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Qualcosa di Speciale

Una commedia romantica incentrata sulla tematica dell’elaborazione del lutto e sulla necessità di affrontare un percorso interiore per superare il dolore della perdita.

Qualche settimana fa è stato trasmesso in TV il film Qualcosa di Speciale. Non si tratta di una pellicola nuova, e sicuramente a molti lettori, come alla sottoscritta, sarà già accaduto di averla vista in precedenza. Il film è infatti del 2009, uscito nelle sale l’anno successivo con il titolo originale di Love Happens (l’amore capita), diretto da Brandon Camp con Jennifer Aniston e Aaron Eckhart. E non si tratta nemmeno di un capolavoro della cinematografia: come ben suggerisce il titolo originale ci troviamo di fronte ad una commedia romantica dai toni melodrammatici, a tratti ingenua e a tratti esilarate, di quelle da guardare con il pacchetto di fazzolettini a portata di mano, ma dal lieto fine garantito, un prodotto destinato soprattutto ad un pubblico femminile e relativamente giovane.

Allora perché parlarne? Perché tutta la trama si sviluppa attorno ad un concetto molto serio e non frequentemente trattato in questo genere cinematografico: quello della elaborazione del lutto.

La storia è questa. Ryan Burke (Aaron Eckhart) è un giovane uomo che pochi anni prima ha perso la moglie in un incidente stradale. Sgomento per l’improvvisa e tragica scomparsa, cerca di arginare il suo dolore scrivendo un libro in cui parla della sua esperienza e dà suggerimenti su come affrontare e superare la perdita di un proprio caro. Il volume ottiene un successo immediato e per Ryan si aprono nuove prospettive di vita. Comincia così a girare in lungo e in largo per tutti gli Stati Uniti, non solo per presentare il libro, ma anche per animare gruppi di autoaiuto, acquisendo una certa fama e diventando un punto di riferimento per i tanti che si trovano in condizioni simili. Tutto sembra scorrere per il meglio, finché viene programmato un seminario a Seattle, la città della defunta moglie. Fin dall’inizio di questo viaggio è palpabile un certo nervosismo e una sensazione di disagio, che diventa drammatica quando alla fine della conferenza si presenta il suocero che lo accusa di non aver mai fatto visita alla famiglia dalla morte della figlia.

Proprio la sera stessa nella hall del suo hotel, Ryan conosce la vulcanica Eloise (Jennifer Aniston), un’eccentrica giovane fioraia dai modi decisamente spicci e poco convenzionali. Anche Eloise è una persona irrisolta con un passato di storie d’amore finite male che hanno determinato in lei la convinzione di non voler più lasciarsi andare a nessun tipo di coinvolgimento sentimentale. Ma, come è prevedibile quando il destino ci si mette di mezzo, tra i due l’attrazione è immediata. Tuttavia per poter vivere il rapporto in modo sereno e costruttivo, entrambi devono lasciarsi alle spalle i propri fantasmi e i propri fallimenti. Ma se Eloise, da persona pragmatica qual è, non fatica a trovare dentro di sé nuove motivazioni che le permettono di superare i suoi timori, per Ryan è assai più complicato. Sarà proprio lei, tra una battuta e un colpo di scena, a fargli intraprendere quel percorso che lo porterà finalmente a confrontarsi con la sua sofferenza, senza ricorrere a comode scorciatoie. Pian piano emerge una verità che è ben diversa dalle certezze descritte nel suo libro, divenuto per il protagonista uno strumento a cui aggrapparsi, come ad un’ancora di salvezza, per poter andare avanti. Non solo Ryan ha troncato i rapporti, apparentemente senza motivo, con la famiglia della moglie deceduta, ma non ha nemmeno partecipato al suo funerale e confessa che il giorno dell’incidente alla guida dell’auto c’era lui e non lei come ha sempre fatto credere, attribuendo ad una tragica fatalità enormi sensi di colpa che in realtà non avrebbe motivo di provare. Grazie al rapporto con Eloise riuscirà a sbloccare tutto quel dolore represso e taciuto e a compiere quei passi necessari, descritti dettagliatamente nel suo volume, per elaborare la sua sofferenza e poter finalmente vivere appieno, senza menzogne e libero dai sensi di colpa.

Un film gradevole che nella sua trama, forse un po’ scontata, offre comunque molti spunti di riflessione. Innanzitutto la necessità di affrontare il dolore e la consapevolezza che reprimerlo non solo non serve a nulla ma può risultare deleterio. Il protagonista si è infatti reinventato, costruendosi una nuova identità, attaccandosi a nuove certezze e cambiando il suo modo di vivere. Ma alla fine questa sorta di riparo artificiale non può reggere a lungo e la vita non tarda a presentargli il conto. E se in questa storia l’inatteso aiuto arriva da una bella ragazza di cui è inevitabile innamorarsi, nella realtà di tutti i giorni le cose sono decisamente molto più complesse.

Sono sempre più numerose le persone che hanno bisogno di essere accompagnate in un percorso di elaborazione del lutto, soprattutto in questo ultimo anno in cui, a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, non hanno potuto assistere i propri cari nei loro ultimi giorni e spesso nemmeno partecipare alle loro esequie. Una privazione che ha comportato conseguenze significative sull’equilibrio psicologico dei soggetti colpiti. In questi casi è necessario innanzitutto non soffocare il proprio stato di sofferenza, riconoscere i propri limiti nell’affrontarlo e, se ciò potesse essere utile, non essere imbarazzati a parlarne con gli altri senza filtri. Meglio ancora sarebbe non avere timore di ricorrere all’aiuto di esperti in questo campo che, attraverso azioni mirate, possono davvero sciogliere quei blocchi interiori che impediscono di continuare a vivere serenamente, motivando i soggetti ad aprirsi a nuove prospettive perché, come recita l’ultima frase del film, “quando parti per i tuoi viaggi è importante tenere a mente che quando una cosa finisce, un’altra avrà un inizio”.
 
Raffaella Segantin


Curiosità

Qualcosa di Speciale è stato scritto dallo stesso regista Camp a seguito del suo personale vissuto per la morte della madre ed è rimasto chiuso a lungo nel cassetto prima di vedere il primo ciack. Come per il protagonista, anche Camp ha avuto grossi problemi a metabolizzare la perdita. In un primo momento sembrava che il lutto fosse superato, poi, dopo diversi mesi e quasi inaspettatamente, si è trovato preda di un dolore immenso. Ha così sentito il bisogno di  indagare sui percorsi di elaborazione del lutto creando un personaggio che rispecchiasse le sue vicissitudini interiori.
Il titolo del film inizialmente era Brand New Day (un giorno nuovo di zecca), in seguito cambiato in Travelling (viaggiando), fino a diventare Love Happens (L’amore capita).
Il film è ambientato a Seattle e le riprese sono state effettuate sia a Seattle che a Vancouver.

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