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Necropolis 2006

Anno dopo anno ad ottobre ci si ritrova a Mosca, divenuta ormai la sede definitiva, dopo Novosibirsk (agli inizi) e San Pietroburgo, della più importante esposizione russa del settore, Necropolis.
Il mondo funerario di quel paese si sta configurando in modo più preciso. Quantomeno per ciò che riguarda i prodotti "made in Italy" rispetto alle loro possibilità di collocazione su quel mercato. Infatti esistono zone importanti (Mosca, San Pietroburgo, Ekaterinburg, la Russia centrale) dove, accanto ad una minoranza di persone ad altissimo, anzi stratosferico, potere di acquisto, sta rapidamente crescendo una classe media di un certo rilievo. Chi ha conosciuto la Mosca di solo dieci anni or sono può percepirlo anche senza i dati degli economisti alla mano. Basta dare un'occhiata attorno a sé ed osservare le vetture che circolano (quando possono, visti gli ingorghi talora insopportabili) in città. Trascurando i numerosissimi modelli di alta gamma, sono quasi scomparse le vecchie e sgangherate vetture di produzione locale che più che circolare occupavano, in tempi che paiono lontanissimi, non tanto le strade quanto i bordi di esse dove, sotto la capote del vano motore sollevata, decine di russi si affaccendavano per riparare sommariamente i problemi meccanici. Riparazioni che duravano quello che duravano e che spesso rivedevano gli automobilisti fermi nuovamente dopo qualche chilometro. Rimane indelebile il ricordo di un viaggio, credo nel 1996, dal centro di Mosca all'aeroporto di Domodedovo (uno dei quattro aeroporti della capitale) durante il quale, e vi assicuro che non esagero, vi erano vetture in panne ogni 150-200 metri.
Auto nuove o di buon usato affollano oggi le vie moscovite, guidate da proprietari che palesemente dimostrano di possedere i mezzi per potersele concedere. Ormai una segretaria di direzione, bilingue o trilingue, vale tra i 1000 ed i 1300 euro netti al mese. Senza parlare di tutti coloro che si sono lanciati in attività di piccola imprenditoria privata. Tutto ciò per dire che anche nel settore funerario esiste un segmento di mercato con buona disponibilità economica e pronto ad accogliere prodotti italiani a condizione, evidentemente, che essi siano adattati ai gusti ed alle tradizioni di quel popolo. Ci sembra utile ribadire che ci stiamo riferendo alle città sopra menzionate dove esiste un "certo" benessere abbastanza diffuso. Non dobbiamo peraltro dimenticare che la grandissima maggioranza della popolazione di quell'immenso Paese vive con poche decine di euro al mese e che quindi non potrà che usare, nella triste circostanza di un funerale, altro se non il classico modello locale di cofano funebre del valore di pochi euro. È uno dei paradossi tipici dei paesi in via di sviluppo, e anche se tale definizione non corrisponde esattamente alla situazione russa esso permette, grazie al suo valore esemplificativo, di dare un'idea di come stanno le cose. È evidente che il giorno in cui la redistribuzione del reddito prodotto dalle immense ricchezze del paese sarà più equa il potere medio di acquisto subirà una impennata, per la gioia di tutti i produttori compresi quelli del settore che ci interessa. La Russia è il primo fornitore al mondo di energia in tutte le sue forme. Ancora qualche giorno fa è stato individuato nel mare di Barents un giacimento di gas della capacità di 3.7 trilioni di metri cubi. Questi giacimenti non sono isolati ma a grappolo, quindi quello recentemente scoperto corrisponde ad un acino d'uva. Immaginiamo il grappolo intero... . Che tale insolente ricchezza naturale (senza parlare di tutto il resto, dai diamanti di Mirny-Saha all'oro degli Urali) possa suscitare l'invidia degli europei e degli americani è, tutto sommato, abbastanza comprensibile. Non parliamo poi dell'Italia dove una scelta referendaria antinucleare ci obbliga all'acquisto, a prezzo forte, di energia prodotta da altri in centrali che, in caso di incidente, produrrebbero in casa nostra gli stessi identici guai che avrebbero prodotto eventuali centrali italiane. Ad essa si aggiunge il timore che i governanti russi possano eventualmente usare tale posizione di forza, in un mondo che è sempre più avido di energia, per imporre la propria volontà in certe fasi di tensione internazionale (vedi il contenzioso dello scorso anno con l'Ucraina o quello, recente, con la Bielorussia dello sconcertante presidente Lukashenko). Ma visto che anche noi "occidentali" abbiamo ben saputo, quando ci tornava comodo, usare le armi di cui disponevamo (il vantaggio tecnologico in informatica, ad esempio) perché dovremmo oggi censurare il presidente Putin per fare altrettanto? Dopotutto il tanto criticato occupante diurno del Cremlino (dove in realtà non vive, preferendo la sua residenza privata) non fa che gli interessi del suo Paese, obiettivo che ogni uomo di stato degno di questo nome dovrebbe, pensiamo, porre in testa al proprio programma di governo. Una delle priorità che Putin si è prefissato è, giustamente, quella di una più equa redistribuzione della ricchezza nazionale non tanto secondo i criteri, rivelatisi catastrofici, del defunto comunismo, quanto piuttosto in un contesto di economia di mercato temperato dalle circostanze particolari di quel paese e dalla sua storia fatta di autoritarismo talvolta anche brutale. Non si cambiano per decreto, in pochi anni, molti secoli di storia. Pensiamo alla vicina Francia dove forme, talvolta anche virulente, di giacobinismo si manifestano, più di due secoli dopo la rivoluzione francese, nel comportamento collettivo e nel funzionamento della pubblica amministrazione.
Sotto questo aspetto Necropolis assume una valenza interessante nella misura in cui ci permette di fare il punto sul grado di evoluzione del sistema funerario di quel paese e di trarne le debite conseguenze sul piano commerciale. Diremo subito che tanto i progressi nella qualità dei prodotti esposti sono stati repentini ed importanti negli anni dal 1999 al 2004, quanto nel corso delle ultime edizioni vi è stato un rallentamento delle novità anche perché, come tutti sanno, di novità in questo campo non è che ve ne siano tutti i giorni. Abbiamo visto, quindi, più o meno le stesse cose dello scorso anno, se si eccettua qualche cofano, italiano evidentemente, che si distingueva per design e per qualità di lavorazione. Si è visto un autoveicolo tedesco di gran qualità, nonché gli accessori italiani della Spaf e le fotoceramiche di Baltea Digital Ceramics. Il prodotto italiano era inoltre ben rappresentato dalle aziende del Consorzio Tanexport, Biondan, Ferrari, Gem, Lorandi, Pilato, Pilla, Scacf, Stragliotto e Valbrenta New Design, presenti in forze a Mosca.
Sono cambiati, però, i costi. D'altra parte l'inflazione nel paese è galoppante (25% all'anno) e, stante la parità tra il rublo e l'euro (o il dollaro Usa), i prezzi dei prodotti importati diventano sempre più interessanti per il cliente russo. A ciò si aggiunga il progressivo miglioramento del gusto degli acquirenti, favorito anche dalla presenza di aziende di onoranze funebri ben strutturate, ricche di mezzi ed aperte alle innovazioni. Tra di esse primeggiano la Gorbrus, proprietaria tra l'altro dell'unico forno crematorio (due unità) privato della regione moscovita (gli altri tre centri di cremazione - per un totale di una ventina di unità - situati in tre dei 63 cimiteri della capitale appartengono all'impresa di stato Gup Ritual, epigono dell'antica impresa unica del tempo che fu e che continua ad avere il monopolio dei cimiteri) ed un'azienda diretta da un medico, professore universitario e uomo d'affari, che fa parte di un gruppo di imprese che realizzano complessivamente un fatturato annuo di 64 milioni di dollari Usa buona parte dei quali con le attività funerarie. Insomma bene hanno fatto gli imprenditori italiani che, direttamente o tramite i propri distributori, hanno esposto a Mosca. Così come bene hanno fatto quelli che sono andati di persona in Russia per verificare direttamente la situazione. Molti purtroppo hanno dovuto scegliere tra Mosca e Philadelphia, negli Usa, dove, praticamente negli stessi giorni, si è tenuta l'annuale convention-esposizione della Nfda. Ancora manca un coordinamento per quanto riguarda le date delle manifestazioni internazionali. Il problema si porrà, in termini ancor più esasperati, nel 2007, anno ricchissimo in cui avremo concomitanza di date tra l'esposizione britannica e quella polacca, tra quella spagnola e quella ceca.
Noi di Tanexpo saremo dappertutto, dividendoci i compiti, e vi terremo aggiornati sulle novità e sulle tendenze riscontrate nei diversi paesi. Dobbiamo farlo non solo perché siamo professionalmente entusiasti del nostro lavoro, ma soprattutto perché tale presenza è la condizione indispensabile per garantire il successo più ampio a Tanexpo 2008, già in fase avanzata di organizzazione e sempre più lanciata ai vertici del panorama internazionale. Con buona, anzi ottima, pace di coloro che stupidamente andavano blaterando di una fine ingloriosa per Tanexpo. Alle dicerie rispondono sempre i fatti. Ed essi sono inequivocabili. A presto.
 
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