Rotastyle

Nuovi progetti di Case Funerarie

Piccole dimensioni, grandi funzionalità

L’idea della funeral home “R8” nasce nel contesto di un workshop promosso dall’Università di Bologna e relativo al tema dei nuovi spazi funerari, espressione di una città moderna e funzionale, attenta alle esigenze di una società sempre più eterogenea e desiderosa di aree specializzate. La proposta mira alla creazione di un complesso architettonico in grado di racchiudere, in soli 400 metri quadri di superficie utile, spazi consoni alla celebrazione del rito di commiato attraverso la dotazione di due ampie camere ardenti, di uffici atti allo svolgimento delle funzioni economico-amministrative dell’azienda di onoranze funebri e di ambienti funzionali alle operazioni legate alla tanatoestetica, con l’obiettivo di mantenere ben distinti i percorsi relativi a ciascun ambito. Lo sviluppo del tema proposto nasce dal confronto tra le idee personali sul tema della morte da parte dei componenti il gruppo di progettazione (Elisabetta Bigliardi, Giuseppe Cannizzo, Davide Coccolini), rapportate e riadattate alle necessità di funzionalità degli ambienti, di replicabilità e di adattabilità delle forme a qualsiasi contesto urbano. Il nome stesso - “R8”, “rotto” - indica il concept attorno a cui orbita il progetto: la visione della morte come un taglio netto separatore, come una crepa, una rottura repentina e inaspettata nonostante la sua ineluttabilità di evento naturale. L’idea viene tramutata in forma architettonica realizzando una “rottura” irregolare lungo lo sviluppo longitudinale del blocco compatto, monolite rettangolare della struttura iniziale. Se da una parte tale separazione contribuisce in modo forte e netto alla rappresentazione di una idea, trasformando un semplice edificio dalle forme semplici e compatte in una architettura parlante in grado di comunicare già dall’esterno la propria funzione, dall’altra si presta a servire a importanti elementi funzionali. Lo spazio aperto generato dal taglio conferisce una maggiore illuminazione degli ambienti interni, in particolare delle due camere ardenti, e consente di creare due corpi ben distinti, così come distinti devono essere gli spazi propri dei dolenti e quelli, invece, riservati alla preparazionedella salma, alle funzioni commerciali e al confezionamento del feretro.
Il progetto, dovendo rispondere alla domanda di adattabilità urbanistica, è pensato come ubicato in una zona industriale, area urbana che accomuna ogni città. Poiché una Casa Funeraria si rivolge ad una società che non ripudia la morte, la sua espressione formale non vuole essere ovattata o astrusa dal contesto urbanistico cittadino, ma al contrario resa manifesta e riconoscibile attraverso un edificio con affaccio su strada, le cui forme e materiali ne sottolineino e ribadiscano la presenza e la funzione. Per tale ragione il semplice blocco in cemento armato presenta una frattura non solo nella pianta, ma anche nel prospetto, enfatizzata dall’uso di un diverso materiale, l’acciaio corten, la cui colorazione rossastra crea un forte contrasto con il grigio del cemento armato. L’edificio, poggiando su un basamento di 50 centimetri di altezza e rientrante di quasi un metro rispetto al profilo esterno, appare leggermente sopraelevato rispetto al piano strada. Per poter superare tale dislivello, l’accesso alla struttura avviene attraverso una rampa, la cui pendenza, seppur leggera, obbliga il dolente a sopraelevarsi non solo fisicamente, ma anche idealmente, proiettandosi in una dimensione differente rispetto a quella propria della quotidianità, più alta, drammatica e introspettiva. Si accede alla rampa direttamente dal parcheggio privato riservato ai dolenti. Un alto muro corre a fianco della rampa e impedisce la vista sia del prospetto vetrato sia della collinetta contenuta al suo interno. Dall’ingresso si accede a una ampia hall, che funge da filtro tra l’ambiente esterno e quello interno. Di fronte alla porta d’accesso due pareti si incontrano con vertice rivolto verso l’ingresso, creando un link visivo che indirizza il visitatore verso le camere ardenti, a destra, o, oltrepassando le pareti, verso l’area ristoro, i servizi igienici, gli uffici e l’area commerciale. Spostandosi, l’ambiente della hall viene reso dinamico dal movimento delle pareti interne, la cui disposizione a scala è volta a creare una zona più intima, separando anche visivamente gli accessi alle due camere ardenti. Il movimento dinamico delle pareti interne si contrappone alla linearità e alla semplicità della parete esterna, completamente vetrata, sia per garantire ampia luminosità all’ambiente sia per permettere al dolente la vista sull’area verde esterna. Quest’ultima, con carattere e valenza esclusivamente contemplativi, ha uno scopo funzionale, fungendo da “quinta scenica” che impedisce la vista dell’adiacente periferia industriale, ed uno concettuale, che riprende la tematica propria dell’ambito funerario del recinto, dell’hortus conclusus, la cui inclinazione invita lo sguardo a sollevarsi, ad andare oltre. Avendo una funzione contemplativa, l’area verde non è fruibile, ma è comunque possibile accedere al recinto attraverso un terrazzo. Le due camere del commiato sono costituite da due ampi ambienti, un salottino anti-camera dotato di sedute in legno e la camera ardente vera e propria. I due ambienti sono divisi da una parete mobile in pannelli di legno insonorizzati, che permette, al bisogno, di disporre di un spazio più grande. Le camere ardenti hanno affaccio diretto sul taglio attraverso ampie pareti vetrate. In questo modo l’ambiente interno si estende visivamente all’esterno mantenendo una dimensione chiusa e privata che abbraccia anche un cortile in cui lo sguardo si può dilatare raccogliendo anche la luce naturale proveniente dall’alto.
La camera ardente comunica con l’area tecnica attraverso un corridoio vetrato su tre dei suoi lati, che si estende trasversalmente lungo il taglio. Un tunnel di vetro è l’unico elemento di comunicazione tra le due aree individuate dal taglio, sintesi del confronto dialettico che caratterizza l’edifico. Se il taglio rappresenta un confine, un elemento di demarcazione e un limite per il dolente, il tunnel rappresenta il transito, un ponte tra le camere ardenti e l’area tecnica, in cui il dolente può accompagnare il proprio caro solo visivamente grazie alla trasparenza del vetro del corridoio. Qui cessa il contatto visivo e fisico con il corpo del defunto, qui la salma diventa feretro e qui inizia il suo viaggio verso il luogo della sepoltura.
All’area commerciale si accede dall’ingresso principale, oltrepassando l’area ristoro. Essa è dotata di due uffici, servizi e uno showroom. Un corridoio separato da una porta mette in comunicazione l’area commerciale con quella tecnica, componente in cui hanno sede tutte le operazioni necessarie alla preparazione del feretro, dotata di magazzino, celle frigorifere, vano tecnico per gli impianti e sala autoptica. L’accesso principale a quest’area avviene attraverso una porta posta sul fronte opposto a quello riservato ai dolenti, anch’esso dotato di ingresso carrabile sul fronte strada e parcheggio riservato. Su questo lato il piano strada viene rialzato allo stesso livello del piano di calpestio interno per motivi logistico-funzionali. Il suo fronte esterno presenta una finestratura continua posta nella parte superiore della parete, mentre il fronte con affaccio sul taglio interno non presenta aperture, per rendere l’ambiente visivo esterno delle camere ardenti più intimo e più riflessivo.
Diverse le scelte cromatiche e materiche tra esterno ed interno e tra area dolenti e area operatori. All’unità monolitica del cemento armato in pannelli, che caratterizza il corpo principale e il recinto, si frappone il calore dell’acciaio corten che riveste gli infissi, i corpi a sviluppo trasversale rispetto al taglio e il basamento. In questo modo i costi relativi all’utilizzo del corten, materiale che sotto l’effetto degli agenti atmosferici non corrode, ma crea una patina dalla colorazione rossastra il cui aspetto perdura invariato nel tempo, oltre ad essere ripagati dal suo forte potere espressivo, sono bilanciati dall’economia relativa all’utilizzo del cemento. Colori neutri e tonalità calde prevalgono invece negli ambienti interni destinati ad accogliere i dolenti, dove all’esigenza di conforto si affianca l’universalità del rito.
Il presente lavoro di ricerca esplora la dimensione contemporanea relativa al rito del commiato proponendo una soluzione ideale per le piccole e medie imprese che vogliano completare la propria offerta aprendosi al mondo delle Case Funerarie attraverso un edificio originale e compatto, in cui le funzioni e i percorsi si sviluppano e si completano all’interno, lasciando le aree esterne libere di adattarsi, nelle forme e nelle metrature, a seconda delle esigenze di superficie, di disponibilità e di contesto. Un impianto riservato, ma strutturato, efficiente nella funzione ed economico nella realizzazione, ricercato negli ambienti e nei percorsi, multiculturale e multi-religioso, dove il dolente contemporaneo possa porgere in maniera intima e dignitosa l’ultimo saluto alla persona amata.




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