- n. 5 - Maggio 2007
- Letteratura
Il tema della morte nella letteratura degli "scapigliati"
Una lezione di anatomia
Il cadavere di una bella fanciulla disteso sui freddi marmi di una sala anatomica, e il clinico che opera la dissezione di fronte ad un uditorio di studenti: questo l'argomento di una poesia pubblicata nel 1863 da
Arrigo Boito (1842 - 1918). Noto ai più soprattutto come librettista degli estremi capolavori verdiani,
Otello e
Falstaff,
Boito era stato in gioventù fra i più significativi protagonisti della corrente letteraria che fu detta "
scapigliata", e ne condivise temi come quello del contrasto tra il vero e l'ideale, nonché un certo gusto per le immagini forti, senza escludere il macabro.
Ecco dunque, nella sua "
Lezione d'anatomia", la salma di una giovane vittima della tubercolosi ("
un'etica"), morta in ospedale - fatto che di per sé segnalava a quei tempi una condizione sociale misera - e sottratta alle pie cure del sacerdote, alla pace del camposanto, per essere destinata, appunto, ad una lezione di anatomia.
La sala è lugubre; dal negro tettodiscende l'alba,che si riverberasul freddo lettocon luce scialba.Chi dorme?... Un'eticadefunta ieriall'ospedale;tolta alla requiedei cimiteri,e al funerale:
tolta alla placidanenia del prete,e al dormitorio;tolta alle goccioleroride e chetedell'aspersorio.
Delitto! e sanguinaper piaga immondail petto a quella!...Ed era giovane!ed era bionda!ed era bella!
Come si vede, la ferita aperta dal bisturi dell'anatomista appare all'occhio del poeta come un crimine, una immonda profanazione perpetrata dalla cinica freddezza della scienza ai danni di una persona umana fatta non solo di organi, ma anche di sentimenti e di bellezza. Inutilmente oltretutto, perché allo scetticismo del poeta la ricerca scientifica appare capace solo di accrescere più i dubbi che le certezze:
Con quel cadavere(steril connubio!sapienza insana!)tu accresci il numerodi qualche dubio,scïenza umana!Mentre urla il medicola sua lezione [...]io penso ai tenericasi passatisu quella testa,ai sogni estaticiinvan sognatida quella mesta.E naturalmente il massimo dell'emozione sdegnata si raggiunge quando il bisturi colpisce la simbolica sede delle emozioni e degli ideali della vergine, il cuore:
[...] Pur quella verginesenza sudariosperò nell'orepiù melanconiche,come un santuariochiuse il suo cuore,ed ora il clinicoche glielo svellegrida ed esorta:"ecco le valvole","ecco le celle","ecco l'aorta". [...]Chiedere alla scienza materialistica "
pace ai morti / e ai moribondi" sarà la logica conclusione, in nome dei sogni e degli ideali più puri. Ma è qui che
Boito ci riserva una sorpresa:
[...] Perdona o pallidaadolescente!Fanciulla pia,dolce, purissima,fiore languentedi poesiaE mentre suscitonel mio segretoquei sogni adorni...,in quel cadaveresi scopre un fetodi trenta giorni.
Dunque la povera vergine idealizzata dal poeta era incinta, e la sgradevole crudezza della scienza svela al suo posto la realtà di una ragazza di facili costumi (siamo nel 1865, non dimentichiamolo!). Il "vero" è prosaico, materiale, crudo, non ci potrà mai piacere: ma di fronte ad esso le nostre volenterose sublimazioni non reggono. Tale pare essere la "lezione" che
Boito amaramente ricava dalla storia di questa fanciulla.
Franco Bergamasco