- n. 3 - Marzo 2010
- Recensioni
La vita di Hector Zazou
Il mare dentro
Uno dei pochissimi musicisti capaci di cantare "fuori dal coro" e al contempo di rifuggire dalla omologazione e dalla ripetitività.
“In Inghilterra hanno Peter Gabriel, in America hanno David Byrne.
In Francia abbiamo Hector Zazou”.
Jean-François Bizot
Compositore, avanguardista, ma anche precursore della cosiddetta musica ambient, infine produttore: durante la sua trentennale carriera, Hector Zazou si è visto definire in milioni di modi diversi, con etichette che tuttavia non riescono a esaurire la complessità del personaggio. È conosciuto nel sottobosco musicale europeo grazie alla ricerca svolta a cavallo tra musica colta ed elettronica, ma soprattutto per le collaborazioni con artisti del calibro di Björk, Dead Can Dance, Siouxsie Sioux, David Sylvian e anche i P.G.R. di Giovanni Lindo Ferretti.
Dopo aver flirtato nei primi anni ’80 con la musica new wave/dark, Hector Zazou ha dato libero sfogo al proprio slancio creativo. L’artista può essere definito un musicista completo: i suoi studi lo hanno portato ad esplorare molti strumenti, concependo musica di diversa natura per quartetti d’archi e per strumenti a fiato, alternando a questi i sintetizzatori a lui cari. Le sue composizioni sfuggono alle logiche di mercato, evidenziando semmai la natura creativa della sua indole atta a mettere in luce esclusivamente la passione per la musica fuori dagli schemi.
Les Nouvelles Polyphonies Corses è il disco che lo rivela agli occhi di una Francia che inizia ad accorgersi del suo lavoro. Ma una ricerca in perenne movimento ed una continua indagine lo portano dentro i meandri più nascosti della sperimentazione. Sono gli anni in cui registra le cose più estreme mentre il suo lavoro di compositore si alterna a quello di produttore. Le star internazionali si accorgono di lui e fanno la fila per poter collaborare. Tra questi Ryuichi Sakamoto, John Cale, Richard Horowitz e Manu Di Bango.
L’album Sahara Blue, forse il disco di maggior successo, è un tributo al poeta francese Arthur Rimbaud. Tra gli ospiti Gérard Depardieu, David Sylvian, Bill Laswell e i Dead Can Dance. Con Songs From The Cold Seas, ispirato alla tradizione musicale folk dell’emisfero boreale, Hector si reinventa ancora una volta, invitando cantanti del luogo come Värttina e Tokiko Kako a duettare con artisti internazionali quali Björk e Suzanne Vega.
Lights In The Dark rimette ancora una volta in gioco la sua carriera. Un disco importante, frutto di uno studio legato alla musica sacra celtica del XII secolo. Voci irlandesi si alternano ai cori gospel: un tripudio emotivo di rara bellezza. Hector intervistato da Roberto Gatti, afferma: “I materiali di base sono costituiti da antichissimi brani irlandesi riscritti da alcuni musicologi alla fine del secolo scorso o all’inizio del presente. Di questi esistevano già alcune registrazioni realizzate una cinquantina d’anni or sono, seppur in maniera un po’ approssimativa. Io non ho fatto nient’altro che rendere queste registrazioni più “chiare”, più comprensibili all’orecchio dell’ascoltatore contemporaneo”.
Zazou intraprende un percorso musicale che in parte lo allontana dallo star-system. Il musicista rifugge il successo, preferendo ad esso lo studio e la ricerca che lo portano a mettersi in discussione continuamente. La sperimentazione senza freni che caratterizza quel periodo vede il ritorno del compositore agli strumenti elettronici. Nel 2001 esce 12, Las Vegas Is Cursed, scritto con la cantante americana Sandy Dillon. L’album è un puro esercizio di stile che nulla aggiunge alla sua carriera, ma che ancora una volta mette in evidenza la sua estrema versatilità.
Gli anni a seguire sono il frutto di collaborazioni di diversa natura: Jane Birkin, Laurie Anderson e poi ancora Lisa Germano. Le signore della canzone internazionale duettano con lui in Strong Currents, una raccolta di canzoni acustiche. L’Absence esce nel 2004. Il progetto nasce con il contributo del pittore Bernard Caillaud. L’intento è quello di recuperare le connessioni perdute tra pittura e musica. Il musicista “fa sentire i colori” e il pittore “fa vedere i suoni”. Hector ritrova lo spunto per continuare a sperimentare. In Corps Electriques, insieme alla cantante inglese Katie Jane Garside, guida i percorsi musicali della tromba di Nils Petter Molvaer e delle percussioni di Bill Rieflin in uno strano mondo ai confini della musica elettronica, tra rock e jazz.
I primi anni del duemila vedono il compositore impegnato su più fronti. Oltre a portare avanti progetti da solista, si impegna nella realizzazione di colonne sonore. Nel 2003 scrive la musica per La Passione di Giovanna d’Arco di Carl-Theodor Dreyer. Alcuni mesi dopo crea una colonna sonora originale per il documentario di Robert Flaherty Nanouk of the North. Poco prima di morire Hector stava portando a termine In The House Of Mirrors. Il disco, uscito postumo, lambisce i margini della world-music e ridisegna per l’ultima volta le coordinate della carriera di un artista estremamente vitale. Zazou è scomparso l’8 settembre 2008, dopo una grave malattia.
Marco Pipitone
Discografia:
1976 Barricades 3
1978 Traité De Mécanique Populaire
1979 La Perversita
1982 Noir & Blanc
1984 Reivax au Bongo
1985 Mr Manager
1987 Guilty
1989 Géologies
1989 13 Proverbes Africains
1990 Hector Zazou 1977-1990
1991 Hector Zazou & Les Nouvelles Polyphonies Corses
1992 Sahara Blue
1995 Songs from the Cold Seas
1995 Hector Zazou & Harold Budd - Glyph
1997 Hector Zazou & Barbra Gogan - Made On Earth
1998 Lights In The Dark
2001 12, Las Vegas Is Cursed
2003 Strong Currents
2004 L’Absence
2006 Quadri{+}Chromies Hector Zazou e Bernard Caillaud
2008 Corps Electriques
2008 Hector Zazou & Swara
2009 In The House Of Mirrors