- n. 5 - Maggio 2001
- Letteratura
Scritta nel 1871
Il pianto antico di Giosuè Carducci
PIANTO ANTICOL'albero a cui tendevi
la pargoletta mano,
il verde melograno
da' bei vermigli fior,
nel muto orto solingo
rinverdì tutto or ora
e giugno lo ristora
di luce e di calor.
Tu fior della mia pianta
percossa e inaridita,
tu dell'inutil vita
estremo unico fior,
sei ne la terra fredda,
sei ne la terra negra;
né il sol più ti rallegra
né ti risveglia amor.
Giosuè Carducci
Certo ben poche poesie, nell'intera tradizione letteraria italiana, hanno avuto la notorietà di questa.
Forse in pochi casi, in quella stessa tradizione, l'opera complessiva di un poeta ha conosciuto nel giro di qualche decennio un così radicale volgere di fortune.
Celebrato e onorato in vita, fino a raggiungere i fastigi del premio Nobel, per poi mantenere lungo tutta la prima metà del XX secolo un posto dominante nel canone della letteratura moderna (e nei programmi scolastici), Giosué Carducci (1835/1907), vittima di radicali mutamenti del gusto e della sensibilità critica, nel secondo dopoguerra decade rapidamente da quel rango, e la sua opera tende a scomparire, sintomo decisivo, da quei programmi.
Ma questa poesia, insieme a non molte altre, resiste.
"Io aveva avviticchiate attorno a quel bambino tutte le mie gioie, tutte le mie speranze, tutto il mio avvenire", scrive il poeta ad un amico, in occasione della morte del figlio Dante, di tre anni; e ancora oggi non c'è lettore sensibile (e non ottusamente prevenuto) che non percepisca l'autenticità, la necessità di questi versi, e le loro perfetta riuscita formale.
Il segreto di questa poesia sta forse nell'assoluta, disarmata semplicità ed essenzialità dei mezzi espressivi adottati: l'opposizione nitida fra le prime due strofe, costruite su immagini di luce, colore, fecondità, calore, e le ultime due, dove tutto è aridità, oscurità, gelo (ma l'immagine del "muto orto solingo" al verso 5 aveva già anticipato l'esito…); l'efficacia della metafora della "pianta percossa e inaridita", a significare la vita del padre; il ricorso all'anafora (due versi che iniziano con le stesse parole: 9/11, 13/14 e 15/16), e insieme all'appello diretto (il "tu"), che valgono ad intensificare la temperatura emotiva del testo.
E per il lettore si apre uno spazio di risonanza più profondo se ricorda il Carducci grande cultore ed esperto di lingue e letterature classiche: e si rende conto che il poeta sta qui rivivendo e consapevolmente adattando a dimensioni semplici e quotidiane il tema tante volte percorso da quelle letterature del confronto tra la brevità della vita dell'uomo e la ciclicità perenne della vita della natura. Lo strazio di chi ha visto morire chi ama è sempre il medesimo, nei millenni; per questo quel pianto è un Pianto antico, e non muore la poesia che lo esprime.
Franco Bergamasco