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Parchi della Memoria. Teoria e caso di studio

È il titolo di una tesi di laurea in progettazione paesaggistica, svolta in collaborazione con Asce e rivolta al settore cimiteriale e funerario in quanto interessato da importanti spunti per la progettazione di aree verdi connesse alla pratica della cremazione. Recenti interventi legislativi hanno introdotto aree per la dispersione delle ceneri da realizzarsi all'interno delle strutture cimiteriali; tali aree, dette "giardini delle rimembranze", sono generalmente di piccole dimensioni e largamente condizionate dalle architetture spesso confuse di molti cimiteri italiani. Il lavoro immagina uno scenario normativo auspicabile che autorizzi l'estrazione delle ritualità connesse alla cremazione e dei diversi modi di conservazione della memoria all'esterno delle strutture cimiteriali: lo spazio nel quale estrarre quello dedicato alla cremazione si identifica ancora in un'area verde, ma di maggiori dimensioni, ricollocata nel sistema urbanistico e con nuove ed importanti funzioni sociali ed ambientali, oltre che funerarie e culturali. La nuova tipologia di verde pubblico/spazio della memoria viene definita "Parco della Memoria" e viene illustrata concettualmente sul piano descrittivo e sul piano metodologico. Viene quindi affrontato un caso di studio ricadente all'interno del Comune di Bologna, in una importante fascia di confine fra il tessuto urbano ed il paesaggio rurale. In merito al caso di studio seguirà, nel prossimo numero di Oltre Magazine, un approfondimento sulle metodologie progettuali di analisi e di composizione degli spazi e l'illustrazione delle soluzioni progettuali adottate.

La cremazione è una soluzione sempre più adottata nel momento in cui occorre compiere una scelta in merito all'espressione del cordoglio per ricordare la memoria del congiunto, per assicurare alla famiglia un luogo cui indirizzare le emozioni e recarsi fisicamente in raccoglimento. Inizialmente osteggiata, la cremazione è oggi una realtà davvero importante: sono sempre più numerose le riflessioni sul ruolo che assume nell'ambito delle strutture cimiteriali che, negli ultimi anni, stanno subendo importanti adeguamenti. I primi passi verso tali adattamenti sono già stati mossi: nel proprio Regolamento Regionale l'Emilia Romagna ha dato vita ad un testo normativo recante all'articolo 5 l'obbligo di provvedere all'allestimento di cosiddetti "giardini delle rimembranze" in numero di almeno uno per comune. Uno dei primi esempi derivati dall'applicazione della norma è quello realizzato recentemente all'interno della Certosa di Bologna.
Tuttavia se la cremazione, secondo scenari cautelativi ed in relazione alle esperienze europee, acquisirà ancora maggiore importanza in termini numerici e di significato sociale, saranno sufficientemente esaustive le soluzioni previste dalla normativa? Si potrebbero, invece, pensare spazi e luoghi destinati unicamente alla cremazione, intesa come dispersione delle ceneri e sepoltura delle urne, all'esterno delle strutture cimiteriali? Se questi spazi fossero realizzabili, quale forma, quali funzionalità, quale ruolo potrebbero avere?
Fonti autorevoli attestano in Italia la cremazione su livelli dell'8,5% nel 2005 e, a fronte di una percentuale europea del 32% nel 2004, pare possibile prevedere un importante incremento medio nei prossimi decenni, seppure con forti differenze fra Nord e Sud e fra città e centri urbani minori. La maggiore diffusione che ha interessato la cremazione nei Paesi dell'Europa Settentrionale è riconducibile ad una differente attitudine culturale che caratterizza, invece, Paesi come l'Italia e la Spagna, e che ha condizionato anche l'approccio formale al cimitero: qui la ferma presa ecclesiastica ed il maggiore rigore nel concepire architettonicamente le strutture cimiteriali di stampo illuminista e post-riforma Napoleonica (che, banalizzando, ufficializza l'allontanamento dei morti dalle città per ragioni sanitarie e di restauro urbanistico) hanno condotto alla creazione di strutture cimiteriali ispirate alle forme più essenziali e paragonabili talvolta a vere e proprie macchine per lo smaltimento dei cadaveri, recanti espressioni artistiche spesso frutto della sola iniziativa privata. Una delle strutture di riferimento per i progettisti dell'epoca fu lo splendido Camposanto pisano, apprezzato al tempo per la rappresentativa organizzazione dello spazio (un quadrilatero colonnato per le tombe illustri raccolto intorno ad un impluvium destinato alle sepolture comuni) e noto per la leggendaria velocità di mineralizzazione dei resti. Nel Nord Europa, invece, i cimiteri hanno assunto forme più morbide, "a misura di visitatore", soprattutto quando ricche di elementi vegetali strutturati, tanto da risultare in alcuni casi comparabili a parchi urbani, veri protagonisti della vita sociale (esempi sono il noto Père-Lachaise di Parigi ed il più recente Skogskyrkogården, il cimitero nella foresta di Stoccolma).
I cimiteri italiani che oggi si offrono alla visita sono spesso strutture frutto di successivi ampliamenti, collocate in posizioni periferiche rispetto alla vita urbana, afflitte da una cronica mancanza di spazio, che evidenziano problemi notevoli all'inserimento di "giardini delle rimembranze". Importante esempio di cimitero in origine relazionato alla città, oggi relegato a situazioni di periferia degradata, è la struttura di Modena, recante anche il noto contributo di Aldo Rossi. Dallo studio della botanica funeraria e dei simbolismi ad essa connessa si evidenzia un legame talvolta obsoleto con alcune specie vegetali che rendono il cimitero assai riconoscibile, ma che dovrebbero essere meglio inserite nel paesaggio mediante impianti vegetali organici e basati su specifiche analisi preliminari storiche, del sito e della coerenza paesaggistica.
Dovrebbe anche essere considerato come la percezione della morte e l'approccio ad essa si siano evoluti nel tempo fino ad una attuale tendenza al distacco e alla negazione. Tale attitudine pare aver contribuito alla perdita di importanza di taluni valori e alla volontà di escludere la morte dalla vita quotidiana. Spazi destinati alla memoria maggiormente vivibili e pensati non solo per i dolenti, ma anche per i numerosi visitatori di aree verdi, alla ricerca di tranquillità e di raccoglimento, potrebbero forse contribuire ad un ricongiungimento con l'aspetto culturale e sociale della morte. Oggi sembra essersi sviluppata una maggiore sensibilità nella ricerca di nuove tipologie cimiteriali, anche in relazione alla crescente importanza della cremazione, che sottrae al progettista il fondamentale elemento di costruzione strutturale: il corpo umano. Esempio di cimitero concepito come spazio pubblico è il noto Fossar de la Pedrera a Barcellona, progettato da Beth Galì e risalente al 1985-86.
Quale ruolo, dunque, dovrebbe avere uno spazio della memoria per coloro che scelgono la cremazione? Quale forma, quale aspetto, quale utilità? Gran parte del lavoro ha avuto per oggetto la definizione di una possibile alternativa ai giardini delle rimembranze, attraverso un processo ragionato che è partito dalla necessità di identificarlo in uno spazio verde. Tale ragionamento è stato condotto prevedendo l'assolvimento alle necessità di garantire uno spazio decoroso per coloro che, dopo la cremazione, affrontino il rito della dispersione delle ceneri, ma anche per coloro che intendano dare sepoltura ai resti incineriti, assicurandosi così un riferimento della memoria maggiormente individuale e permanente. Nel Parco della Memoria si è realizzata l'idea di una nuova tipologia di spazio funebre: un'area verde come spazio della memoria esclusivamente dedicato alla cremazione e alle ritualità connesse, dotato di adeguate attrezzature e di adeguati spazi (luoghi del commiato, spazi per il raccoglimento, impianti per il processo di incenerimento, ...) e progettato con grande attenzione per il valore estetico e curativo del verde (si pensi, ad esempio, alla trasmissione di sensazioni di benessere derivanti dalla sola vista di elementi verdi, concetto base degli "healing gardens"). Inoltre il Parco della Memoria, in quanto area verde, deve essere attentamente considerato dal punto di vista paesaggistico: se correttamente inserito nel paesaggio, specialmente in paesaggi "delicati" quali quelli di margine fra urbano ed extra-urbano, maggiormente soggetti alle tensioni derivanti dall'espansione del fronte urbano, potrebbe promuovere interventi urbanistici qualificanti di tipo commerciale, direzionale e abitativo. Le aree verdi, di fatto, possono avere un peso importante nel miglioramento della qualità della vita in ambito urbano: secondo un recente studio la qualità della vita nelle città italiane è compromessa dalla mancanza di spazi verdi che assolvano a funzioni di aggregazione sociale e di ricreazione e che, anche sul piano ambientale, assicurino importanti effetti di miglioramento microclimatico e di abbattimento dell'inquinamento.
Il "Parco della Memoria", come nuova tipologia di spazio della memoria e di area verde, è stato proposto come una risposta concettuale alla ricerca di una struttura fortemente multifunzionale, che possa soddisfare le esigenze di più categorie con obiettivi di qualità della vita e di valorizzazione del paesaggio.
 
Ludovica Carla Ferrari

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