a Valencia
Se c'è un Paese in Europa dove in pochi anni, diciamo qualche decennio, la trasformazione è stata rapidissima, questo è la Spagna. La ricordiamo ai tempi del franchismo come un paese sonnacchioso, triste e tutto sommato abbastanza povero. E volendo trovare una città che rappresenti al meglio questa rapidissima mutazione dobbiamo, a giusto titolo, guardare verso Valencia. Essa simbolizza, in qualche maniera, il cambiamento che nel breve lasso di una generazione ha profondamente modificato il panorama politico, economico, sociale e paesaggistico rilanciando i nostri tanto simili cugini dell'altra sponda del Mediterraneo.
Valencia cresce continuamente. Nuovi quartieri sorgono un po' dappertutto, non privi di una originalità architettonica in cui sono agevolmente identificabili le tracce di un passato arabo che ancor oggi permangono anche nella toponomastica. Del resto il recinto feriale si situa presso un rione il cui nome, Benimamet, ne qualifica molto chiaramente l'origine. Tutto il centro città è stato ampiamente rinnovato ed arricchito di opere architettoniche d'avanguardia. I vecchi palazzi sono stati restaurati ritrovando lo splendore e l'eleganza di un tempo. Tra di essi la Stazione Nord con le sue ceramiche, esempio preclaro di uno stile liberty che esprime la gioia di vivere e la rottura con un passato troppo accademico e convenzionale. Attualmente tutto il quartiere del porto è in piena ristrutturazione preparandosi ad accogliere l'America Cup che è stata aggiudicata proprio alla città levantina (la regione in cui si trova è il Levante spagnolo). Uno dei segreti della rinascita della Spagna è stato proprio quello di farsi attribuire l'organizzazione di grossi avvenimenti che permettono di rilanciare le attività edilizie, la realizzazione di infrastrutture e l'afflusso turistico creando così, laddove le cose siano ben organizzate, ricchezza per tutti. Ne sappiamo qualcosa noi in Italia dove i giochi olimpici di Roma 1960 hanno largamente contribuito a lanciare e consolidare quel fenomeno socio-economico, il boom degli anni '60, di cui ancor oggi si parla e che tanto ha cambiato la vita degli italiani. All'epoca il nostro Paese poteva vantare la rete autostradale più avanzata d'Europa e ciò proprio grazie alla realizzazione dell'autostrada del Sole. Peccato che da allora, è passato quasi mezzo secolo, poco sia cambiato e che il viaggio da Bologna a Firenze, tanto per fare un esempio, sia diventato un vero e proprio incubo.
Ritornando alla Spagna si pensi ai Giochi Olimpici di Barcellona ed all'Expo di Siviglia, tutte opportunità ben colte e trasformatesi in momenti determinanti per lo sviluppo di città, regioni e del Paese "in toto". Con l'aumentare della attività economiche anche i poli fieristici si sono imposti come necessità primaria per creare luoghi di confronto e di scambio dove convergono periodicamente le forze produttive di un paese per fare il punto sulle acquisizioni più recenti e dove, naturalmente, si creano le premesse, tra i vari partner, per operazioni ed affari di reciproco interesse. La Fiera di Valencia è certamente un esempio di funzionalità ed organizzazione. In ambienti totalmente rinnovati (e vi assicuriamo che quelli degli anni precedenti erano lungi dall'essere vetusti) essa ha accolto FUNERMOSTRA 2005, l'unico appuntamento (dopo il decesso per morte naturale della fiera funeraria di Girona, il che dimostra ancora una volta quanto sciocca ed inutile sia la pretesa di voler organizzare, in paesi delle nostre dimensioni, più fiere dello stesso settore) che riunisce gli operatori del mondo funerario.
L'evento è stato perfettamente organizzato sotto l'esperta guida della responsabile Beatriz Colòm. Purtroppo, non dispiaccia all'amica Beatriz, abbiamo l'impressione (che le statistiche dovrebbero prossimamente confermarci) che tanto gli espositori quanto i visitatori siano stati in calo rispetto alla precedente edizione. Ci sono, è chiaro, segni evidenti di stanchezza che si osservano un po' dappertutto (Lione, Düsseldorf, …) e che dovrebbero far riflettere gli organizzatori, soprattutto quando essi siano organismi rappresentativi professionali (che avrebbero tutte altre gatte da pelare), sulla necessità di snellire il calendario e razionalizzarlo in modo da avere veramente un grande evento "internazionale" all'anno. Si tratta in fondo di uscire da un certo provincialismo e di avere una visione "europea" in termini di dimensione. È ben vero che il nostro settore presenta realtà normative e di costume estremamente diverse da un paese all'altro quando non addirittura all'interno di uno stesso paese. Per soddisfare certe esigenze loco-regionali esistono le piccole fiere locali, ma ci sembra sempre più percepibile l'esigenza di un grande avvenimento, a livello continentale, all'anno, se non addirittura a cadenza biennale. TANEXPO, con il suo crescente successo, sembra avere ampiamente i numeri per proporsi come leader europeo del settore.
In questo contesto tanto più buffe e miserabili paiono certe dicerie artatamente diffuse da chi si trova inoperoso non avendo di meglio da fare e voluttuosamente recepite e propagate da personaggi che difficilmente riescono a mandar giù il rospo di una "grandeur" ormai perduta, sia per il loro paese che per la loro manifestazione. Le bugie hanno le gambe corte come quelle dei bambini (o di coloro che soffrono di infantilismo anche in età adulta) che le raccontano. Sappiano tutti questi squallidi figuri che TANEXPO "chiude", è vero, ma non le porte, come costoro nel loro paranoico delirio sostengono, quanto le iscrizioni per Modena 2006. Infatti gli spazi residui sono ormai limitatissimi ed è prevedibile che a fine luglio TANEXPO appenda il cartello "sold out", " tutto esaurito". È il giusto premio ad una professionalità affermatasi nel corso degli anni e che vede questa manifestazione assumere il ruolo incontestabile di maggior evento funerario d'Europa. Aggiungeremo che TANEXPO 2008 (sì duemilaotto) è già in cantiere e che grosse novità sono annunciate. Coloro quindi che avessero l'intenzione di esporre all'edizione dell'anno prossimo facciano presto per non correre il rischio di venire a Modena solo da visitatori.
Ritornando a FUNERMOSTRA 2005, che ospitava una buona settantina di stand, poche le novità in giro. Algordanza ha presentato i suoi diamanti ottenuti dal trattamento ad alta pressione e temperatura delle ceneri dei defunti. Molti (cinque) i fabbricanti di forni crematori. Assenti i costruttori americani che devono essersi resi conto che in Europa non ci sarà mercato per il loro prodotto in un prossimo futuro in cui norme estremamente restrittive per quanto riguarda i filtri per la protezione dell'ambiente dovrebbero (ed in molti luoghi sono già) essere poste in essere. Purtroppo i nostri amici americani fanno spesso l'errore di credere che tutto il mondo sia come loro. Se negli Stati Uniti che, Bush imperante, non hanno sottoscritto il protocollo di Kioto per la protezione dell'ambiente il loro prodotto può andare, così non è nel nostro continente dove, grazie a Dio, siamo ancora capaci di avere le nostre regolamentazioni senza farcele imporre da nessuno per potente che esso sia. Parlando di forni viene da pensare alle urne. Anche in questo caso poche novità. Notata la presenza di un'artista che presentava creazioni in metallo di un certo interesse. Peccato che dallo stand si levassero volute di fumo dall'odore assai pronunciato ed inconfondibile. Qualche bella urna di alabastro in uno stand prossimo a quello, frequentatissimo, di TANEXPO, dove i ciondoli a forma di bara sono andati, come al solito, a ruba.
La parte del leone l' hanno fatta i costruttori di cofani. I grossi produttori locali, che non menzioneremo anche perché non evocherebbero granché al nostro lettore, presentavano il loro prodotto abituale per forma e per struttura (essenzialmente impellicciato). Molto più importante, dal punto di vista qualitativo, la partecipazione di FORGIONE con la sua struttura commerciale iberica e con la presenza, come al solito compatta, di tutta la simpatica ed ospitale famiglia, che ci ha fortemente aiutato a sopravvivere fornendoci (soprattutto la Signora Forgione che regnava sul dipartimento alimentare) formaggio parmigiano e salumi caserecci di Basilicata e Calabria assieme ai beveraggi appropriati. Ci rallegra il successo di questa azienda che vede premiati i suoi costanti sforzi di promozione all'estero ed in particolare sui mercati ispanici.
Il miglior caffè si poteva trovare invece dal Cavalier Olivetti che, accompagnato dalla dinamica moglie, si rallegrava per gli ottimi risultati della fiera di Düsseldorf ed era egualmente soddisfatto per come la cose stavano andando in Spagna. Ci ha colpito e rattristato l'assenza dell'amico Fantuzzi, trattenuto a casa da problemi di salute ed al quale auguriamo con fraterna sincerità di ristabilirsi prontissimamente. Per finire con le aziende italiane direttamente presenti, non dimentichiamo la DKS che, se si eccettua un produttore spagnolo, era la sola a proporre fotoceramiche.
Tra i visitatori, ma anche questo sta diventando un luogo comune, la percentuale massima era costituita da italiani. Tra di essi Gianvittorio Stella della PILATO ed assieme a lui il simpatico ed italofono Marco Frank del colosso tedesco BINZ, molto interessati entrambi a meglio percepire il mercato locale del veicolo funerario. Tre fabbricanti locali erano presenti, tra i quali il leader del mercato BERGADANA. Per finire segnaleremo la presenza dei grossi distributori di "sundries" (prodotti vari) per gli operatori funerari, e cioè Ramon Chao, La Esfinge ed Hygeco.
Partiamo da Valencia con una certa tristezza non solo per il sole dardeggiante e per gli accoglienti locali del porto e del centro città che ci lasciamo dietro le spalle, ma soprattutto perché, lo ripetiamo, l'avvenimento, pur atteso, ci è francamente sembrato inferiore a quello che ci saremmo aspettati.