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Indignarsi non basta!

Uno su mille non ce la fa. E viene a galla! E gli altri novecentonovantanove?
Ancora una volta si è costretti a parlare degli innumerevoli casi di corruzione che si verificano nel nostro settore. Ad una lettera di denuncia nella quale un cittadino ha segnalato un caso di malcostume, con l’avvoltoio di turno che si è precipitato a fornire un depliant pubblicitario di bare alla famiglia di una persona che stava per morire, Viviana Ponchia, sul Resto del Carlino del 29 luglio, ha risposto invitando a “fermare gli avvoltoi attorno al caro estinto”.
Un altro millesimo caso è stato quello che si verificò a Cesena lo scorso mese di ottobre quando, in una casa di riposo per anziani, la figlia e la nipote di un’ospite appena deceduta furono oggetto di particolari attenzioni da parte di una operatrice, originaria dell’Est europeo, la quale cercò di indirizzarle per le onoranze verso una impresa che, a suo dire, sarebbe stata convenzionata con la struttura. Semplicemente e vergognosamente assurdo!
E il recente clamoroso caso di Milano? Un Comitato di familiari, al grido di “fuori gli sciacalli dagli ospedali”, è riuscito a portare a galla una fittissima rete di personaggi, alcuni molto noti, che si arricchivano esercitando un turpe mercato, turnando le presenze nei diversi nosocomi, distribuendo cospicue mazzette che andavano naturalmente ad appesantire il conto finale dei funerali?
Continuerà ad accadere in futuro, e ne verrà alla luce uno su mille, perché nulla si fa o si fa troppo poco perché non accada! Non basta indignarsi, sebbene qualcuno riesca ancora a farlo. Bisognerebbe inventarsi qualcosa di più dissuasivo di questi inefficaci e timidi appelli!
Cosa fa, ad esempio, la Feniof? A sentir loro, probabilmente, abbastanza. Ma dal momento che il fenomeno continua inarrestabile, anzi in crescendo, si potrebbe tranquillamente dire che è ancora troppo poco. E se si facesse una sorta di referendum? Potrà sembrare ridicolo, ma dato che se ne fanno tanti, ed alcuni piuttosto inutili, si potrebbe tentare. Se non dovesse servire per scoprire chi il malcostume lo pratica, potrebbe essere utile per conoscere chi onestamente non lo pratica e lo condanna. E non sarebbe poco! Perché poi, una volta conosciuti gli onesti, separandoli dai disonesti, Feniof potrebbe adeguarsi proclamandosi “Federazione Nazionale Imprese Oneste Funebri”. Non occorrerebbe neppure cambiare l’acronimo! Così quelli dei novecentonovantanove casi sommersi e del millesimo a galla potrebbero dare vita ad una congrega a parte, quella dei “professionisti della mazzetta”.
In un comunicato Feniof, conseguente ai gravi fatti di Milano, si leggeva in merito ad un documento indirizzato ai diversi livelli di Governo: “Amareggia notare come il settore funebre salga agli onori della cronaca solo per le malefatte di uno sparuto gruppo di operatori che danneggiano l’intera categoria, mentre le Istituzioni, allorché adeguatamente e reiteratamente sollecitate anche da Feniof, restino inerti e consentano il verificarsi di simili criminosi comportamenti senza adottare strumenti e misure atte a debellarli”. Ineccepibile!
Stare però con le mani in mano in attesa che i “diversi livelli di Governo” intervengano con leggi e con regolamenti significa rimandare le soluzioni alle calende greche. Meglio sarebbe quindi non attendere passivamente, mettendo i cattivi alle strette con empiriche ed efficaci soluzioni che, qualora arrivassero anche quelle istituzionali, messe insieme potrebbero costituire un forte deterrente. Altrimenti ci ritroveremo, dopo ogni novecentonovantanove casi schiaffati, “tutti”, sulle pagine dei giornali, ove non sarà certo la stampa a distinguere i buoni dai cattivi.
Accidenti a noi! Ma non ce n’è abbastanza per costituirci parte civile nei processi?
A chi ama distinguersi positivamente può essere utile sapere che negli uffici della Cesenate Onoranze Funebri è stato appeso un vistoso cartello con su stampato: “Qui no racket dei funerali”. E non sta niente male!
 
Amerigo Barbieri

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