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GRAZIE FENIOF!!!

FENIOF e incongruenza sembrano essere divenuti due fenomeni indissolubili, destinati a marciare su due binari paralleli, a guisa di due coniugi separati in casa che, pur convivendo sotto lo stesso tetto, si ignorano a vicenda.
Mi chiedo se alla fine convergeranno su di un unico obiettivo finale o se sono destinati a percorrere strade diverse, che non portano da nessuna parte. E, se pure scrivo di un argomento parzialmente già trattato in passato, mi solletica il desiderio di riproporlo ai lettori, per l'abnormità delle contraddizioni che lo caratterizzano.


Prendiamo L'INFORMATORE n° 6, giugno 2001, (pervenuto a fine luglio), e cerchiamo di farne una analisi obiettiva ed imparziale.
A pagina 6 si riportano segmenti di un promemoria inviato dalla FENIOF al Comune di Bologna, avente ad oggetto privativa e diritti fissi; in seconda colonna, in corsivo, è riportato il pensiero ufficiale della FENIOF, che "pur contestando il principio giuridico dei diritti fissi, lo ritiene comunque possibile".
Di conseguenza il Comune di Bologna stabilisce il diritto fisso in Lit. 150.000 per i trasporti in ambito urbano, ed in Lit. 250.000 per le salme in entrata e in uscita dalla Città.
Però, precisa, questa gabella verrà pagata sia dalle imprese private che dall'agenzia comunale.


Che bella consolazione! Anche nella mia città l'impresa concessionaria della privativa paga al Comune la famigerata tassa sul morto! E con ciò? Dovremmo, per questo, essere tutti felici e contenti? E pagare più volentieri? È un semplice giro di soldi: nel primo caso il Comune paga a se stesso, nel secondo il concessionario paga all'ente concedente, il quale ogni mese, dedotto il suo piccolo aggio, restituisce l'incasso all'appaltatore.
Sta di fatto che il Comune di Bologna, con i suoi 3.000 trasporti annui (è sempre L'INFORMATORE a sostenerlo), incassa 600 milioni senza colpo ferire! E questo piccolo conto l'ho fatto io, non la FENIOF, considerando una media di Lit. 200.000 a trasporto.
Tuttavia, argomenta L'INFORMATORE, il Comune ha fissato in Lit. 750.000 la tariffa che le imprese devono applicare alla utenza. Vorrei sapere chi si prenderà la briga di controllare che tale sommetta venga introitata oppure, vigente il regime concorrenziale, non venga inglobata nel calderone delle prestazioni e delle cessioni di beni; senza dimenticare che tale fissazione di imperio svuota di contenuto e di significato quanto sancito dalla Autorità Antitrust, la quale ebbe a dire, all'epoca, che il trasporto funebre è un atto assolutamente privatistico e dunque, secondo il modesto parere del sottoscritto, non assoggettabile a tariffazioni autoritaristiche.


Comunque, al di là di queste quisquilie, l'unica cosa certa rimangono i 600 milioni a favore del Comune di Bologna; il che, trasferito in ambito nazionale, vuol dire miliardi a favore di tutti i Comuni.
Quelli sì, vengono sicuramente introitati.
Spostiamoci a pagina 18, dove l'Avvocato D'Addario, in un articolo, scrive: "L'importanza strategica del convegno FENIOF di Bari ha quindi raggiunto un risultato di notevole interesse giurisprudenziale nella storia attinente la materia delle imprese funebri perché i suoi atti, e le relazioni degli intervenuti, hanno coinvolto e sensibilizzato la condotta delle imprese funebri di Bari ad intraprendere con felici risultati la contestazione del diritto di privativa".
Si può sapere quale è, se c'è, la posizione chiara e netta della FENIOF sul tanto dibattuto diritto di privativa? È a favore oppure è contraria? È accettabile, è tollerabile che la nostra associazione rappresentativa si barcameni nella amletica indecisione e non sappia o non voglia fare conoscere ai propri associati (che ne hanno tutto il diritto) quale sia la sua decisione univoca su questo controverso problema?
Perché di questo si tratta, di un problema che sembra insolvibile, la cui soluzione, invece, sarebbe di estrema semplicità: diritto fisso sì, diritto fisso no!
Se proprio ci deve essere questa gabella, che sia il Ministero a stabilirne l'entità: una e uguale per tutti i cittadini italiani, dalla Lombardia alla Sicilia, e per tutti i tipi di trasporto, cioè fissa; se non ci deve essere, che venga abrogata una volta per tutte, dappertutto, e non se ne parli più.


Ma non è lecito e non è giusto che il Comune di Bologna favorisca i suoi concittadini con una tariffa bassa e penalizzi i forestieri con una tariffa più alta!
Il diritto, a queste condizioni, non è per niente fisso! Con queste discriminanti, accettate benevolmente anche dalla FENIOF, si creano, tanto per tornare ad un concetto di cui si fa largo abuso, cittadini di serie A e cittadini di serie B! Con tali metodologie, di specioso carattere federalistico, un qualsiasi piccolo Comune dalle tasche sfondate potrebbe imporre tariffe diversificate vertiginosamente alte. Anche la morte diventerebbe faziosa e campanilistica, oltre che autonomistica e federalistica!
Ma torniamo alla FENIOF ed a L'INFORMATORE. A pagina 30 Carlo Ballotta, che evidentemente ha smesso di scrivere di vampiri e di sangue illibato, ci rammenta che in una famosa trasmissione televisiva, 'format', su RAI 3 nell'ottobre 1998, incentrata sul 'caro estinto', la senatrice Monica Bettoni, all'epoca Sottosegretario al Ministero della Sanità, così ebbe ad esprimersi a proposito delle gabelle chiamate diritti fissi : "Sono un vecchio retaggio che risulta esoso e ingiustificato; è certo che nell'ambito della nuova regolamentazione mortuaria esso sarà eliminato".


Esoso e ingiustificato, l'ha definito l'esponente di governo, ma la FENIOF, nella sua azione di tutela (???) della categoria, dice che è 'accettabile'! Senza però precisare fino a quale limite dovremo accettarlo (meglio sarebbe dire 'subirlo'), se fino a 200, 300 o 500 mila lire, o un milione ed anche oltre; quale è il limite massimo accettabile, atteso che, di questi tempi, le ampie autonomie impositive concesse agli enti locali consentono le più larghe manovre speculative atte a dare sempre più ossigeno alle disastrate, asfittiche casse comunali? Quale è il limite 'accettabile', oltre il quale scatterebbe il diritto alla rivolta? Come quella messa in atto dalle imprese di Bari che la FENIOF, tuttavia, avalla, in palese contrasto con la sua politica possibilista di Bologna?


Mi duole constatarlo, ma fino a quando la nostra categoria sarà rappresentata nelle sedi delle trattative ministeriali dalla FENIOF, o meglio da questa ondivaga FENIOF, saremo destinati a rimanere succubi della burocrazia, dello strapotere dei Comuni, delle vessazioni impositive, delle decisioni prese a nostra insaputa, nelle stanze dei bottoni, dai 'poteri forti'.
Grazie, FENIOF!
 
Alfonso De Santis

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