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Necroexpo in Polonia e Temexpo in Ungheria

ALLE FIERE DELL'EST…

La fine della campagna fieristica primaverile (in attesa di quella autunnale che vedrà TANEXPO presente a Chicago, Mosca, San Paolo del Brasile, Parigi e Ried in Austria) si sviluppa sotto il segno dell'Europa centrale ed in particolare di Polonia e Ungheria.

 

Dall'11 al 13 giugno si è svolta a Kielce, importante centro fieristico polacco non distante dalla sontuosa Cracovia, NECROEXPO. Kielce è una tranquilla cittadina famosa per i balconi in ferro battuto che ornano le sue case. Centro universitario di sicuro rilievo, soffre tuttavia di un certo anonimato, oscurata com'è da Cracovia ed anche dalla capitale Varsavia distante soltanto un paio di centinaia di chilometri. È stata la prima edizione di NECROEXPO in questa città. In precedenza essa si teneva a Wroclaw, ma l'ente fieristico di questa località l'ha cancellata dal suo programma. Un'altra manifestazione dello stesso settore si è tenuta lo scorso autunno a Varsavia e non è escluso che si ripeta nel 2006 sempre nella capitale. Merita segnalare come anche nei paesi recentemente affacciatisi al nostro settore le cattive abitudini si instaurino rapidamente. Ha veramente senso organizzare due fiere nello stesso Paese con il risultato scontato che una prende il sopravvento sull'altra confinandola così al ruolo di figurante? È quanto accade, tanto per non allontanarsi troppo, anche da noi in Italia, dove pure il primato di TANEXPO è incontestabile e incontestato. Che poi vi sia chi sostiene il contrario, anche in documenti scritti, non meraviglia. Al massimo fa sorridere di tenerezza, come i bambini che vivono i loro sogni quali realtà. Basti pensare che probabilmente si tratta degli stessi poco affidabili soggetti che, non si sa perché (forse per invidia o frustrazione), si sono adoperati in un recentissimo passato a far circolare in paesi vicini al nostro voci che davano TANEXPO per finita, ed assieme ad essa la Società Organizzatrice che sarebbe stata, udite udite, sull'orlo della chiusura. Nino Leanza, che abbiamo interpellato riferendogli le informazioni, si è sbellicato dalle risa ed ha aggiunto che per avere situazioni di crisi come quella che gli veniva attribuita avrebbe firmato ad occhi chiusi per i prossimi dieci anni! Inutile quindi continuare su un argomento tanto cretino. Meglio segnalare agli aspiranti espositori di TANEXPO 2006 di affrettarsi perché gli spazi rimasti sono ormai ridottissimi, seppur ve ne saranno ancora di disponibili al momento in cui questo numero di Oltre Magazine giungerà nelle mani degli interessati.

Per ritornare, dopo questa digressione, alla Polonia, possiamo dire che il livello della produzione locale, che segue inevitabilmente il livello della qualità generale dei servizi funebri, è in costante progresso. Chi ha vissuto, ed è il nostro caso, il mondo funerario polacco del dopo comunismo e la prima fiera specializzata a Wroclaw verso la metà degli anni novanta, sa di che cosa parla. All'epoca si vedevano in giro prodotti di pessima qualità e di nessun contenuto estetico. Oggi, nel breve spazio di un decennio, le cose sono totalmente cambiate. Vuoi per lo stimolo costituito dai produttori "occidentali", vuoi per il costante miglioramento del tenore di vita, il livello qualitativo medio si è considerevolmente accresciuto e continuerà a farlo nel corso dei prossimi anni. Tant' è che, per fare un esempio, vi sono produttori locali di cofani che pur non potendo competere con quelli italiani ai livelli di eccellenza sono tuttavia capaci di presentare prodotti estremamente corretti ed adattati al mercato interno. Non è escluso che, l'appetito vien mangiando, essi tentino, magari anche in tempi brevi, di attaccare i mercati di esportazione approfittando, in questo caso, anche del costo ancor ridotto della mano d'opera polacca. Sarebbe tuttavia bene che queste aziende accettassero di competere alla pari con i loro concorrenti. Per essere chiari, ogni manovra di protezione con mezzi autoritari, e degni del peggior stalinismo, del mercato interno dovrebbe essere proscritta. Si tratta, in fondo, di accettare le nuove regole del mondo del libero commercio lasciando da parte, una volta per tutte, le piccole meschinerie che non solo illuminano di luce sinistra coloro che le compiono, ma compromettono l'immagine globale di un comparto dove molti, probabilmente la maggioranza, sono coloro che agiscono in maniera commercialmente corretta. Queste considerazioni ci vengono spontanee alla luce di quanto accaduto ad un produttore italiano che si è trovato di fronte a questo ordine di problemi.

 

Per quanto riguarda la fiera bisogna innanzitutto lodare la perfetta organizzazione dell'evento e la qualità di padiglioni e stand. Aggiungeremo, per dovere di cronaca e anche se l'argomento può sembrare prosaico, che nella nostra ormai lunga esperienza di fiere ed esposizioni mai avevamo trovato dei servizi igienici di tanta magnificenza. Amplissimi, con decine di lavabi continuamente puliti da un personale onnipresente e decorazioni floreali personalizzate per ogni singola postazione. Veramente qualcosa di mai visto prima. Parlando dei prodotti, e dopo aver ribadito l'aumento generale della qualità, dobbiamo segnalare ancora una volta (ma sta diventando un luogo comune) l'importante presenza delle aziende italiane, leader come sempre nell'approccio ai mercati esteri. Dai costruttori di cofani a quelli di veicoli, dai bronzisti agli accessoristi, molti, direttamente o tramite distributori locali, erano presenti. Lo stesso dicasi dei visitatori esteri, la maggioranza dei quali proveniva dalla penisola. Bisogna pensare che Marco Polo o Cristoforo Colombo hanno lasciato tracce indelebili nel patrimonio genetico dei connazionali posteri! Interessante osservare una certa ricercatezza dell'abbigliamento per il personale da cerimonia nonché la presenza, interessante e stimolante, di cofani (in questo caso cilindrici) che peraltro non sarebbero ammessi in Italia non essendo conformi (materiale ed altre caratteristiche tecniche) alle disposizioni in vigore nel nostro Paese. Totalmente da lodare la disponibilità degli organizzatori e la qualità del banchetto offerto a decine di persone dove venivano proposte tutte le specialità polacche (tra le quali spicca il favoloso "bigos", crauti acidi al pomodoro con carne di maiale e salsiccia affumicata stufati per ore ed ore, in certi casi anche giorni) da annaffiare, abbondantemente, con l'eccellente vodka locale.

Lasciata Kielce ci siamo avviati verso Nyiregyhaza, in Ungheria orientale, a pochi chilometri dal confine con l'Ucraina. Visto che qualche giorno soltanto separava le due manifestazioni avevamo deciso di attraversare quella parte di Ucraina, la Galizia, che tanti ricordi evoca negli abitanti delle terre orientali d'Italia, quelle che per secoli avevano fatto parte dell'Impero austro-ungarico. Infatti è proprio lì, ed in particolare nella bellissima (anche se mezza distrutta da quarant' anni di totalitarismo bolscevico) Lviv (Lvov per i russi, Lemberg per i tedeschi, Leopoli per gli italiani), famosa anche per la venustà delle sue fanciulle, che venivano spediti a fare il servizio militare tutti i sudditi italiani dell'Impero. Il tutto secondo la stessa logica che per anni ha presieduto all'invio al sud dei militari italiani del nord e viceversa. Non c'era, nelle famiglie triestine od istriane di qualche anno fa, chi non avesse un parente che non avesse passato una parte del suo servizio in quella regione allora lontanissima. Tutti però rimpiangevano, oltre agli anni della giovinezza belli anche quando le condizioni sono disagiate, la città bella, ricca e soprattutto, come si sottolineava poc'anzi, popolata, anzi invasa, da una popolazione del gentil sesso di rara avvenenza e, aggiungeremo, di disponibile apertura ai contatti con lo straniero. Il che non doveva essere mal visto dai marmittoni dell'epoca. La deformazione professionale ci ha distratti dal nostro "amarcord" per procura spingendoci, ancora una volta ad interessarci al mondo dei trapassati. Abbiamo così visitato alcuni cimiteri incontrati lungo il percorso. Belli nella loro semplicità. La povertà generalizzata, retaggio dell'utopia bolscevica, non permette le decorazioni fastose. Tuttavia si vede la cura e l'affetto che le gente porta ai cari defunti. Fiori freschi, giardinetti puliti ed ordinati scranni presso quasi ogni sepoltura per raccogliersi in meditazione o preghiera accanto ai resti della(e) persona(e) amata(e). Un grande senso di pace e di serenità in un ambiente bucolico spesso dominato dagli imponenti cipolloni delle chiese vicine (ortodosse od uniati, cattoliche di rito orientale). Tale convivialità tra defunti e viventi viene ancor più esaltata dalla dolce onnipresenza di bambini che, spesso in drappello, girano per le strade giocando tra di loro, divertendosi da matti ed esplodendo spesso in cristalline risate, con i poveri giocattoli ottenuti da qualche ramo d'albero o qualche scatola di conserva eppure felici nella loro manifesta indigenza. Tutti belli e sorridenti, come le loro madri, con delle testoline tonde e bionde come deve essere stata quella di Schevchenko, il Magnifico, alla loro età. Un mondo puro ed innocente, insomma, che ci riportava indietro di cinquant' anni con le strade percorse da poche vetture costrette a fare uno slalom tra polli ambulanti e qualche mucca oziosa e con lo stelo della margherita in bocca ai lati della strada. Nei campi decine di contadini piegati in due a tagliare le erbe o ad erigere covoni di paglia di quelli che si vedevano da noi in altri tempi e che si formavano a forma di semiuovo attorno ad un palo di sostegno la cui estremità superiore spuntava all'apice. Roba da iconografia deamicisiana insomma, ma con un sapore di genuinità e di semplicità ormai perduti per sempre dalle nostre parti dove i bambini spesso sono ridotti a tristi miniature degli adulti e la cui ambizione massima è quella di avere prima possibile il proprio cellulare!

 

L'Ungheria ci ha accolti con un sole estivo. La città di Nyiregyhaza, già sede storica di un importante mercato di bestiame e nodo ferroviario di una certa importanza, non offre granché al viaggiatore. Per modo che la decisione che prendemmo fu quella di stabilirci nella bella Tokaj, capitale del vino dello stesso nome (ed unico ormai a potersi fregiare di tale denominazione), adagiata ai piedi delle sue colline esposte a sud sul bordo del fiume sacro dei magiari: il Tibisco (Tisza in lingua ungherese). Da lì ogni giorno ci recavamo dopo una passeggiata propedeutica di una ventina di chilometri al palazzo dello sport di Nyregyhaza dove TEMEXPO festeggiava la sua seconda edizione dopo quella tenutasi nella palestra di una scuola di Kekcsemet (capitale del beveraggio nazionale, il "barck palinka", distillato di albicocche) qualche anno addietro. Anche in questo caso, come già in Polonia, organizzazione eccellente e locali ed attrezzature adeguate e del tutto comparabili a quelle che abbiamo l'abitudine di trovare dalle nostre parti. Buona partecipazione italiana con la presenza in forze del GRUPPO URCIUOLI, da lunghi anni storicamente presente ed attivo in questa zona geografica sia con i cofani che con gli autoveicoli. Presente, come al solito, PILATO con le sue vetture, mentre tra i produttori di cofani si notavano, presso i rispettivi distributori, pezzi di FERRARI, LORANDI e LA VENETA. Da segnalare una buona presenza di fabbricanti di cofani serbi. In realtà si tratta di aziende situate in Vojvodina, regione della Serbia-Montenegro (che continua a portare il nome di Yugoslavia) dove è fortissima la presenza di una minoranza ungherese tanto che il bilinguismo è ufficiale. Forte presenza, egualmente, di fabbricanti di urne (tra i quali il tedesco PLUDRA capeggiato dall'omonimo titolare) stante la alta percentuale di cremazioni esistente nel Paese. Molto apprezzate le conferenze del famoso tanatoprattore francese Jean Monceau, già molto noto anche in Italia per la sua attiva partecipazione, come insegnante, ai corsi organizzati dall'Istituto Lombardo di Tanatoprassi. Meno simpatico, anche se segno indubitabile di successo, il riscontro fatto da una grossa azienda italiana produttrice di imbottiture di copie quasi conformi di alcuni dei suoi modelli proposte ad un prezzo superiore (?!?!) a quello degli originali. Vacci a capire qualcosa! Ospitalità ungherese all'altezza della sua fama. In questo caso la vodka era rimpiazzata dal "barack palinka" assieme ai vari e pregiati vini locali tanto rossi che bianchi. Quello che ci vuole per calmare gli ardori suscitati dall'abbondanza di paprika (nella sua varietà piccante) presente in varie pietanze e salumi.

 
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