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Ladykillers

Nessuno è padrone del proprio destino

L’apostolo Giovanni disse: "Ecco, c’è un estraneo in mezzo a noi venuto per distruggerci" Mrs Munson

Sono ancora loro, i Coen, i fratelli più famosi del cinema, quelli che trasformano in oro tutto ciò che toccano. In questo caso si tratta del remake di una dark comedy datata 1955 e circolata in Italia con il titolo de La Signora omicidi. Il prodotto di una simile rivisitazione si chiama Ladykillers ed è una esilarante commedia sull’ironia tragica che sottende la sorte di ciascun uomo.
Nell’universo coeniano, popolato da una gamma così eterogenea di personaggi, nessuno è padrone né artefice del proprio destino (anche se, ad una prima occhiata, la vita lo fa sembrare). È così per il professor Dorr, la cui apparente vittoria sul sistema è soverchiata da una beffarda provvidenza che nell’epilogo torna a riprendersi la rivincita; è così per i suoi complici, caduti uno dopo l’altro vittime di quel caso che con presunzione pensavano di poter governare; ed è così anche per Mrs Munson, la religiosissima padrona di casa, che non muore perché salvata da una qualche entità divina, ma soltanto per una serie di fortuite, ironiche coincidenze. Che senso ha, dunque, affannarsi tanto nella spasmodica ricerca di un significato? Il celebre nichilismo coeniano si riaffaccia sulla scena e trova terreno fertile per maturare. Questa volta, però, lo spettatore non ne esce del tutto sconfortato: certo, l’uomo è in balìa del caso e la sua vita non è orientata verso alcuna finalità, ma nell’epilogo il Bene vince il Male e la vecchina “trionfa” (inconsciamente) sul Mefistofele in abito bianco. L’intera vicenda del resto è imperniata intorno ai loro personaggi e tutti gli altri non ne sono che il corollario. Un corollario da Coen, sia chiaro. Anche se, volendo proprio trovare un difetto alla pellicola, manca in Ladykillers la proverbiale attenzione conferita dai due fratelli alle particolarità del singolo. I personaggi di contorno sono presentati uno alla volta attraverso una serie di episodi che li descrivono brevemente (pregevole la soggettiva di Lump durante la partita di rugby), ma nessuno di essi buca lo schermo e le loro differenti personalità sono definite solo per sommi capi. A compensare una simile lacuna ci pensa la diade Mrs Munson-Professor Dorr, i cui dialoghi regalano attimi di sincera ilarità.
Così, nel profondo Sud degli Stati Uniti, avviene che la genuina semplicità di una si scontri con la pedante saccenteria dell’altro. Nella assolata contea di Saucier la religiosa Mrs Munson intreccia la propria vita con un gentiluomo dal linguaggio forbito e dall’aria finto-dandy. Il professor Dorr non è solo il pretesto di cui si servono i Coen per ostentare la propria cultura, ma è anche veicolo di quel messaggio nichilista urlato a gran voce nella chiusa del dramma: tutti muoiono, per caso, vanificando gli sforzi compiuti in vita, mentre la chiatta dei rifiuti scorre lenta e costante. Il finale riprende l’incipit, e il corvo appollaiato sul gargoylle all’inizio del dramma è profeta di un messaggio che diverrà chiaro soltanto nell’epilogo: si chiude un ciclo e tutto torna a fluire esattamente come prima.
A supportare una simile vicenda vi è un Tom Hanks in una delle sue più convincenti interpretazioni e un impianto stilistico in cui, contrariamente alla filosofia del film, nulla è lasciato al caso. Menzione d’onore alla colonna sonora, che spazia dal gospel al rap passando attraverso la musica classica: l’intermezzo d’arpa fa da sfondo alla preparazione del piano, i gospel accompagnano il latrocinio (musica sacra per un reato!) e il rap è destinato alle sequenze più underground.
 
Laura Savarino
LADYKILLERS
(USA, 2004)
 di Joel e Ethan Coen
Durata: 104 minuti
Cast: Tom Hanks, Irma P. Hall, Marlon Wayans, J.K. Simmons, Ryan Hurst, Tzi Ma




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