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Il tema della morte nella letteratura degli "Scapigliati"

"A cosa pensi, caro?"

A cosa pensa un uomo guardando, accarezzando e baciando la donna amata? Le risposte potranno variare lungo un arco che avrà ad un estremo la sensualità più torbida, all'altro l'idealizzazione amorosa più sublimata, con tutte le ragionevoli vie di mezzo; ma sempre in quell'ambito si starà, si potrebbe pensare. Non è detto. Iginio Ugo Tarchetti (un piemontese di San Salvatore Monferrato, nato nel 1839) aveva iniziato la carriera militare, ma nel 1865 una malattia gliela fece abbandonare, venendo probabilmente anche in soccorso ad un temperamento alquanto incline a sentimenti di anticonformismo e di ribellione che lo portarono poi a scrivere tra l'altro - cosa allora più unica che rara - anche un notevole romanzo antimilitarista, Una nobile follia. Tale temperamento lo condusse a trovare il proprio "clima" ideale negli ambienti artistico-letterari della cosiddetta Scapigliatura milanese: un movimento che faceva dell'anticonformismo, della volontà di stupire, nella vita e nell'arte, la propria bandiera.
Fu così che Tarchetti, ispirandosi come altri al recente, grande modello di Baudelaire, il primo "poeta maledetto", corse la sua breve vita disordinata, segnata da una attività febbrile, dalla povertà, dalla tisi; e fu del tutto naturale che facesse propri alcuni dei temi più tipici del gusto appunto "scapigliato". Fra di essi ha un posto assai rilevante quello per il macabro.
Ecco quindi che nella raccolta di poesie Disiecta  leggeremo una lirica come Memento, il cui titolo latino già di per sé richiama l'ammonimento liturgico "ricordati (memento, per l'appunto), uomo, che sei polvere ed in polvere tornerai", e nella quale troveremo una originale risposta al quesito iniziale:



Quando bacio il tuo labbro profumato,

cara fanciulla, non posso obbliare

che un bianco teschio sotto vi è celato.


Quando a me stringo il tuo corpo vezzoso,

obbliar non poss'io, cara fanciulla,

che vi è sotto uno scheletro nascoso.


E nell'orrenda visione assorto,

dovunque o tocchi, o baci, o la man posi,

sento sporger le fredde ossa di un morto.


E se cerchiamo compenso all'inquietante visione in una romantica rêverie non abbiamo che da aprire, nella stessa raccolta, Sognai:


Sognai. L'orrido sogno ho in mente impresso.

In un avel calati eram per gioco...,

scende il coperchio immane a poco a poco,

ci chiude. Etenità sovr'esso.
 
Franco Bergamasco

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