- n. 4 - Aprile 2007
- Recensioni
La morte di Piero Ciampi
Fino all'ultimo minuto
Ti aspetto
da quattro ore
in una buca,
è pronta
tutta la terra
che ci serve.
Che storie
sono le cose
della vita,
io canto
per dire bene della morte.
(Piero Ciampi, poesia manoscritta)Piero Ciampi è stato un poeta e un cantautore italiano. Solo dopo la morte è stato riconosciuto dalla critica come uno dei padri della canzone d’autore, oltre che uno degli esponenti più alti, con il conseguente recupero delle sue opere. I testi delle sue canzoni raccontano il mondo delle persone deboli, degli emarginati. Vite disgraziate, minate dal dolore e dall’ingiustizia.
Il cantautore livornese era davvero un personaggio alternativo, fortemente politicizzato. Amava prendere di mira il benessere economico e il conformismo piccolo borghese, e al contempo cantava il lato oscuro della vita. Ha saputo raccontare come nessuno la linea sottile esistente tra l’ineluttabilità della morte e l’impossibilità del vivere.
Un uomo e un artista che si divideva tra le immagini oniriche di una vita dissoluta e affascinante ed altre, invece, feroci e violente. Si sposò due volte, e da ambedue le mogli ebbe figli. Matrimoni falliti, per colpa di un carattere che spesso lo portò sull’orlo del baratro della propria esistenza. Con le
Canzoni a fare da sfondo. Piccoli diamanti grezzi (come “
Ha tutte le carte in regola”) in attesa di essere scoperti.
A quei tempi, per un giovane cantautore, scelte radicali di questo tipo potevano voler dire solo una cosa: essere distanti da qualsiasi logica commerciale discografica. Furono proprio queste a determinare gli sconcertanti e purtroppo ricorrenti insuccessi di pubblico che, tristemente, furono l’unica vera costante della sua carriera.
Sul finire degli anni ’50
Ciampi arriva a Parigi. Nella capitale francese il cantautore mette a punto un vero e proprio stile musicale che caratterizzerà tutta la sua produzione: atmosfere crepuscolari, versi scarni, resi da una voce roca e cavernosa.
Nel 1960, tornato in Italia, Piero si trasferisce a Milano. Con l’amico
Reverberi incide i primi dischi. Passato alla CGD diventa “
cantante di scuderia”. Poiché in Italia, in quel periodo, le case discografiche cercavano di imporre sul mercato la figura del cantautore sul “
modello francese”,
Ciampi diventò
Piero Litalianò, detto alla francese e scritto senza l’apostrofo. Una operazione commerciale che, neanche a dirlo, non portò alcun risultato. A tale proposito
Enrico de Angelis, scrittore molto noto a quel tempo, ricorda e cita un episodio curioso quanto tragicamente ironico: in un articolo della “Domenica del Corriere”,
Piero Ciampi viene preso a modello del “
nuovo esasperato tecnicismo delle grandi aziende della canzone”. Vale la pena riportare almeno una parte di quell’articolo, da leggere alla luce della vita dell’artista: “
Il cantante di domani lo lanceranno come un detersivo, l’industria della canzone si aggiorna. [...] Ormai si creano successi prefabbricati. Questo giovanotto si chiama Piero Litalianò e il suo nome, fra qualche mese, sarà sulla bocca di tutti: sono già pronti i dischi, i manifesti e gli slogan pubblicitari. [...] Fra sei mesi, un anno al massimo, Piero Litalianò sarà popolare come Mina. [...]. È il cantante nuovo costruito scientificamente per il 1962. [...] Lo hanno fatto in provetta, è un prodotto industriale. Il gioco è fatto. La fortuna è arrivata al momento giusto, ora basta afferrarla e tenerla stretta”.
Conclusosi il periodo milanese
Ciampi cerca di vivere scrivendo canzoni più orecchiabili che, però, non portano al tanto sospirato successo. Gli va decisamente meglio come autore per altri artisti: scrive per Gigliola Cinquetti “
Ho bisogno di vederti” con cui la cantante veronese arriva quarta a Sanremo nel 1965.
Sul finire degli anni ’60, ma soprattutto con l’inizio degli anni ’70, l’Italia dei cantautori, e non solo quella, si accorge del talento di
Piero Ciampi. Sono numerose le richieste di collaborazione, richieste che, come nel caso di
Ornella Vanoni, rimasero senza risposta.
Ciampi trascorse gli ultimi anni della propria vita nella sua Livorno, che amava definire “
la città più difficile per tutti”. Fu visto l’ultima volta in città il 6 marzo 1979, all’Osteria dei Terrazzini, conosciuta anche come “
Enoteca Mannari”. Ogni anno, il 6 marzo, è consuetudine ritrovarsi in quell’osteria per una bicchierata in ricordo di Piero, amico e bevitore. Molti non ci sono più, molti invece non sanno che egli cantasse o scrivesse canzoni.
Piero Ciampi è morto il 19 gennaio 1980, a Roma, per un cancro alla gola.
Marco Pipitone“La morte mi fa ridere, la vita no!”
Piero Ciampi
Dopo la morte Piero Ciampi è stato spesso volutamente dimenticato, nonostante l’impegno di Gino Paoli (che, oltre che cantare in pubblico alcuni suoi brani, lo ha aiutato nel pubblicare i primi dischi), di Fabrizio De André (che ha sempre ritenuto opportuno “pagar pegno a Ciampi”) e, ultimamente, dei La Crus con l’intensa versione de “Il vino”.