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Bello e impossibile

Addio ad Alain Delon, il divo del grande schermo che ha saputo coniugare fascino e talento, incantando milioni di spettatori.

Icona del “bello e dannato” degli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, Alain Delon si è spento nella sua tenuta di Douchy, alle porte di Parigi, lo scorso 18 agosto all’età di 88 anni.

Una morte sopraggiunta dopo una lunga convivenza con la malattia essendo stato colpito da ictus nel 2019, a cui ha fatto seguito una emorragia celebrale ed infine un fatale linfoma.

I primi 20 anni

Nato a Sceaux (Seine) l'8 novembre 1935, figlio del gestore di un piccolo cinema e di una commessa, la sua vita inizia in salita, soffrendo enormemente per la separazione dei genitori avvenuta quando era ancora in tenera età e che di fatto ha comportato l’abbandono da parte del padre. Un trauma mai superato, acuito dalla figura di una madre fredda e distaccata e da periodi trascorsi in collegio: eventi dolorosi, concause di un’intera vita tormentata. L’adolescenza sarà marcata dalle sue intemperanze con un curriculum scolastico scandito da continue sospensioni. A quattordici anni abbandona gli studi per lavorare nella macelleria del compagno della madre, finché appena diciassettenne si arruola nei parà allora impegnati nella guerra d'Indocina. Congedato nel 1956, dopo aver scontato vari mesi di prigione per indisciplina, ritorna a Parigi dove cerca di mantenersi con i lavori più disparati e dove inizia a frequentare ambienti alternativi entrando in contatto con intellettuali ed artisti. Saranno queste conoscenze che apriranno la strada alla lunga e generosa carriera di Alain Delon, che muoverà i primi passi nel teatro per approdare successivamente al cinema raggiungendo in breve tempo una fama mondiale.

L’attore e la carriera

Sono più di 100 i film a cui ha preso parte, visti approssimativamente da circa 130 milioni di spettatori. Inizialmente i suoi ruoli erano incentrati esclusivamente sulla sua avvenenza fisica e sul suo sguardo magnetico che ne facevano il perfetto archetipo dell’irresistibile e pericoloso seduttore. Fu René Clément, il primo regista che seppe comprendere la complessità della sua persona e le potenzialità del suo talento, riuscendo a fare emergere, con Delitto in pieno sole del 1960, quel lato oscuro di bello e maledetto che gli valse un posto d’onore nell’olimpo delle più celebri divinità della settima arte. Determinante fu poi l’incontro con Luchino Visconti che gli affidò la parte di protagonista di due autentici capolavori: Rocco e i suoi Fratelli (1960) e Il Gattopardo (1967). Furono quelli gli anni che segnarono l’apice della sua carriera, conteso dai registi più famosi, insignito di numerosi premi e riconoscimenti, applaudito dalle folle e idolo di gran parte dell’universo femminile.

Alain Delon ha dato voce quasi esclusivamente a personaggi complicati e carismatici, spesso strafottenti, cinici o addirittura spietati, ma comunque sempre traboccanti di vita, così simili a se stesso: «ho sempre vissuto i miei ruoli, non li ho mai interpretati» affermò durante un’intervista, come a sottolineare la sua unicità, il suo non essere assimilabile a nessun movimento o a nessuna scuola. «È riuscito là dove la maggior parte dei suoi colleghi falliscono» ha dichiarato Alberto Barbera, direttore artistico della mostra del cinema di Venezia commentando la scomparsa dell’artista «ossia essere considerato l’uomo più bello del mondo e al contempo un attore straordinario».

Le donne della sua vita

E proprio come quella dei vari personaggi portati in scena, la vita privata di Alain Delon, anche dopo il successo, ha continuato ad essere turbolenta, sempre sopra alle righe, esagerata e appassionata, non priva di scandali, di grandi amori e di rapporti difficili. Inutile dire che le donne non gli sono mai mancate. Una delle storie più importanti dei primi anni di carriera fu con l’attrice Romy Schneider (la bellissima e bravissima interprete di Sissi), formando con lei una coppia considerata ai tempi la più bella del mondo.
Nel 1964 mise fine alla relazione per sposare Francine Canovas, da cui ebbe il figlio Anthony. Seguirono varie love-story: con Mireille Darc, con Anne Parillaud e con la cantante Dalila, giusto per citare le più significative. Farà poi coppia fissa con la modella olandese Rosalie Van Breemen, madre di altri due figli, Anouchka e Alain-Fabien nato nel 1994. Le cronache mondane parlano anche di un quarto figlio, avuto dalla cantante Nico mentre era fidanzato con Romy Schneider, che però non ha mai riconosciuto.
Negli ultimi anni si ritira nella proprietà di Douchy con la giapponese Hiromi Rolling, ufficialmente "dama di compagnia”, ma di fatto la sua ultima compagna. La Rolling verrà letteralmente cacciata dai figli nell’estate del 2023 con pesanti accuse di abusare della sua posizione per manipolare il padre a proprio vantaggio.

I figli

Alain Delon sembra aver ereditato il karma del proprio padre. Il primogenito Anthony si trovò infatti nella stessa situazione del piccolo Alain alla sua età, subendo la separazione dei genitori. In un libro autobiografico parla di un padre inarrivabile, severo e anaffettivo. Analoghi sentimenti e giudizi sono stati espressi anche da Alain-Fabien, che in un’intervista definì il padre un uomo freddo e violento, tanto che il ragazzo, per probabili carenze di affetto e serenità, si mise molto presto nei guai. Per quanto riguarda Ari, il figlio non legittimato, sappiamo che è deceduto lo scorso anno per overdose di eroina.
Se l’atteggiamento dell’attore è stato particolarmente duro e conflittuale con i figli maschi, di segno completamente opposto si è rivelato il rapporto con la figlia Anouchka, palesemente la sua prediletta, a cui «non ho mai detto “ti amo” a nessuna quanto a lei» come ebbe a raccontare. Una preferenza che ha trovato riscontro anche nel testamento, destinando alla ragazza la metà di tutti i suoi beni.

L’addio

I funerali di Alain Delon si sono tenuti a Douchy in forma privata ed intima, alla presenza di non più di una cinquantina di persone. Una cerimonia studiata dallo stesso Delon già da tempo in tutti i dettagli, compresa la presenza dei suoi 35 cani. Ma una ingente folla si è spontaneamente riunita davanti alla villa per rendere omaggio al grande artista portando un fiore o lasciando biglietti con messaggi di cordoglio. Una grande manifestazione di affetto che ha interrotto la riservatezza del momento, facendo uscire i figli dai cancelli per un ringraziamento pubblico. Le spoglie dell’attore riposano ora nel giardino della tenuta, accanto a quelle dei numerosi cani che ha avuto e amato.

Se il mondo piange la scomparsa di una leggenda del cinema, la Francia sente di aver perso un pezzetto della propria identità perché come ha dichiarato il presidente Emmanuel Macron «…Malinconico, popolare, segreto, era più di una star: un monumento francese».
 
Raffaella Segantin

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