Rotastyle

A Valencia

Funermostra 2007

La nona edizione dell'esposizione funeraria spagnola (l'unica rimasta a livello internazionale, dopo la scomparsa di quella di Girona; le altre sono di dimensione regionale come quella, recentemente tenutasi, di Orense in Galizia) si è svolta, per la prima volta, in giorni infrasettimanali. La decisione, lungamente ponderata, degli organizzatori (Beatriz Colòm, la Direttrice, e Miguel Escorihuela, il sempre sorridente, gentile e disponibile Presidente di Funermostra) è stata presa dopo i deludenti dati di afflusso del 2005 e grazie a studi mirati che avrebbero permesso di stabilire che i titolari delle imprese preferiscono, a maggio e con la complicità del bel tempo, consacrare i fine settimana alla spiaggia piuttosto che alle esposizioni professionali. All'obiezione che in giorni che non fossero sabato e domenica essi sarebbero stati verosimilmente impegnati con i servizi e quindi nell'impossibilità di recarsi in fiera, ci è stato risposto che se ciò è vero per i dipendenti non lo è altrettanto per i titolari che disporrebbero più agevolmente del proprio tempo. Comunque stiano le cose, è innegabile che c'è stato un certo progresso, seppur limitato, nel numero dei visitatori rispetto all'edizione precedente, soprattutto nel giorno centrale. Anche se riteniamo che la frequentazione sia ancora esigua, tenuto conto dell'importanza della Spagna e, nel caso specifico, del suo settore funerario. Ciò potrebbe essere dovuto, tra le altre cause, ai fenomeni di concentrazione verificatisi negli ultimi anni, con l'affermazione di realtà potentissime quali il gruppo Intur (di cui fanno parte, tra le diverse realtà finanziarie, la Caja Madrid e il gigante assicurativo Mapfre). Esse, soprattutto dopo l'uscita di scena dei gruppi americani, SCI e Stewart in testa, hanno rilevato decine di aziende, le più importanti. Il che dimostra, se ancor ve ne fosse bisogno, che in questo campo vi sono giacimenti di profitto. Altrimenti istituzioni finanziarie di quella portata non si sarebbero interessate a tali attività. Per non parlare, poi, di Funespaña (presente anche in Sud America) o del gruppo Interfuneraria dei fratelli Alvarez di Avila che hanno recentemente aperto a Madrid il sontuoso Tanatorio (così vengono chiamate in Spagna le case funerarie) di San Isidro. Chi ricorda il sonnacchioso paese all'epoca di Franco e nei primi tempi dopo il ritorno alla democrazia fa fatica a riconoscerlo oggi. I cambiamenti più spettacolari si sono prodotti negli ultimi quindici anni come risultato di una strategia estremamente intelligente portata avanti dalle classi dirigenti spagnole approfittando anche dell'ingresso (difficile, per l'ostilità della Francia, ma dal quale il paese ha tratto linfa vitale usando saggiamente i finanziamenti comunitari per modernizzare le proprie infrastrutture) in Europa nel 1986 e del passaggio all'euro nel 1999. Quando le aziende spagnole hanno iniziato, nei primi anni '90, ad uscire dai confini nazionali non potevano, viste le proprie dimensioni e le relative risorse, rivaleggiare in Europa. Si sono quindi orientate verso il Sud America dove, proprio in quel momento, un certo numero di settori estremamente strategici (banche, telecomunicazioni, energia, ...) si aprivano all'economia di mercato. Grazie anche alla lingua comune ed ai legami storici (molto complessi nella misura in cui la "nobleza" dell'ascendenza si mescola al risentimento per la durezza dei "conquistadores") in qualche anno si sono creati tesori di guerra tali da poter essere utilizzati, questa volta sì, in Europa per andare alla conquista di nuovi, importanti mercati. Il tutto grazie al ricambio generazionale di una classe dirigente formata in ottime "business schools", tant'è che tra le prime cinque scuole europee di commercio ve ne sono ben due spagnole e quattro, secondo il Financial Times, nel Top 100 mondiale. Un paese, insomma, di 43,3 milioni d'abitanti con una crescita media del 3,7% annuo tra il 1996 ed il 2006 e con investimenti esteri di 59 miliardi di euro nel 2006 rapportati all'1,87 del 1993! E con un tasso di disoccupazione che in un decennio è precipitato, grazie alla flessibilità dei contratti di lavoro propiziata da tutti i governi di destra e di sinistra, da più del 20% ai livelli minimi in Europa! Solo così si spiega l'esistenza di Telefonica (secondo operatore europeo del settore), del Banco di Santander (prima banca della zona euro) e di Ferrovial (leader mondiale della gestione di aeroporti dopo l'acquisto, lo scorso anno, della britannica BAA). Senza parlare di Iberdrola, Fagor, Zara e degli immobiliaristi Sacyr, Metrovacesa ed Inmobilaria Colonial, ormai in prima fila in tutte le transazioni continentali. Attualmente il grosso mercato estero è, per i nostri cugini, la Gran Bretagna per il semplice fatto che si tratta del paese europeo meno protezionista. È in corso una campagna di espansione verso i paesi dell'Est. Per restare nel nostro settore ricorderemo la presenza, da diversi anni, di Funespaña a Budapest (dove, oltre al famoso cimitero della Fiùmei utca, possiede anche un cimitero privato) ed in Georgia, a Tbilisi.
Il mondo funerario è cambiato altrettanto rapidamente di quello generale. In pochi anni sono sorte dappertutto case funerarie, dalle più lussuose alle più modeste. La cremazione (il primo forno spagnolo è stato aperto nel cimitero della Almudena a Madrid nel 1973 dal Senõr Martinez il cui figlio - l'altro purtroppo ci ha lasciati prematuramente poco tempo fa - dirige l'azienda di famiglia Atroesa) ha raggiunto ormai livelli altissimi (20% su base nazionale con punte del 50% nelle grandi città). I dati forniti da INE (Instituto Nacional de Estadistica) sono eloquenti: un fatturato, nel 2006, di 697 milioni di euro per un totale di 387.355 decessi con una spesa media, quindi, di 2.000 euro per servizio. Occorre rammentare che il mercato è fortemente condizionato dagli istituti assicurativi (Mapfre, Ocaso, Santa Lucia,...). Quasi tutti gli spagnoli sono titolari di una assicurazione funeraria e pagano premi mensili molto bassi ai quali corrispondono, logicamente, prestazioni modeste. Chi vuole di più deve integrare di tasca propria. Ciò spiega, tra l'altro, come gran parte dei cofani prodotti in loco siano degli impellicciati il cui costo è chiaramente molto più contenuto di quelli costruiti in legno massiccio i cui modelli di punta sono, naturalmente, di origine italiana. A Funermostra abbiamo ammirato quelli di Forgione, nello stand della filiale Forgione Iberica, e quelli di Ferrari e di Resmini nell'Isola Italia del Consorzio Tanexport. Nello stesso spazio espositivo erano presenti GFM Imbottiture, Tecnica Press e Zorsol con gli accessori di qualità che da sempre figurano nei rispettivi cataloghi. Non poteva mancare Tanexpo che si avvia rapidamente alla prossima edizione di Bologna, dal 28 al 30 marzo 2008. Numerosi gli amici accorsi sullo stand per avere le ultime notizie e per prenotare gli spazi in vista di quella che sarà l'esposizione "clou" dell'anno a venire.
Tra gli altri italiani notevole la presenza del gruppo Vezzani, che ha messo in particolare rilievo i prodotti di Ceabis España del Grupo Cesmar in uno stand di 500 metri quadri (che quasi, da solo, è responsabile dell'aumento della superficie espositiva della fiera) e con una varietà di prodotti atta a soddisfare le più diverse esigenze. Si assiste ad un consolidamento delle aziende ad ampia offerta. Tra queste la filiale spagnola della olandese Facultatieve Technologies, Ramon Chao, impresa quasi centenaria, nonché la già citata Forgione Iberica alla quale tra l'altro si appoggia, per le operazioni spagnole, la Gem di Udine, leader della cremazione in Italia dopo i numerosi cantieri realizzati negli ultimi tempi. Ed ancora tra gli italiani occorre menzionare Olivetti che da anni conduce una politica regolare e costante di penetrazione dei mercati esteri. Da segnalare infine, tra i produttori locali, la presenza dei principali costruttori di cofani e quella di alcuni carrozzieri le cui realizzazioni cominciano a presentare un certo interesse. Molto frequentati l'ampio stand di Biointegral e quello di Mub dove, durante tutto il periodo dell'esposizione, il Presidente José Huertes, assecondato dal Direttore Commerciale Juan Luis Cembrano, ha accolto gli ospiti gratificandoli di eccellenti specialità alimentari.
Non potremmo chiudere il nostro resoconto senza menzionare il quartiere fieristico di Valencia. Si tratta, probabilmente, del più attivo del Paese. Esso viene continuamente ingrandito e rinnovato nelle sue strutture. Gli spazi sono ampi e ariosi, tant'è che qualche buontempone passando accanto all'Isola Italia ha trovato che si trattava di un "breathing booth", in altri termini, per chi non conoscesse le sottigliezze della lingua di Shakespeare, di "uno stand che respirava". Simile all'immagine di una città battuta dal sole e dal vento in questo splendido inizio di maggio. Quello che ci vuole per garantire il successo della Coppa America di vela, evento che, come spesso accade in Spagna (Mondiali di calcio, Giochi del Mediterraneo a Siviglia, Olimpiadi di Barcellona, Madrid capitale della cultura, ...), costituisce il fattore scatenante, il pretesto, l'occasione per dare nuovo slancio alle città ed al paese. In tempi brevissimi (esattamente il contrario di quello che succede da noi: basti pensare all'AVE, il treno a grande velocità che esiste da anni sulla tratta Madrid-Siviglia e che, dopo l'apertura della sezione Madrid-Tarragona, annuncia per quest'anno la messa in cantiere dell'80% della Madrid-Valencia. In Italia, a che punto siamo?) armate agguerrite ed efficaci di amministratori pubblici, progettisti e maestranze riescono a cambiare il volto dei siti salvaguardandone, pur non rifuggendo da architetture ardite, lo spirito per il benessere fisico e spirituale di coloro che vi abitano e l'ammirazione di chi vi arriva per diporto o per necessità professionale. A conferma di ciò, proprio durante il nostro soggiorno nella capitale levantina è stato annunciato da Bernie Ecclestone che Valencia avrà il suo Gran Premio di F1 su un tracciato urbano nella zona del porto, quello stesso porto che è stato completamente rifatto per accogliere il quartier generale della America's Cup e dove si ritrova nottetempo, in locali trendy nuovi di zecca, tutta la gioventù, di età e di spirito, della città per commentare, tra un flirt ed una birra, le imprese degli eroi del giorno. Ed è così che quella che era, vent'anni addietro, poco più di una media città immersa tra gli aranceti e che si risvegliava soltanto in marzo per la festa de "las Fallas" si è trasformata in centro industriale, di turismo e di cultura tra i maggiori del Paese. La popolazione sfiora ormai il milione di abitanti, superandolo largamente quando si considerino i dintorni. Valencia è la capitale funeraria spagnola, visto che in questa zona si trovano i maggiori fabbricanti di cofani, di autoveicoli e di accessori della penisola. Dei quattro fornitori di "sundries" (materiali vari) menzionati in precedenza, ben tre, tra i quali i due italiani, fanno base nella regione valenciana.
Una bella realtà, insomma, nella quale abbiamo ritrovato con immutato piacere vecchie conoscenze e abbiamo stretto nuovi rapporti. A tutte queste persone ribadiamo che li aspettiamo e che saremo felici di accoglierli all'ombra delle due torri per Tanexpo 2008.
 
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