Rotastyle

A Kielce, in Polonia, dal 19 al 21 giugno

Necroexpo 2009

Necroexpo è giunta felicemente alla sua terza edizione. Il lavoro svolto dagli organizzatori, Marcin Musiał e Marcin Paszkowski, inizia a dare frutti. In effetti possiamo, a ragion veduta, parlare di un buon successo visto l’aumento del numero degli espositori e dei visitatori.
La città di Kielce, capitale del voivodato di Swietokrzyskie, è, come forse non tutti non sanno, il secondo polo espositivo del Paese, dopo Poznan. Vi vengono organizzate, in un quartiere fieristico che si espande rapidamente, una cinquantina di esposizioni all’anno nei settori più diversi: sport, moda, turismo, macchinari, … . Essa approfitta largamente, come riconosce la bella rivista edita dal Comune, dell’entrata della Polonia, soltanto cinque anni fa, in Europa. Tale avvenimento ha rappresentato, soprattutto sul piano finanziario, una occasione unica per ammodernare un paese che più di quarant’anni di regime comunista avevano ridotto, come tutti gli altri satelliti dell’impero sovietico, in condizioni deplorevoli che non staremo qui a dettagliare anche per non urtare eccessivamente la sensibilità dei nostri lettori che provassero nostalgia per quei tempi. Chi però ha avuto l’occasione, ed è il nostro caso, di frequentare quelle regioni dagli anni ’60 in poi, non potrà mai dimenticare le tristi serate trascorse nei ristoranti di stato alle prese con una carta lunghissima dove figuravano tutte le specialità dell’eccellente cucina polacca. Alla domanda di una pietanza la risposta era sempre la stessa: “Non c’è”. Camerieri svogliati, e il più delle volte poco propensi a lasciare il muro sul quale erano appoggiati parlando dei fatti propri, giungevano presso l’avventore per intonare la lunga litania dei no fino a che il cliente, spazientito, si decideva a chiedere, piuttosto che continuare con la carta, che cosa ci fosse da mangiare. La risposta più frequente era “Pollo!”. Alla buon’ora! E allora andiamo con il pollo! L’arrivo dell’animaletto dopo lunghissimi tempi di attesa rappresentava allora il “summum” della serata. Più che di un pollo si trattava del simulacro di tale volatile, privo di parti muscolari (polpa sia di coscia che di petto) e costituito da uno scheletrino minuto, probabilmente per rachitismo derivante dall’alimentazione della povera bestia, e piuttoso bruciacchiato. Qualcosa che abbiamo successivamente ritrovato in occasioni di frequenti viaggi fatti in India dove sempre siamo rimasti meravigliati dalle dimensioni estremamente esigue del “chiken”.
Oggi tutto è cambiato e, grazie a Dio, i ristoranti statali sono scomparsi. Molti privati hanno aperto e si danno da fare per proporre, a prezzi per noi modici, tutte le saporite, anche se non proprio leggere, specialità polacche. Tra di esse il sublime “bigos”. Si tratta di crauti cotti per lunghissime ore assieme a pomodoro, aromi, carne di maiale e salsiccia affumicata. Era il piatto preferito dell’enorme pianista Arthur Rubinstein (nato a Lodz nel 1887 e scomparso a Ginevra nel 1982 e che pur essendo israelita non disdegnava, in deroga alla “kacherout”, il codice alimentare ebraico, la carne di maiale come fanno molti dei numerosi, fraterni amici della stessa fede che abbiamo e che poi se la vedono direttamente con la divinità, per regolare i conti, il giorno di Yom Kippur quello, appunto, del Grande Perdono) che se ne faceva preparare quotidianamente da una cuoca polacca nell’appartamento parigino della prestigiosa avenue Foch dove viveva. Soprattutto dopo le frequenti scorribande nelle vicine “maisons closet” di cui egli stesso forniva, su toni di amaro, nostalgico e struggente rimpianto, i dettagli in numerose interviste televisive fino a poco prima del suo decesso in venerabilissima età. Da cui si potrebbe dedurre che tale tipo di svago favorisce una lunga esistenza. Tali stabilimenti, visto l’indirizzo dell’artista, erano chiaramente di alto bordo ed esistevano in Francia prima che una signora (l’onorevole Marthe Richard), antesignana della senatrice Merlin in Italia, non ne ottenesse la scomparsa con la legge del 13 aprile 1946. Luoghi, come quello famosissimo di “Madame Claude”, che presentavano non solo tutto il comfort e la qualità di prestazioni eseguite da personale scelto e, “ça va de soi”, di alto livello estetico e culturale, ma che davano anche l’opportunità ai “fortunati” (nel senso patrimoniale) frequentatori di incontrare il mondo dell’alta finanza, della politica, dell’industria e, in certi casi, della gerarchia religiosa, stabilendo così interessanti relazioni che un giorno o l’altro avrebbero potuto rivelarsi utili. Il risultato, facilmente prevedibile, delle leggi in questione in Francia e in Italia, fu non tanto quello di far sparire la professione più vecchia del mondo, ma di trasferirla da luoghi in questo caso, signorili verso i parchi e i marciapiedi delle città. È presumibile che in ogni caso, vista l’assiduità del famosissimo artista nel frequentare quei ricettacoli di perdizione, egli ritornasse nei vicini appartamenti carico di fame (normale dopo il dispendio di energie) e che quindi sentisse la necessità di rifarsi la salute con un buon bigos annaffiato da numerosi bicchierini di vodka.
Un po’ quello che è accaduto, limitandoci al bigos, a Kielce in occasione del banchetto offerto agli espositori dall’Ente Fiera che, come al solito, ha fatto le cose in grande organizzando il sabato sera un ricevimento per quasi duecento persone nel corso del quale sono stati, in apertura, consegnati i premi attribuiti dai diversi giurì. Dopo tale cerimonia, che è stata di una lodevole brevità e che ha gradevolmente coinvolto anche aziende italiane di cui parleremo più in là, siamo passati alla parte più “consistente” che, oltre al già citato bigos, proponeva zuppe, “pirogi” (involtini di carne ripieni di più ingredienti) e moltissime altre pietanze. Il tutto accompagnato, in occasione dei tanti brindisi, da frequentissime, come si usa da quelle parti, assunzioni, “cul sec” (tutte d’un colpo), del famoso distillato di cereali locale. Diciamo pure che tale iniziativa (che si ripete, come ci è stato riferito, per tutte le esposizioni “requisendo”, se necessario nel caso di manifestazioni molto più grandi, locali del centro città) ha riscosso l’unanime consenso degli invitati che ne hanno apprezzato tutti gli aspetti, compreso quello, per gli amatori, rappresentato da una pista da ballo dove i danzerini hanno fatto sfoggio delle proprie qualità e dove molti di essi hanno cercato, i bilanci non sono al momento noti, di stabilire rapporti “ravvicinati” con avvenenti rappresentanti del gentil sesso polacco.
Una manifestazione, per riassumere, molto ben riuscita. Anche gli espositori sono stati unanimi, alla fine, nel riconoscere che essa aveva fornito loro eccellenti opportunità d’affari e che attendevano con impazienza la prossima edizione fra due anni. A conferma del fatto, l’esperienza lo dimostra, che la frequenza ottimale corrisponde a quel lasso di tempo. È proprio per questo motivo che Tanexpo segue tale periodicità e che l’appuntamento, ormai vicino, è per fine marzo 2010 nella nuova, più spaziosa, sede di Bologna. Lì ritroveremo tutti gli amici provenienti dal mondo intero, offrendo a chi espone opportunità di business e ai visitatori un’ampia scelta di prodotti tra i quali scegliere quelli che meglio si adattano al loro mercato specifico.
Peccato che, contrariamente a quanto è accaduto in occasione delle precedenti edizioni, il bel tempo non sia stato, questa volta, della partita. Una pioggia novembrina e una temperatura alquanto bassa hanno deluso chi si attendeva un sole radioso e le terrazze dei (rari) caffé piene. È strano che i locali pubblici, con tutto quello che essi comportano, non siano molto numerosi in una città che, lo si diceva, ospita mediamente una manifestazione alla settimana. Tant’è che molti amici italiani una volta messi al corrente dell’esistenza di un ristorante, che poi era quello dell’albergo in cui ci trovavamo, lo hanno eletto a loro mensa presentandosi ogni sera, ben accolti anche dopo l’ora di chiusura da una piacente e bionda signora polacca cui l’età non ha tolto una certa venustà e verso la quale venivano diretti infuocati “piropos”. I piropos, per chi non lo sapesse, sono quelle piccole frasi, spesso in versi, dirette dal sesso maschile a quello opposto. In Spagna essi fanno parte integrante della cultura del corteggiamento presentando frequentemente un alto valore letterario (bando, quindi, ai pacchiani: “che f…, che gn…”). Vengono riprese citazioni, versi di grandi poeti, allusioni alla bellezza della natura e così via. Spesso passeggiando per strada è divertente, nella penisola iberica, osservare il vero e proprio “lancio” di tali apprezzamenti che talvolta aprono, anche con sconosciute, il cammino a rapporti più prossimi. Ciò ci ricorda da vicino la tecnica usata da un nostro amico che ogni mattina usciva di casa con una rosa. Il gaglioffo non appena adocchiava una bella donna le si avvicinava e le consegnava il fiore affermando che egli era uso rendere tale omaggio alla prima meravigliosa creatura incontrata nella giornata essendo tale fiore un inno alla bellezza. Tutte, o quasi, piacevolmente stupite (mi si dica qual è la donna che non gode al sentirsi dire che è bella?) ringraziavano con un largo, verecondo e commosso sorriso. Alcune di esse, intrigate dallo strano personaggio e messe in eccellente disposizione da tanto composta e signorile attitudine, volevano saperne di più. Morale della favola: nel dieci per cento dei casi, secondo le statistiche illustrateci ammiccando dal filibustiere in questione, la cosa aveva un seguito ... non forzatamente sgradevole. La raffinata eleganza dell’approccio meritava, del resto, tali esiti. Prevediamo un forte aumento dell’acquisto di rose da parte dei nostri lettori.
La pioggia ha anche parzialmente rovinato la festa cittadina che viveva il proprio momento topico nell’arteria pedonale del centro cittadino, invasa da bancarelle che proponevano specialità casareccie: pani, formaggi di montagna, salumi affumicati e certe sberle di fette di pane cosparse di uno strato molto spesso di quello che a noi è parsa sugna con pezzetti di lardo e che tutti voracemente addentavano. Il tutto accompagnato da cetrioli giganteschi e ingurgitato con evidente piacere da grandi e piccoli.
La fiera, come si diceva, è stata un successo, propiziato anche dalla foltissima presenza di produttori italiani che, a Kielce come dappertutto, hanno fatto la parte del leone. Praticamente tutti gli stand centrali, quelli più grandi, erano occupati da aziende nostrane leader nel proprio settore. Per non fare torto ad alcuno le citeremo in ordine alfabetico, iniziando quindi da Biemme Special Cars che proponeva una delle sue eccellenti realizzazioni. Ferrari era presente con Daniele Mazzolini e il sabato ha visto arrivare, come spesso avviene, anche Franco Ferrari. Entrambi sono saliti sul palco per ritirare la targa sanzionante l’eccellenza del prodotto nonché un diploma speciale a riconoscimento della qualità dei loro cofani.
Per Gem-Matthews, nuova entità risultante dalla recente entrata di Gem nel gruppo Matthews di Pittsburgh, era presente Fabrizio Giust, particolarmente soddisfatto non solo per l’impianto già attivo nella santa città di Czestochowa (quella della Vergine nera tanto venerata dal defunto pontefice Giovanni Paolo II), meta incessante di pellegrinaggi, ma anche per altri due appalti, uno già vinto e l’altro in corso di aggiudicazione. Ciò mentre il concorrente principale (almeno per i forni), il gruppo olandese Facultatieve Technologies (presente a Kielce attraverso la sua filiale polacca Hygeco Polska della cui esistenza possiamo, senza falsa modestia, considerarci i padri), conquista una sempre più grande visibilità su tutti i mercati sui quali interviene mediante operazioni di crescita esterna (acquisti di aziende anche in campi diversi dal proprio “hard core”), penetrazione in tutti gli organismi professionali, campagne di fidelizzazione del cliente che si esprimono in sontuosi ricevimenti come quello proposto qualche settimana fa in occasione della fiera di Valencia e per il quale abbiamo, con rammarico, dovuto declinare il gentile invito di Patrick De Meyer e di Juan Antonio Zarco a causa di impegni precedentemente assunti. Politica seguita del resto, per quanto riguarda la diversificazione, anche da Vezzani che ha già prenotato una superficie di oltre mille metri quadrati a Tanexpo 2010.
Proseguendo la rassegna troviamo Industrie Unibind, che ha ripreso il notissimo marchio RGB. L’amico Davide Berluti, spalleggiato questa volta da un responsabile export in provenienza dall’amata Napoli, sembrava, alla fine della manifestazione, largamente soddisfatto dei numerosi contatti avuti molti dei quali, lo speriamo, si tradurranno in affari concreti. Il prodotto proposto è estremamente interessante. Si tratta di una fotoceramica in rilievo brevettata e di cui già abbiamo tessuto ampi elogi nel resoconto sulla fiera di Valencia. La politica da lui scelta ci pare buona. Partecipazione a tutte le fiere, quelle funerarie e quelle per i marmisti. C’è da investire, ma chi non risica non rosica. Vi è poco da fare. Lo rivedremo a Parigi in novembre e di certo a Tanexpo l’anno prossimo.
Si potrà dire ciò che si vuole, ma fino ad oggi non conosciamo miglior arma della fiera professionale per promuovere il proprio prodotto. Una fiera, per ottenere il successo al quale ambisce, deve avere una storia ben radicata, deve essere situata in un luogo facilmente raggiungibile, deve essere organizzata da professionisti della comunicazione. Abbiamo visto, anche recentemente, quali siano i risultati di iniziative destinate a lasciare il tempo che trovano. Che poi ci sia chi, torturato da gelosie e rancori, la pensi altrimenti, libero costui di fare quello che più gli aggrada. Come detto altre volte, “la caravane passe; les chiens aboient…” (la carovana passa e va avanti, i cani, dietro, abbaiano).
Intercar era rappresentata da Tiziano Boni, salito sul palco per ricevere la targa conferita per una splendida realizzazione presente in fiera. Per tutta la giornata di domenica l’ambito riconoscimento ha fatto bella mostra di sé sul parabrezza del veicolo. Esso premia una lunga attività dell’azienda modenese in Polonia e dimostra, se ve ne fosse ancora bisogno, che il successo si consegue con un lavoro serio e distribuito con costanza nel tempo. Talvolta occorrono anche lunghi anni. Ma alla fine i risultati arrivano. Ne siamo particolarmente felici per gli amici emiliani che, tra l’altro, ci hanno gratificato, in qualche rara pausa della loro intensa attività, di un Lambrusco del tipo Grasparossa che ci è stato categoricamente affermato essere il migliore al mondo. Il che non ci meraviglia vista la provenienza da una terra, l’Emilia, dove il mangiare e il bere costituiscono una religione o quasi. Felicitazioni perché all’eccellenza del prodotto deve corrispondere quella di tutto ciò che gli sta attorno. In questo caso il vino!
Lorandi era a Necroexpo con Carlo Lorandi, persona che vediamo sempre con piacere fin dal nostro primo incontro a Shanghai per la mitezza del carattere e per il sorriso sempre aperto. Anch’egli sembrava soddisfatto di come sono andate le cose e cioè piuttosto bene, il che non ci meraviglia vista la cura che l’azienda bresciana mette nel realizzare i propri manufatti.
Ritorniamo all’automobile con Noxa Group e con le sue carrozzerie che riscuotono indiscutibilmente un largo successo non solo per le qualità tecnico-estetiche, ma anche, soprattutto per noi, per il colore del modello presentato, il rossonero di una famosa squadra di calcio lombarda alla quale va il nostro sostegno costante anche, e soprattutto, in tempi di relativa magra come quelli che sta vivendo in questi ultimi anni. Della società erano presenti Silvio Dadone e Giovanni Casolino. Abbiamo rivisto con immutato piacere Barbara Pilato, accompagnata dal figlio, destreggiarsi con la consueta ed efficace disponibiltà per far fronte ai numerosi clienti che come sempre la assediavano. Pilato non ha bisogno di presentazioni. La qualità e gli eccellenti risultati parlano per loro.
Last but not leastSpaf, con Bartolomeo Sandrone in testa. Con tutti gli eleganti accessori esposti su ben studiate placche e con le hostess scelte con cura (a meno che non sia il puro caso a fargliele arrivare) e che non sfigurano per qualità con i prodotti esposti. A Kielce il Nostro era affiancato da una brunetta locale estremamente avvenente oltre che “peperina” e disponibile al contatto col cliente. Il che non poteva che accrescere le opportunità di business dell’amico Sandrone, i cui risultati dipendono, siamo i primi ad affermarlo, più dalle qualità intriseche del prodotto che dall’appeal delle collaboratrici.
Sarebbe ingiusto non menzionare Tanexpo, che riscuote ovunque vada consensi entusiasti per la nuova campagna pubblicitaria con un supporto spiritoso e dall’accattivante gamma cromatica. Colori franchi e colori pastello si alternano, quasi fossero un fiorito parterre, per mettere in risalto il nuovo logotipo della manifestazione. Punto di incontro, come sempre, di amici e di visitatori del mondo intero accolti dall’attivissima Alessandra Natalini responsabile della manifestazione. Tra gli italiani passati a renderci visita citeremo Silvano Urciuoli, dell’omonimo Gruppo, Paolo Moretti di Tecnica Press, Amerigo Barbieri, il Cavalier Gian Lorenzo Olivetti insieme al fido Eugenio Fantuzzi, ed ancora i tre fratelli Dalla Chiara di La Errevieffe. Anche tra i visitatori stranieri, così come tra gli espositori, gli italiani sono stati i più numerosi. A conferma che, crisi o no, le fiere costituiscono un appuntamento imprescindibile. Il che conforta le nostre fondate aspettative di successo per Tanexpo che verrano a premiare un intenso lavoro svolto con competenza e con passione da chi se ne occupa.
Il nostro giro d’orizzonte sarebbe incompleto se non citassimo altre aziende presenti a Kielce. Tra di esse Hygeco Polska, con i dinamici Ivona e Czesary Switkowski. Accompagnati come sempre dal fido Ireneusz (Irek per gli amici) Migdal che ha tenuto diverse conferenze sul trattamento dei corpi e sulle complesse implicazioni tecnico-giuridiche di tale attività. La Bovin è il distributore in Polonia dei forni Crematori di Tabo Svezia. Il sempre gentilissimo Tobias Elmer accoglieva insieme a Marek Konczalik, con la consueta disponibilità, i numerosi visitatori. La Baes Tecnologica, gruppo spagnolo di sette aziende specializzate tra l’altro nel freddo industriale ed alimentare, si presentava per la prima volta in fiera in nome proprio. Sino ad oggi i suoi prodotti, catafalchi refrigerati, erano conosciuti col marchio di chi se li faceva fabbricare. Li rivedremo a Bologna. La ucraina In-Dan proponeva cofani funebri che hanno trovato molti estimatori. Grande interesse per Tanexpo è stato manifestato da Rezon e da Coldor, nel campo della refrigerazione, dalla cinese J&M Floral Decor e dalla polacca Sam’s Supplies che, oltre a distribuire i prodotti di Frigid Fluid di Chicago, dispone anche di una gamma propria.
Tra i produttori polacchi di bare, la cui produzione viaggia frequentemente verso la Germania, abbiamo notato i numerosi cofani esposti dalla Stoltur dei fratelli Jan e Marian Miller e i due, pochi ma belli, della Rubicon & Vinicius (strano nome!) apprezzati anche dal giurì che ha loro conferito un prestigioso riconoscimento.
È tutto da Kielce. Dopo la corta pausa estiva si riprenderà con Devota, dal 25 al 27 settembre, a Ried im Innkreis in Austria.
Buone vacanze a tutti!
 
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