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Il "Cimitero dei Pinti" a Firenze: rudere o Giardino della Memoria?

Una occasione da non sprecare

Tempo addietro sulla prima pagina della cronaca fiorentina del quotidiano la Repubblica campeggiava la fotografia del Cimitero dei Pinti. L'articolo, a firma di Mara Amorevoli, descriveva nel dettaglio questo particolare camposanto, destinato ad accogliere solo spoglie di uomini e non di donne, che da 110 anni non viene più utilizzato. Veniva evidenziato lo stato di totale abbandono del cimitero nonostante si trovi nel pieno centro di Firenze, in via degli Artisti. Il luogo è tutt'oggi custodito, ma ormai non vi è più alcuno che porti un fiore su qualche tomba perché, probabilmente, sono ormai passati a miglior vita anche i figli e i nipoti delle persone che vi riposano da così tanto tempo; pertanto, il Cimitero dei Pinti è praticamente chiuso tutto l'anno, tranne che per l'annuale commemorazione dei defunti quando ogni camposanto cittadino è aperto al pubblico.
Un luogo come questo, dove sono seppellite le spoglie di quasi 4.000 fratelli della Misericordia, meriterebbe qualche attenzione in più. Giustamente, Mara Amorevoli suggerisce che possa essere recuperato e restaurato per diventare un "Giardino della Memoria". È indubbio, infatti, che questo prato circondato da un edificio monumentale a forma semicircolare, con lapidi e con iscrizioni che ci parlano di vite passate, racchiuda un pezzo di storia del capoluogo toscano; dunque, si fatica a comprendere perché non sia stata ancora valutata l'ipotesi di renderlo patrimonio dei cittadini di Firenze, lasciandolo, invece, sbriciolarsi lentamente facendo cadere nell'oblio una risorsa che fa parte del cuore di una delle più belle città del mondo.
L'anziano guardiano si occupa prevalentemente della rasatura dell'erba, ma soprattutto è l'unico a custodire la memoria narrante di un luogo ottocentesco. Per il resto l'abbandono regna pressoché totale: le cappelle nelle quali sono sepolti personaggi appartenenti a famiglie nobili, un tempo affrescate, hanno i soffitti crollati; le tombe stesse sono sprofondate. Fino alla Seconda Guerra Mondiale il prato era una distesa di croci di legno, sottratte dai falegnami di una segheria che sorgeva nelle vicinanze dopo che una incursione aerea la distrusse completamente. La storia del Cimitero dei Pinti ha inizio nel 1747, quando venne istituito per accogliere i defunti dell'Ospedale di Santa Maria Nuova, deceduti durante il ricovero e non richiesti da alcun parente; spesso si trattava dei resti di cadaveri utilizzati per studi anatomici. Successivamente, a partire dal 1824, fu acquisito dall'Arciconfraternita della Misericordia, che alcuni anni dopo lo fece ingrandire e riprogettare dall'Ingegnere Paolo Veraci. Nella seconda metà dell'800 divenne un edificio monumentale in stile classicheggiante la cui area principale, un emiciclo con al centro una Cappella, fu destinato ad accogliere le tombe di persone illustri della città. Il periodo d'oro del Cimitero della Misericordia furono dunque gli ultimi decenni del XIX secolo; dopo il 1898 non vi fu più seppellito alcuno ed ebbe inizio il progressivo abbandono che lo ha portato a divenire un rudere non accessibile. Ma che potrebbe tornare a vivere un nuovo splendore se lo si eleggerà a "Giardino della Memoria", aprendolo al pubblico come area verde in cui passeggiare e facendo sparire quel muro di cinta sgretolato e decadente che, oggi, è l'unico tratto visibile ai passanti in via degli Artisti.
 
Daniela Argiropulos

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