Una delle pagine più oscure e al tempo stesso meno divulgate della storia è quella del genocidio perpetrato dall'impero ottomano e dai giovani turchi sulle popolazioni armene, a cavallo dei primi due decenni del diciannovesimo secolo. Musica allora…! Quella di Diamanda Galas, che in "Defixiones Will And Testament" ripercorre quella orribile tragedia.
Diamanda Galas è un personaggio unico nel panorama musicale mondiale. Nata il 29 agosto del 1955 a San Diego da una famiglia greco-ortodossa, è una persona colta e allo stesso tempo dura che, attraverso lo studio e la disciplina, ha piegato le regole del "bel canto" trasformandole in uno strumento di rabbia e di denuncia. Quello della Galas è un progetto artistico estremo in cui è possibile trovare un punto di vista differente e mai banale. Quattro ottave di estensione vocale, una voce sensibile e mutevole, frutto di una tecnica sopraffina, capace di trasmettere una forte inquietudine se non si conosce bene il senso del suo repertorio, i dolori del nostro tempo, la morte, la guerra, i genocidi, ma anche Dio e il diavolo.
Data la propria natura oscura e sepolcrale la "Venere dark" predilige da sempre cimentarsi in opere controverse, inattese e violente come le sue momentanee redenzioni, tese ad una identificazione spirituale paradossalmente laica, lontana dalle convenzioni, che a più riprese l'ha portata a prendere determinate posizioni, anche contro la Chiesa. "Plague mass" del 1991 ne è una ideale testimonianza.L'album è stato concepito dopo la morte per aids del fratello (Philip Dimitri Galas, noto drammaturgo) al quale l'artista era profondamente legata. Nei testi la cantante attacca violentemente il cattolicesimo per le sue posizioni legate alla sessualità: "Il diavolo è una invenzione della chiesa, per tenere buoni i fedeli nei confronti di un Dio Onnipotente ed altrettanto spietato". Dichiarazioni che hanno ulteriormente inasprito il rapporto con il clero che inesorabilmente ha accusato la Galas di blasfemia.
"Defixiones Will And Testament", edito nel 2004, è un concept work, una meditazione intensa e lancinante in cui vocalizzi medio orientali dolcissimi ed incantatori improvvisamente si aprono come uno squarcio nel buio. La furia vocale dell'artista introduce l'ascoltatore in un recital dove la memoria del dolore si manifesta attraverso la voce della poesia: "L'unica possibilità è la letteratura, la poesia, dare voce alle visioni dei grandi poeti del nostro tempo è per me un dovere e un obbligo morale" sostiene Diamanda Galas che, con i versi del poeta siriano Adonis e del drammaturgo armeno Samianto, ripercorre le tappe di "quel piccolo olocausto armeno".
"Il mio disco suona come un monito, una avvertenza contro i profanatori di tombe della Grecia e dell'Asia Minore. Ho voluto allegoricamente richiamare l'orrore del genocidio curdo. Nei primi venti anni di questo secolo una intera civiltà venne completamente cancellata in modo che non rimanesse assolutamente nulla". Un lamento, quello di Diamanda Galas, ma anche un grido di speranza affinché simili tragedie non vengano dimenticate e soprattutto non si ripetano.
The Litanies Of Satan
Y Records, 1982
Diamanda Galas
Metalanguage, 1984
The Divine Punishment
Mute, 1986
Saint Of The Pit
Mute, 1988
You Must Be Certain Of The Devil
Mute, 1988
Plague Mass
Mute, 1991
The Singer
Mute, 1992
Vena Cava
Mute, 1993
The Sporting Life
Mute, 1994
Schrei X
Mute, 1996
Malediction & Prayer Live
Asphodel, 1998
Defixiones, Will And Testament
Mute, 2004