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Come parlare della morte ai bambini

Per mano di fronte all'Oltre

Uno dei più grandi tabù della società contemporanea è quello della morte. In un clima culturale in cui domina il culto della bellezza e dell’eterna giovinezza, dove la morte viene relegata agli spazi dell’indicibile, risulta difficile immaginare di poterne parlare ai bambini. Pur nascondendolo in molti modi diversi, quell’evento angosciante persiste. Perché la morte fa parte della vita dell’essere umano. La nostra esperienza di uomini ci dice che la vita è un cammino che ha inizio con la nascita e che si conclude con la morte. Essa quindi appartiene alla nostra storia e alla nostra realtà: è inutile provare a fuggirla. Il libro propone una riflessione sul concetto di morte insito nella società odierna, soffermandosi in particolare sull’importanza di dare spazio a quest’esperienza all’interno della nostra vita quotidiana, anche con i bambini.
In questo testo ho inteso mettere in luce quanto sia importante in ambito pedagogico prevedere percorsi di educazione alla morte, già a partire dai primi anni di vita di un bambino, seguendo modalità di rappresentazione e di comunicazione rispettose delle facoltà cognitive del piccolo, della sua sensibilità e dei contesti in cui vive. L’accettazione della morte è un traguardo significativo per la crescita individuale.
Da tempo sentivo la necessità di affrontare questo tema, soprattutto tra i bambini, essendo io stessa una insegnante e trovandomi a volte di fronte alle difficoltà che si incontrano nel distacco. Non è stato facile intraprendere questo percorso: la morte è un tema delicato e altrettanto doloroso, e il pensarla in riferimento ai bambini è ancora più angosciante. Mi sono domandata: “e se capitasse proprio a me?”. Si desidera pensare che i genitori accompagnino i propri bambini fino all’età adulta ed oltre. Si spera che non debbano mai perdere un fratello o un coetaneo. Alcuni hanno la fortuna di avere i nonni che li accudiscono assieme ai genitori. Ma, purtroppo, non per tutti è così. Per questo il tema è inevitabile.
Nel libro si illustrano i modi con cui aiutare un bambino ad affrontare una perdita, per trasformare una esperienza di dolore e di sofferenza in una occasione di crescita. Si accompagnano i genitori a parlarne con i bambini, anche nel caso in cui i piccoli non ne siano stati ancora toccati direttamente, perché dire della morte significa preparare alla vita. La morte diventa dicibile, benché rimanga impensabile, e non più un tabù, liberando il bambino dall’inibizione comunicativa. Durante il mio lavoro ho analizzato soprattutto come i bambini si rapportano alla finitudine dell’esistenza umana e come l’adulto dovrebbe aiutarli a comprendere le verità della vita perché i piccoli vogliono sapere cosa è la morte: da cosa è causata? Perché accade? Chi ne è colpito? Cosa succede a chi muore? Queste e tante altre domande circolano nelle menti dei bambini senza avere, spesso, alcuna risposta.
Il testo non vuole dire cosa bisogna fare, perché non può esistere un manuale pronto all’uso nei diversi contesti in cui ci si imbatte con il termine dell’esistenza umana: il libro vuole essere un momento riflessivo in cui ognuno estrapolerà le risposte che maggiormente potranno aiutarlo. L’utilità, pertanto, dipenderà dal lettore e sarà legata all’uso che ne farà, intriso della propria storia, con i suoi affetti, con i suoi desideri, con i suoi progetti e, non per ultimo, con le sue paure.
 
Francesca Ronchetti


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