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Morire per una opinione

Si può morire per il sapere? L’insaziabile sete di conoscenza può uccidere le persone? E quanto siamo disposti a sacrificare per la cultura? Ipazia è una donna bella, forte e intelligente. Insegna scienze all’università e passa il tempo libero a svolgere ricerche in laboratorio.
Una vita tranquilla la sua, votata al sapere e alla famiglia. O almeno, lo sarebbe se fosse vissuta ai giorni nostri. Perché Ipazia è nata nel periodo storico sbagliato, in una epoca in cui la ricerca della conoscenza equivaleva ad un attentato alla fede cristiana.
Alessandria d’Egitto, 391 d.C.
Nella più grande città d’Oriente dell’Impero romano convivono più o meno pacificamente tre comunità religiose: quella pagana, quella ebrea e quella cristiana. Di queste, solo una riuscirà a prevalere: è la comunità cristiana, guidata dai cosiddetti parabolani, che darà fuoco alla sacra Biblioteca pagana e prenderà il potere. Un potere fondato su un muto e ossequioso rispetto della fede e su una cieca e passiva fiducia dei dettami religiosi. In quest’orizzonte, Ipazia è un personaggio scomodo. Una filosofa pagana che compie ricerche sul moto dei pianeti e che rischia di far vacillare le radicate convinzioni cristiane. Va eliminata alla svelta. La vita di Ipazia è appesa ad un filo. Ma in lei non c’è paura: è la scienza la sua vera fede, e per essa è disposta a sacrificare tutto il resto. Anche la sua vita. Così continua a svolgere le proprie ricerche in segreto, nel cuore della notte, nel laboratorio del padre. E dopo mesi di duro lavoro arriva finalmente alla conclusione: non è il sole a girare intorno alla terra, è la terra che gira intorno al sole. La sua scoperta sarà la sua condanna. Sbalordito di fronte ad una tale blasfemia, il vescovo Cirillo, capo della comunità, ordina la condanna a morte di Ipazia per lapidazione. La donna non oppone resistenza né cerca di nascondersi. È ingiusto, è terribilmente ingiusto morire senza alcuna colpa, ma Ipazia accetta rassegnata il proprio destino. Il suo omicidio è il vettore di cui si serve il regista Alejandro Amenàbar per muovere un’accusa ben più grave: la condanna alle lotte religiose, a quegli inutili spargimenti di sangue che generano solo morte e devastazione e che sembrano non andare mai incontro ad una soluzione definitiva.

Se la pellicola ha avuto tanto successo è perché la vicenda di Ipazia è ancora attuale. Dopotutto, siamo di fronte al più radicato degli scontri: quello della scienza contro la fede. Ipazia è solo la prima di una lunga serie di vittime: Galileo Galilei ha scelto la vita e ha rinnegato le proprie scoperte, Giordano Bruno ha avuto meno fortuna ed è stato condannato al rogo. Com’è possibile morire per una opinione?
Così, Agorà non racconta un episodio isolato, ma si inserisce in un orizzonte ben più ampio. La coppia Amenàbar-Weisz è vincente e buca lo schermo. La donna si cala perfettamente nei panni di Ipazia e regala al pubblico una sentita interpretazione.

CURIOSITA'
La protagonista Ipazia è rappresentata come una filosofa e una scienziata che insegna ponendo questioni sulla validità del sistema tolemaico, che a quell’epoca si stava consolidando filosoficamente. Ella argomenta sui temi astronomici e fisici tipici della Rivoluzione Scientifica: come possono le stelle erranti (i pianeti) descrivere epicicli e deferenti.
Nel film si sostiene che Ipazia, riferendosi all’antico scienziato Aristarco, che fu il primo a teorizzare un sistema eliocentrico, comprese (molti secoli prima di Copernico e di Galilei) che doveva essere la Terra a girare attorno al Sole e non il contrario. Quindi, non soddisfatta del fatto che la distanza del Sole fosse talvolta più lontana o più vicina alla Terra, con l’osservazione del cono di Apollonio trovò la soluzione ipotizzando (come scoprì poi Keplero) orbite ellittiche anziché circolari.
Il film lascia intendere che se Ipazia non fosse stata lapidata dai cristiani, sarebbe forse riuscita ad anticipare di ben 12 secoli il modello astronomico di Keplero. Ma ciò non possiede, tuttavia, una corrispondenza storica, in quanto Giovanni Keplero nella celebre “Astronomia nova” derivò le orbite ellittiche dai dati di Tycho Brahe, e precisamente sui moti di Marte la cui orbita è molto eccentrica. Prima di allora sarebbe stato impensabile e insensato (secondo lo stesso Galileo Galilei) immaginare orbite non circolari. D’altronde non vi è alcun riscontro storico circa le eventuali teorie eliocentriche di Ipazia, qui riportate forse al solo scopo narrativo, e comunque il suo contributo scientifico risulterebbe associato solamente ai lavori del padre, Teone di Alessandria.

 
Laura Savarino

 
Agorà
(Spagna, 2009)
di Alejandro Amenàbar
Durata: 127 minuti
Cast: Rachel Weisz, Max Minghella, Oscar Isaac, Ashraf Barhoum, Michael Lonsdale

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