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Lettera aperta

Lettera aperta a Renato Miazzolo, presidente della Feniof


Caro Renato,

nei primi giorni del mese di giugno mi telefonasti per ringraziarmi dell´invio del mio libro autobiografico `Schegge´ e per formulare i tuoi complimenti al mio indirizzo. Te ne ringrazio.

Nel contesto del discorso ti informai della mia collaborazione, iniziata a febbraio, con questa nuova rivista settoriale, della qual cosa mi confessasti non essere al corrente. Ti chiesi se la ricevevi; mi rispondesti affermativamente, ma, dalle tue laconiche espressioni, compresi che non ti ha incuriosito o interessato tanto da ritenerla meritevole di essere sfogliata; aggiungesti però che, sapendo dei miei interventi, l´avresti degnata della tua attenzione. Tuttavia, al di là della constatazione che vi compaia il mio nome, tieni presente che, per ricevere e leggere Oltre, gli impresari di tutta Italia, te compreso, non pagano una sola lira.

L´Informatore, invece, ha un costo che, sia pure in minima parte, inevitabilmente va a ricadere solo su quei mille soci Feniof paganti. Fra i quali ci sono io, o l´impresa di mio figlio (è la stessa cosa!), dato di fatto che ci legittima ad esprimere la nostra opinione sulla conduzione della Federazione e sui contenuti dello stesso Informatore, senza per questo essere ricambiati con insulti da parte di chi collabora alla redazione delle rubriche. Ebbene, caro Renato, il giorno successivo a quello della nostra conversazione telefonica mi pervenne l´Informatore di aprile (eravamo a giugno!), nel quale ho dovuto cercare con il lanternino le risposte alle domande che avevo sottoposto direttamente al tuo vaglio, con una lettera inviata nella prima decade di marzo,a commento del numero di gennaio dell´Informatore (pervenuto appunto a marzo!).

Sono sempre due i mesi di ritardo che si trascina!

Nella lettera, lo ricorderai certamente, chiedevo ospitalità una ultima volta sull´Informatore per alcuni motivi che ritenevo validi: contestare la `nuova´ impostazione della nostra rivista, confutare le tabelle afferenti al numero dei decessi rapportati alle imprese operanti sul territorio, evidenziare i grossolani errori relativi agli aumenti delle quote associative e ad un convegno classificato come `straordinario´, tenuto nel mezzogiorno (per la precisione a Foggia, nel 1977, organizzato dal sottoscritto) ed erroneamente attribuito ad altri; infine, per `complimentarmi´ dei nuovi collaboratori scelti dall´Informatore, fra i quali Sereno Scolaro, amico di Daniele Fogli, entrambi da sempre nemici dichiarati o comunque detrattori inveterati dell´imprenditoria privata. A proposito, per mera curiosità, mi piacerebbe sapere quanto viene corrisposto a Scolaro per ogni articolo! In aprile mi era pervenuta la risposta di Samoggia nella quale Sandro, testualmente, scriveva: "ho parlato con Renato della tua e sinceramente non sappiamo né cosa fare né cosa dirti" (davvero edificante!).

In pratica il Presidente e il Segretario della Feniof non sapevano come rispondere a delle mie osservazioni che desideravo divenissero di pubblica conoscenza. Ed aggiungeva: "la parte riguardante le statistiche sarà pubblicata e troverai le risposte". La pubblicazione di parte della mia lettera non c´è stata, perciò andai a ricercare almeno le risposte. E le ho trovate: parziali, insulse ed inconsistenti, che mi fortificano nella convinzione che, ormai, oltre che essere inutile scrivervi, nella Feniof non vi è più dialettica né confronto. Infatti, l´anonimo e non meglio identificato redattore del Dipartimento Studi e Ricerche tergiversa in questi termini: "inoltre, quante imprese dichiarate funebri operano soprattutto nei piccoli e piccolissimi centri, con un numero talmente esiguo di funerali da rappresentare economicamente uno `spillatico´ aggiuntivo ad una attività principale che sostiene l´intera azienda (fiorai, marmisti, falegnami, artigiani vari, ...)?".

Sai meglio di me che il modo migliore per eludere una domanda è quello di proporne un´altra! Poi non capisco l´assolutezza dell´affermazione secondo la quale il servizio funebre sarebbe una integrazione ad altre attività, e non il contrario. Tuttavia l´anonimo prosegue: "Non che questi non debbano essere considerati, tutt´altro, ma nella legge dei grandi numeri la loro incidenza costituisce una variabile se non insensibile, certamente ben poco determinante". Cioè, in termini poveri, questi piccoli impresari di provincia ci sono, ma è come se non ci fossero. Per concludere che "nelle statistiche è obbligo che uno mangi un pollo anche se non lo fa... perché c´è qualcun altro che ne mangia due". In definitiva non capisco se questi piccoli e piccolissimi impresari ci sono o non ci sono, se sono da computare o da buttare, al di là che mangino solo veleno e non polli!!! In quella lettera, ripeto, affermavo che sarebbe stata l´ultima volta che mi sarei permesso di confutare e contestare; oggi, da queste pagine, ti confermo che è stata veramente l´ultima volta, visti i risultati: non scriverò più al Presidente della Feniof per chiedere spazio sul nostro giornale, per proporre argomenti che credevo interessino la categoria e chi la rappresenta, come le tabelle sbagliate e gli studi di settore.

Molto meglio... un salutare articolo di Sereno Scolaro, esimio burocrate comunale, infarcito di teoria e di nessun senso pratico! Anche perché, scusami Renato, è obbrobrioso che una rivista come l´Informatore metta sotto i propri piedi l´armoniosità della lingua italiana affermando che su un certo argomento "torneremo quando abbiamo più tempo" invece che "torneremo quando avremo più tempo". Un rinvio pietoso per scantonare dalla mia precisa contestazione sulla effettiva presenza numerica degli operatori funebri. Io sono abituato - mi conosci fin dagli anni ´70 - a ben altri atteggiamenti ed assunzioni di responsabilità: mi firmo sempre con nome e cognome. Dicevo nella mia lettera che in provincia di Foggia, nel 1982, attraverso un censimento capillare effettuato nei 64 comuni, rilevai ben 118 aziende di pompe funebri, il che vuol dire 118 titolari con nomi, cognomi ed indirizzi, indipendentemente dalla loro consistenza, quindi non marmisti, fioristi o quant´altro. Oggi, sulla scorta delle tabelle Feniof pubblicate sull´Informatore di gennaio, sarebbero solo 67. Peraltro il risultato del mio censimento fu pubblicato sul n.2, febbraio 1982, pagina 38, dell´Informatore.

Così come ritenevo insensato affermare che nella provincia di Prato vi fosse una sola impresa.

L´anonimo Dipartimento Studi e Ricerche, piuttosto che argomentare la risposta, grosso- lanamente licenzia le mie asserzioni come "insinuazioni di bassa lega"; la Feniof non pubblica la mia lettera; Samoggia afferma "non sappiamo né cosa fare né cosa dire" (il che equivale a dire "cestiniamola"): così i lettori dell´Informatore, quei pochi che forse lo leggono ancora, vengono artatamente indotti a pensare che De Santis è un inveterato rompiscatole, mentre il Dipartimento Studi e Ricerche, indaffarato in chissà quali difficoltosi esercizi di approfondimento della realtà settoriale nazionale, non trova il tempo per fornire una risposta chiara e precisa ad una domanda banale. Nel 1982 ero Presidente del Sindacato Provinciale di Foggia e componente del Comitato Direttivo Nazionale: feci quel censi- mento che mi risulta non essere mai stato fatto in alcuna altra provincia.

Questa è realtà, caro Renato, è matematica, non chiacchiere buttate al vento. Dimmi tu se non è ridicolo, oltre che assurdo! Mi spiace dover rilevare che nella più importante, a tutt´oggi, Associazione rappresentativa della categoria si preferisca giocare a rimpiattino piuttosto che affrontare argomenti seri.

Pensavo che solo lo struzzo fosse aduso nascondere la testa sotto la sabbia per non vedere il pericolo! Con queste prospettive il nostro futuro non potrà che essere... radioso! In nome della nostra `antica´ amicizia, Ti saluto cordialmente.

Tuo
 
Alfonso De Santis

N.B.: oggi è il 22 giugno

Mentre batto a macchina l´articolo per inviarlo alla Redazione, il postino mi consegna il numero di maggio dell´Informatore. Avete recuperato 15 giorni sul ritardo di due mesi, ma c´è un errore marchiato sul dorsetto della rivista che porta scritto "n. 4 - aprile". Interrompo la battitura e leggo il giornale.
Alle pagine 36 e 37 la lettera autocelebrativa di Primavesi (un po´ di autoincensatura di incoraggiamento: "Primavesi è uno dei pilastri del duo Osiris/Informatore") e nel commento, presumo di Samoggia, una frase mi colpisce: "Come si vede, in un modo e nell´altro, le problematiche sono in fondo sempre le stesse". Bisogna dedurne che, dal 1965 ad oggi, la Feniof non ha risolto nemmeno uno dei problemi che angustiano il comparto funerario privato italiano???
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