Rotastyle

A Varsavia

Memento 2006

La storia non dice esattamente quali siano stati i rapporti esatti tra Wars il pescatore e Sava la sirena della Vistola, il fiume tanto caro ai polacchi. Rimane il fatto che la tradizione popolare attribuisce l'origine della denominazione della capitale polacca alla fusione dei nomi (oltre che, verosimilmente, a quella dei corpi) delle due figure sopra evocate. In realtà sembra che, scientificamente, Warszawa (così si chiama, in polacco, Varsavia) non sia altro che la forma possessiva di Wars, abbreviazione del nome Warcislaw. In ogni caso la città è oggi la capitale della Polonia da quando, nel XVI secolo, sostituì in tale veste la bella Cracovia.
Così come il Paese essa è stata più volte distrutta. A cominciare dall'invasione svedese (il cosiddetto "Diluvio") durante la guerra del Nord (1655-60), sino all'insurrezione nel corso della seconda guerra mondiale (1 agosto-2 ottobre 1944). Quella che nel XVIII e XIX secolo era conosciuta come la Parigi del Nord per i suoi ampi viali alberati e la struttura architettonica classicheggiante e di ampio respiro ha oggi un aspetto caratterizzato indelebilmente dall'architettura socialista, in particolare nel Palazzo della Cultura e della Scienza (1952-55), dono del baffuto georgiano (Stalin) ai polacchi. Questo edificio, situato accanto all'invereconda stazione centrale anch'essa gioiello di quello stile, costituisce il centro geografico e commerciale. La ricostruzione della città vecchia (Stare Miasto), basata in gran parte sulle vedute del Canaletto, ha ridato un po' d'anima alla capitale il cui assetto urbanistico è stato tuttavia profondamente modificato dalle distruzioni della guerra e dalla successiva ricostruzione durante gli anni cinquanta. Ciò detto, il viaggiatore accorto può ancora trovare qualche oasi di pace passeggiando, magari in ottima compagnia, nel grande parco di Lazienki e rimembrando qualche notturno di Chopin prima di occuparsi di cose più terrene prendendo la direzione del Belvedere, il famoso ristorante all'interno del parco (riservare parecchie settimane prima), ovvero rifugiandosi in uno dei caffè della Nowy Swiat, la via «in» della città costeggiata da palazzi e da edifici dell'antica nobiltà, per degustare, sempre accompagnato dalla bella ed eterea polacca di cui sopra, un makowiec (pronunciare la «c» come una zeta aspra), il tipico dolce locale a forma di strudel e farcito di noci, uva passa, scorze d'arancia e semi di papavero (ottimo quello della pasticceria Blikle attiva dal 1869).
Potendo esso risultare un po' pesante si consiglia vivamente di accompagnare la degustazione con uno (o più, dipende) bicchieri di vodka le cui varietà sono in Polonia innumerevoli. Dalla Zubrowka, quella dal tenue colore giallo paglierino dovuto al grano d'erba (presente nel flacone) proveniente dalle pianure polacche nelle quali pascola il bisonte che vi orina lasciandovi l'inconfondibile e pregiato aroma, alle redivive vodke kasher, fabbricate secondo i dettami della tradizione ebraica in varietà corrispondenti, spesso, alle festività religiose (famosa la vodka di Pessah, in inglese Passover, detta anche la Pasqua ebraica, che gioiosamente commemora, nel mese di Nissan, l'esodo d'Egitto e l'avvento del popolo ebraico dopo il dono della Toràh a Mosé sul monte Sinai).
Tali lieti pensieri vengono presto fugati dal severo «Memento» che riecheggia il famoso «memento mori» («ricordati che devi morire») col quale i frati trappisti si apostrofavano, incrociandosi, durante le deambulazioni meditatorie. Memento è infatti il nome della fiera funeraria di Varsavia, ormai giunta alla sua terza edizione. Converrà ricordare che in Polonia si svolgono due fiere del settore: questa nella capitale e quella di Kielce che si terrà nel 2007, dal 15 al 17 giugno, esattamente negli stessi giorni della fiera britannica, creando così amletici dubbi a produttori e visitatori di tutti i Paesi. Forse è un po' troppo per un insieme di 39 milioni di abitanti anche se la tradizione polacca, fortemente ancorata al cattolicesimo, si avvicina notevolmente a quella italiana facendo di questo Paese un obiettivo primario per i nostri produttori di bronzi, cofani e veicoli funebri. Ne è la prova lo stand di Tanexport, di gran lunga il più importante della manifestazione (300 metri quadri), che ha riscosso amplissimi successi.
In esso hanno trovato grande risalto le creazioni di Ferrari, Lorandi e Stragliotto per quanto riguarda i cofani, nonché i forni da cremazione della Gem che, affacciandosi ad un mercato sempre più esigente in termini di qualità, rivela caratteristiche tecniche assolutamente idonee e competitive. Anche il secondo stand, in ordine di grandezza, era italiano ed ospitava la Pilato, i cui veicoli paiono perfettamente adeguati al mercato polacco. Le prime reazioni sono state molto soddisfacenti e certamente i tempi a venire (soprattutto nel medio-lungo termine) confermeranno queste impressioni. Da segnalare ancora, tra i prodotti italiani, le macchine per la fabbricazione dei cofani della Fiorenza (proposte dalla Italmac di Agnieszka Mieczkowska) ed i cofani di Rosen, Aeterna e Fontana de Trevi (che produce in Guatemala) esposti nel grande stand collettivo del distributore polacco (la Wood Poland). In altri termini, più della metà della superficie espositiva era coperta da aziende nazionali a conferma della dinamicità dei nostri imprenditori sempre a caccia di nuove opportunità di business. Per il resto poco da segnalare al di fuori di qualche produttore locale di cofani e di una forte presenza polacca nel settore delle camere refrigeranti (Azon, Chlod-Klim e Rezon). Stesso discorso per ciò che riguarda i visitatori tra i quali la grandissima maggioranza di quelli provenienti dall'estero giungeva dall'Italia. Anche questa non è una novità. Memento è durata due giorni e, tutto sommato, è bene sia stato così. Infatti, dopo un inizio, in prima giornata, relativamente soddisfacente dal punto di vista dell'afflusso di pubblico, vi è stato un netto calo il giorno successivo talché una terza appendice avrebbe molto probabilmente costituito una perdita di tempo per tutti. In effetti solo le esposizioni di grande taglia, prima fra tutte Tanexpo, giustificano una durata superiore. Bene farebbero quindi gli organizzatori a prendere la misura delle proprie possibilità e a comportarsi di conseguenza. Buona, in generale, l'organizzazione coordinata dell'avvenente Julita Dawidowicz che attendiamo di rivedere nel 2008. Memento chiude così la campagna di quest'anno. Il 2007 sarà molto più ricco di manifestazioni e la presenza di Tanexpo alla stragrande maggioranza di esse è assicurata. Un grande lavoro di semina, quindi, volto a creare i presupposti per un successo, a Bologna 2008, ancor più eclatante rispetto a quello di Modena 2006.
A tutti vadano i nostri più cari auguri di buon Natale e di un felice inizio per l'anno che viene.
A presto!
 
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