Rotastyle

A Lione

Funexpo 2006

Come ormai d'abitudine l'esposizione funeraria francese di Lione ci vede allestire lo stand di Tanexpo nei giorni in cui si aprono le botticelle del Beaujolais Nouveau. In effetti il rituale del terzo giovedì di novembre è stato ancora una volta rispettato da quando un certo Georges Duboeuf ebbe molti anni or sono l'idea geniale, dal punto di vista del marketing, di creare questo gioioso evento diventato tradizionale dappertutto e copiato da molti altri Paesi tra i quali il nostro dove non si contano più le uscite di «vino novello». Gli aerei carichi del succo del vitigno Gamay partono in tutte le direzioni del mondo in modo che, da Tokio a New York, è tutto un levar di calici seguito dai commenti sulle caratteristiche aromatiche del vino in questione. Possiamo affermare che l'annata 2006 si colloca in un'ottima media nella quale gli aromi di lampone e di frutti di bosco dominano. Ne abbiamo fatto esperienza diretta degustando il nuovo arrivato in un chiosco estemporaneo installato all'esterno di un ristorante dove i camerieri, portanti per l'occasione fieramente in capo dei «canotiers» (copricapi simili ai famosi «cappelli di paglia di Firenze» di spadariana memoria), ci hanno con grande liberalità approvvigionati della bevanda che veniva a coronare una degustazione di «cochonailles», pezzi di maiale arrosto anch'essi facenti parte di un rituale ormai consolidato.
In fondo Lione, la «capitale des Gaules», si riconferma nella sua godereccia «romanità». Non si dimentichi infatti che sotto il nome di Lugdunum essa fu fondata, nel 43 a.C., lungo la Saône tra le due colline, Fourvière e la Croix Rousse, che proteggevano la traversata del fiume. I quiriti, che non facevano quasi mai nulla a caso, avevano scelto un sito strategico dal punto di vista militare e commerciale. Infatti, nei secoli successivi, essa servì da base logistica per le calate in Italia dei re di Francia e divenne un centro commerciale di primaria grandezza che vide la proliferazione di banche e di stamperie (il primo libro stampato in francese uscì proprio a Lione) assieme a svariate attività industriali tra le quali non possiamo dimenticare quella della seta che tanti legami creò, a partire dal XVI secolo, con la vicina Italia. Che potrebbe, oggi, essere vicinissima, solo che venisse realizzata la linea ferroviaria ad alta velocità di cui tanto si parla. Non dimentichiamo infine che essa fu, in tempi più recenti, la capitale della resistenza francese e che proprio a Caluire, un quartiere di questa città, fu arrestato dalla Gestapo Jean Moulin, il capo di tutta la rete della resistenza del Paese.
Oggi Lione è ritornata ad una vita di pace dove gli abitanti, tra una vittoria e l'altra dell'O.L. (Olympique Lyonnais), la squadra di calcio che domina il panorama calcistico d'oltralpe da più di sei anni, si abbandonano ai piaceri di Epicuro approfittando della consistente presenza in città e dintorni di cuochi di fama mondiale tra i quali, notissimo in tutto il pianeta, Paul Bocuse che officia nella vicina Collonges au Mont d'Or. Tra l'altro egli è il suocero del rinomato Bernachon che, nel suo mitico negozio della avenue Franklin Roosevelt, propone agli amatori quello che personalmente consideriamo il migliore cioccolato del mondo, almeno per quella che è la nostra non trascurabile esperienza in questo campo, soprattutto sotto forma di «palets d'or», cialde di cioccolato nero farcite di una crema dalla ricetta segreta (come del resto quella che si trova all'interno dei «ministeriali», vanto di Scaturchio in piazza San Domenico a Napoli) e ricoperte di scaglie d'oro fino!
Per passare dalle cose terrene a quelle ultraterrene veniamo dunque a Funexpo, non senza far notare come il luogo dell'esposizione sia di accesso quanto mai disagevole e reso ancor più tale da una segnaletica stradale assolutamente insufficiente. Si tratta di una caratteristica francese della quale da anni ci lamentiamo e che trova un serio concorrente in Italia dove pure le segnalazioni non brillano (quando esistono!) per chiarezza. Possibile che i responsabili della viabilità di questi paesi non siano mai stati a fare un giro in Svizzera od in Germania per vedere come si conduce per mano l'automobilista da un punto all'altro senza che nemmeno egli se ne accorga? E non ci si venga a dire che adesso, col navigatore, tutto è risolto: un'ora e mezzo per percorrere una decina di chilometri, tanta è la distanza che separa la fiera dal centro di Lione, muniti di gps!
Ciò premesso dobbiamo riconoscere che l'evento ha riscosso un certo successo (meglio sarebbe dire un successo certo) in termini di affluenza dei visitatori. Essi si sono recati numerosi a Funexpo, contraddicendo così le pessimistiche previsioni della vigilia. È ben vero che la taglia, in termini di espositori, era più o meno quella dell'edizione 2004, tuttavia durante i tre giorni di manifestazione c'è stato un flusso regolare di pubblico compreso, cosa estremamente rara, l'ultimo giorno quando tradizionalmente (con l'eccezione, bisogna sottolinearlo senza venir tacciati di sciovinismo, di Tanexpo) i corridoi rimangono semivuoti e gli espositori iniziano discretamente ad imballare i propri documenti approfittando, quando ne rimangano, delle ultime bottiglie di champagne per brindare con i colleghi degli stand vicini e per darsi appuntamento «à la prochaîne». Piacevole sorpresa, quindi, quella di Lione, soprattutto se confrontata alla triste esperienza di Parigi, nel 2005, quando ci sembrava di aver toccato il fondo in termini di partecipazione (solo il primo giorno si era in effetti visto qualcuno). C'è ancora chi si meraviglia che il numero di visitatori di Tanexpo sia il triplo di quello della capitale francese?
Bisogna tuttavia precisare che la provenienza dei visitatori si è limitata al territorio geografico circostante la regione dove l'esposizione ha avuto luogo. Si vuol dire, in altri termini, che non c'è la connotazione internazionale che caratterizza ormai certe manifestazioni, ma ciò non è necessariamente una considerazione di ordine negativo una volta precisati gli obiettivi di chi organizza. Pensiamo quindi che la FFPF, guidata dai signori Hoffart e Schwartsman, abbia tutte le ragioni di essere perfettamente soddisfatta di come le cose sono andate e che possa tranquillamente guardare al futuro, tanto più che un gruppo importante come Roc'Eclerc (che modestamente annuncia una parte di mercato del 10%, ma che più probabilmente si attesta su qualche punto percentuale in più) è entrato a far parte di questa federazione. Ricordiamo che gli attuali responsabili di Roc'Eclerc non sono altro che Hervé Racine e Philippe Gentil, l'ex Presidente e uno dei top manager di P.F.G., gruppo storicamente leader sul mercato funerario transalpino con uno «share» stimabile tra il 25 ed il 30%. Attualmente Roc'Eclerc, fondata da un membro (quello che è riuscito a rompere il monopolio funerario in Francia) della famosa famiglia Leclerc, sta, sotto l'accorta guida dei nuovi responsabili, ricollocandosi nel panorama francese della professione ed è destinata a futuri e certi successi. Tanto più importante è quindi l'ingresso di tale entità nella FFPF. Nuova linfa e chissà, forse, in un futuro più o meno prossimo un riavvicinamento all'altra federazione nell'interesse di tutti gli operatori del settore.
Per quanto riguarda i prodotti poche le novità viste in giro. Una certa ricerca si è notata per tutto ciò che riguarda la cremazione, pratica in continuo aumento. Urne (bellissime quelle proposte da Palladini di Milano) e loculi, come quelli presentati da Bonna Sabla (leader europeo e presto mondiale del «beton» con parecchie migliaia di dipendenti in tutto il mondo e decine di stabilimenti; li vedremo quasi certamente a Bologna nel 2008) e da Acanterra che tra le altre referenze ha introdotto, è il caso di dirlo, monumenti per "amatori". A proposito di monumenti occorre segnalare lo spettacolare calo dei prezzi dovuto alle importazioni, essenzialmente da Cina ed India, di pezzi già fatti che vengono unicamente montati in loco. Ormai le tariffe proposte variano tra le poche centinaia di euro e i mille, millequattrocento. Un grande monumento in labrador visto nello stand di un'azienda cinese era proposto a 2.000 euro. Monumenti «piccoli» a 150 euro (diconsi centocinquanta), prezzo speciale fiera. Di che dare il mal di capo a molti marmisti giustamente preoccupati per il futuro immediato della propria professione.
Per quanto riguarda i nostri connazionali pochi i visitatori (essenzialmente fabbricanti) mentre, come al solito, i produttori nazionali hanno costituito il grosso degli espositori stranieri. Ricorderemo bronzisti come Bosisio, Lorenzi e Amediamant nonché i fornitori di attrezzature cimiteriali Fassi Gru, Next Hydraulics e Tam, rappresentati dalla francese Miltra; ed ancora l'italogermanica Argenteria Leonessa.
Abbiamo apprezzato lo sforzo della tedesca Binz (Marco Frank, un tedesco amico del nostro paese come vorremmo trovarne tutti i giorni, era assai impegnato) per modificare i gusti, «sobri» per non dire «sparagnini», dei nostri cugini d'oltralpe. Sembra che le cose stiano cambiando. Così come stanno cambiando nel panorama generale funerario francese dove si vanno creando concentrazioni che trattano tutti i prodotti, dai cofani agli equipaggiamenti per le case funerarie. Non è passato inosservato l'«avvicinamento» tra Facultatieve ed un gruppo francese già importante, in passato, su questo mercato, come pure l'ottima operazione realizzata da Bernier-Probis con l'assorbimento delle attività di fabbricazione di materiali e di prodotti per la tanatoprassi di Christian Raffault che, tuttavia, continuerà a trattare direttamente i servizi di conservazione temporanea delle salme nei quali è ormai, dall'alto della sua pluridecennale esperienza e dopo il declino della concorrenza, leader nel paese.
Da ultimo non possiamo trascurare la presenza degli amici di Resonance, la rivista funeraria francese che in breve tempo si è imposta come la più completa e la più seria nel quadro della stampa professionale e che ha ormai una diffusione (gratuita!) di più di diecimila esemplari mensili (alle aziende funerarie, ai produttori, alle amministrazioni locali, non dimentichiamo che in Francia vi sono 26.000 comuni, all'estero). Giusto premio al lavoro di Maud Batut nonché di Steve e Geraldine, prossimamente genitori felici, ai quali vanno in questa fine d'anno i nostri auguri per un 2007 che sarà per loro, a giusto titolo, memorabile.
Per noi il 2006 non è ancora finito. Ci ritroveremo, tra qualche giorno, a Varsavia dove saremo assieme ai nostri colleghi di ritorno da Pechino, teatro, in concomitanza con Lione, di una fiera funeraria. Come dire che Tanexpo prosegue con determinazione sempre crescente nella propria strategia, pagante, di essere presente dappertutto, investendo quello che altri organizzatori preferiscono serbare in tasca loro e nell'interesse di espositori e visitatori che sempre più numerosi accorrono (e accoreranno a Bologna nel 2008) da ogni parte del mondo.
 
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