaggio: prima della rinascita, il defunto è uno spirito che erra tra il mondo dei vivi. E i familiari devono mantenere un comportamento positivo e sereno per non ostacolarlo in questo nuovo percorso. La salma non può essere toccata nei tre giorni successivi al decesso, poi può essere sepolta o bruciata. Intensi e suggestivi i rituali funebri, diversi da Paese a Paese.

Quarta religione più diffusa nel mondo, il buddismo ha origine con il principe Siddharta Gautama. Nato da un ricco proprietario terriero verso la metà del VI secolo a Kapilavastu, in una regione oggi compresa fra il Nepal meridionale e l'estremo nord dell'India, Siddharta conduce dapprima una esistenza molto agiata; quindi, verso i trent'anni, animato dal desiderio profondo di capire le cause della miseria umana, abbandona il lusso della casa paterna e cambia radicalmente vita: si convince che solo nella meditazione personale può conoscere la salvezza. In una località vicino a Bodh Gaya, poco lontano dalla città indiana di Benares, dopo quarantanove giorni di riflessione, ai piedi di un albero di fico, in una notte di luna piena del mese di maggio, seduto nella posizione cosiddetta del loto, cioè a gambe incrociate, raggiunge lo stato di suprema conoscenza. Riesce infatti a cogliere le Quattro Nobili Verità e per questo viene chiamato "Buddha", ovvero il "Risvegliato": non ci può essere esistenza senza dolore; la causa del dolore è il desiderio; eliminando il desiderio si elimina il dolore; esiste la via che conduce all'eliminazione del desiderio e quindi del dolore.

I FUNERALI DI BUDDA. Per oltre quarant'anni, Budda porta il suo messaggio di speranza nell'India, insistendo sul fatto che la felicità non è altro che una conquista del proprio intelletto e della propria volontà. Secondo la tradizione, muore all'età di ottant'anni, intorno al 486 a.C., circondato dai suoi discepoli, tra i quali il prediletto Ananda, cui lascia le sue ultime disposizioni. Il suo corpo, lavato e avvolto in diversi sudari, viene cosparso di olio e adagiato in una cassa metallica. Quindi, per sette giorni, si succedono in suo onore cortei con musica e danze, omaggi di fiori e di profumi. Infine, la salma viene trasportata in processione fino al luogo della cremazione: la pira prende fuoco spontaneamente, per spegnersi poco dopo in modo altrettanto soprannaturale. Terminata la cerimonia, vengono raccolte le sue ossa e si procede alla spartizione delle sue reliquie fra i nove regni in cui ha predicato. Vengono edificati così nove tumuli funebri, i cosiddetti "stupa". Comunque, secondo le indicazioni date dallo stesso Budda, chiunque verrà in qualunque tempo in possesso dei suoi resti, dovrà innalzare nel proprio paese uno stupa. La leggenda aggiunge ancora che gli umani hanno ricevuto solo un terzo dei resti del beato, mentre gli dei e si sono impossessati degli altri due.

IL GRADUALE DISTACCO DELL'ANIMA. Nato in India, il buddismo si diffonde ben presto in tutta l'Asia, raggiungendo, negli ultimi tempi, alcune zone dell'America e dell'Europa: oggi sono circa 350 milioni i suoi credenti. Filosofia di vita, ruota intorno alle tematiche del destino dell'uomo, dell'angoscia, del dolore, della precarietà dell'esistenza terrena, proponendo una via di superamento: per questo, secondo i buddisti, tutte le pratiche spirituali hanno come obiettivo il progresso dell'umanità verso il bene. Il buddismo, infatti, può coesistere con altre religioni, adattandosi ed integrandosi con le culture locali e tradizionali. Le strade che portano alla salvezza sono dunque molteplici e non si escludono a vicenda. Se l'assoluta non violenza, la benevolenza, la fratellanza e l'amore sono tra gli elementi fondamentali del buddismo, particolarmente importanti sono anche le cerimonie funebri, perché considerate l'estremo tentativo di aiutare la persona morta a reincarnarsi favorevolmente: si ritiene infatti che il distacco dell'anima dal corpo sia un processo graduale e che sia possibile intervenire sui suoi movimenti grazie all'assistenza dei vivi. Per i buddisti la morte è considerata un passaggio: la salma non può essere toccata nei tre giorni successivi alla morte, poi può essere sepolta o bruciata. Dopo, per quarantanove giorni, il defunto è uno spirito che erra tra il mondo dei vivi in attesa della rinascita: per questo i familiari si sforzano di mantenere un comportamento positivo e sereno per non rattristarlo e ostacolare la sua rinascita. Dopodiché si reincarna. L'obiettivo ultimo dei buddisti è però quello di porre fine al ciclo ininterrotto delle rinascite e di raggiungere l'estinzione delle sofferenze, il cosiddetto "nirvana".

MELODIE E LUCI COLORATE. I rituali funebri buddisti sono talvolta diversi da Paese a Paese, ma ovunque intensi e suggestivi. In Thailandia, ad esempio, quando una persona muore, per prima cosa, i parenti e gli amici più stretti versano dell'acqua su una sua mano. Quindi il cadavere viene posto dentro la bara e circondato da candele, incensi e luci colorate: in sua presenza, i monaci recitano testi sacri e insegnamenti religiosi. Dopo qualche giorno congiunti e conoscenti si recano ad onorare il defunto: il periodo del lutto varia anche a seconda dei mezzi economici di cui dispone la famiglia.Dopo avere onorato e pregato per il morto, i presenti iniziano a giocare a carte o a domino. Infine, si tiene la cerimonia funebre: il corteo è accompagnato da una orchestra, che ha il compito di rallegrare gli animi. Per rendere insolito il percorso finale del morto, le scale della casa da cui viene portata fuori la bara sono coperte con fiori di banano, mentre la processione verso il luogo della cremazione è guidata da un uomo che porta in mano un drappo bianco. Questo personaggio è seguito da alcuni anziani che trasportano fiori in ciotole d'argento e da un gruppo di monaci, che cantano le melodie per la buona sorte del morto: tutti costoro precedono la bara, che viene invece seguita dai familiari e dai membri della comunità. Giunta sul luogo della cremazione tra i canti, la salma viene posta su una pira di mattoni: i partecipanti al rito accendono la legna sottostante con candele e bastoni d'incenso. Alla fine, le ceneri vengono raccolte in un'urna. Anche in Giappone la stragrande maggioranza dei funerali avviene secondo il culto buddista. È nel tempio che si svolge la cerimonia principale in onore del defunto: dopo aver collocato un suo ritratto in posizione d'onore sopra un altare, circondato da fiori, frutta e candele, vengono pronunciati brani sacri e intonati canti. Quindi il corpo viene trasportato al crematorio con un carro funebre che somiglia ad una cappella buddista. Collocate le ceneri nell'urna, vengono portate nel luogo di sepoltura: i cimiteri giapponesi, non contenendo corpi ma solo piccole urne, possono permettere l'addensamento fittissimo di cippi e di steli commemorativi, con frasi che ricordano il defunto. Il defunto, inoltre, assume un nome diverso da quello usato in vita: questo viene annotato in oro su apposite tavolette, tenute sull'altarino di famiglia, in una cappella di casa o in un tempio.

IMMOBILI PER LA VITA ETERNA. Per rimanere immobilizzati nella partecipazione alla "samadhi", la vita eterna, iniziano a mummificarsi sin da vivi: i monaci buddisti giapponesi delle sette Maitreya e Shingon scelgono questa pratica per stabilizzarsi nella classica posizione "nyuio", del loto: a gambe incrociate, attraverso tecniche legate allo yoga, aspirando del tannino o della lacca, finiscono per assumere l'aspetto di un cadavere imbalsamato. Queste singolari mummie di bonzi vengono chiamate "butsu": in questa condizione, il loro spirito attende l'avvento del Budda, tra cinque, sette miliardi di anni. Si fanno seppellire ancora vivi, ma in stato avanzato di disseccamento: dopo tre anni vengono riesumati ed essiccati completamente col fuoco di paglia ed incenso. Infine vengono collocati dentro un'urna nel tempio. Per rimanervi per l'eternità.
 
Gianna Boetti

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